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    Categoria: politica

Il consiglio comunale per l’inchiesta sui terreni Cmc sarà a porte chiuse?

Il regolamento prevede seduta segreta per tutelare la privacy
dei dirigenti indagati. Dall’opposizione pronti alla battaglia

Si profila l’ipotesi di una seduta a porte chiuse per la riunione straordinaria del consiglio comunale di Ravenna in programma per oggi 2 settembre dove si discuterà dell’inchiesta che vede indagate undici persone tra cui due dirigenti del Comune ancora in carica per fatti avvenuti fra il 2010 e il 2012 quando fu approvata dalla pubblica amministrazione la variazione d’uso di alcuni terreni della Cmc a Porto Fuori portando un vantaggio patrimoniale alla cooperativa come conseguenza di presunti favoritismi.

L’ipotesi di una seduta secretata sta circolando in queste ore tra i corridoi di Palazzo Merlato in vista della riunione dei capigruppo in programma nel primo pomeriggio. È stato il segretario generale a sollevare il tema che, va ricordato, è previsto dai regolamenti in quanto all’ordine del giorno sarà in discussione la posizione di due persone direttamente interessate dall’inchiesta: per tutela della privacy il consiglio comunale potrebbe chiudere le porte e sospendere la diretta streaming abitualmente presente.

A rendere pubblica la situazione sono stati due capigruppo di opposizione, Alberto Ancarani (Forza Italia) e Pietro Vandini (M5s), dai loro rispettivi profili Facebook. Il forzista promette battaglia per opporsi all’ipotesi di seduta segreta e sulla stessa linea potrebbero assestarsi anche le altre forze di opposizione. Va ricordato che il consiglio odierno, in anticipo rispetto al rientro dopo la pausa estiva previsto per il 17 settembre, è stato convocato proprio per la richiesta di tutte le forze di opposizione. Che hanno firmato un ordine del giorno in cui si chiede di costituire il consiglio comunale come parte civile nell’eventuale processo e il trasferimento dei dirigenti indagati.

L’inchiesta è arrivata a un primo punto fermo con la notifica dell’avviso di fine indagini recapitato a sei funzionari pubblici (vedi articoli correlati) che solitamente prelude la richiesta di rinvio a giudizio. Per queste persone la procura ipotizza i reati di abuso d’ufficio in concorso di causa, omissione di atti d’ufficio, induzione in errore a causa di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. La loro condotta avrebbe indotto in errore il consiglio comunale e la giunta provinciale.