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    Categoria: politica

Favorisce i vecchi e i ricchi Ecco quant’è di sinistra Renzi

Ha annunciato che abolirà le tasse sulla casa. Ma si tratta di un trasferimento di risorse…

Sì sì. Tutti parlano della notizia del giorno. Cioè l’eterno dibattito sul famoso articolo 2 delle riforma del Senato. Il Primo Ministro Matteo Renzi è stato esplicito: correzioni e modifiche si possono fare ma l’articolo 2, quello che esclude l’elezione diretta dei nuovi senatori, non si tocca. Si rivolge soprattutto alla minoranza Pd di Speranza e Bersani, cioè quelli che adesso gridano allo scandalo e sostengono che il Senato non eleggibile è una minaccia alla democrazia. Peccato che i minoranti del Pd quella riforma alla Camera l’hanno votata proprio così com’è, con il senato ineleggibile. Bah, miracoli della coerenza politica.

In realtà, della riforma del Senato non importa un fico a nessuno, tra gli elettori. Ai quali invece interessa molto l’altra proposta mirabolante del TurboPremier Renzi che in pompa magna a “Porta a Porta“ (e dove sennò?) ha annunciato che toglierà l’Imu e la Tasi sulla prima casa. Tutti contenti, che l’elettore è contento se gli togli le tasse.
Peccato che, come ha fatto notare il bravo Federico Fubini sul “Corriere della Sera“, non proprio tutti dovrebbero gioire. Basta guardare i numeri. Ogni volta che un governo cancella una tassa, c’è chi ci perde e chi ci guadagna. C’è chi beneficia dell’abolizione, perché il prelievo pesava molto su di lei o lui, e chi meno. E c’è chi ci perde, se prima non era soggetto a quel prelievo ma ora viene chiamato (indirettamente) a compensare con la fiscalità generale la quota di spesa pubblica che quella tassa defunta copriva.

Matteo nostro ha spiegato che l’addio alla «tassa annuale sui servizi indivisibili» sulle prime case e all’«imposta municipale unica» sulle residenze principali «di pregio» riguarda tutti o quasi: l’81% degli italiani. Secondo l’Istat nel 2013 viveva nella casa di proprietà 72,1% delle famiglie. Quindi il restante 27,8% delle famiglie, poco meno di un terzo dei cittadini italiani, resterà fuori dall’operazione Tasi e Imu, perché non le pagava, però dovrà coprire con le proprie tasse 3,5 miliardi di «compensazioni» spedite dal governo ai Comuni rimasti senza il loro gettito dagli immobili.

Chi ci guadagna? L’Istat dice che il 76% delle famiglie con capofamiglia dai 55 anni in su vive in casa di proprietà, dunque ci guadagna, mentre solo il 24% dei più anziani resta fuori. La situazione invece è rovesciata nelle famiglie con capofamiglia fino ai 34 anni di età: nei giovani solo il 44,7% vive in case “sue” e paga Tasi o Imu, tutti gli altri invece no e dovranno compensare con le loro tasse l’ammanco dei comuni. «Uno squilibrio simile si replica se si guarda ai livelli di istruzione o allo status professionale. Paga Imu o Tasi il 76,6% dei capifamiglia laureati, ma solo il 58,5% dei diplomati delle scuole medie. Versa la tassa sugli immobili l’85,3% dei dirigenti, ma solo il 47,5% degli operai. Più in generale, sono proprietari della casa in cui vivono e dunque ci guadagneranno ben nove italiani su dieci nel club composto dal 20% della popolazione che guadagna di più. Se si guarda invece al 20% della popolazione che guadagna meno, fra loro solo il 34% vive in casa di proprietà ed è candidato allo sgravio; gli altri due terzi fra i meno abbienti sono solo candidati a pagare per quello sgravio con il loro contributo alla fiscalità generale.

Nei termini più crudi l’abolizione di Tasi e Imu è dunque un trasferimento di risorse dai ricchi ai poveri, dai giovani agli anziani, dai meno istruiti ai più istruiti, e dagli immigrati agli italiani». Bravo Renzi, una bella riforma di sinistra.