Il capogruppo uscente Vandini: «Se fosse ammessa dallo staff una
lista diversa dalla nostra sarebbe ingiusto, noi siamo stati trasparenti»
Santarella era tra i pochi che avevano preso parte al processo per la scelta del candidato sindaco ma che ha all’ultimo deciso di non candidarsi e non ha partecipato al voto finale, lasciando quindi immaginare profonde divisioni con il gruppo di cui fanno parte Guerra, Vandini, Gatti (il terzo consigliere comunale) ma anche gli altri candidati usciti sconfitti dalla consultazione come Fabrizio Martelli e Fausto Geminiani.
La questione che viene contestata a Guerra è un presunto conflitto di interessi in quanto erede di alcune quote della clinica privata San Francesco che era di proprietà del padre Sergio, da poco scomparso, e dove Michela, che è avvocato 43enne, ha lavorato a lungo prima di dimettersi. In ossequio ai dettami grillini, infatti, una volta eletta Guerra si è dimessa da ogni incarico in clinica e dall’associazione delle cliniche private di cui faceva parte. Ma a qualcuno questo sembra non bastare. Qualcuno che appunto non esce però ancora allo scoperto nel dibattito pubblico e che potrebbe avere quindi il principale scopo di screditare Michela Guerra per poter proporsi come alternativa grillina locale più credibile.
La palla è in mano allo staff milanese che però al momento tace.
Vandini non usa mezzi termini dicendo che sarebbe «grave e ingiusto» se entrambe le liste fossero ammesse a una votazione on-line tra gli iscritti del comune di Ravenna al meet-up di Grillo perché le due liste non sarebbero nate in condizioni analoghe. «La nostra è frutto di un percorso aperto, trasparente, la carica è stata contendibile da chiunque avesse i requisiti. L’altra lista è nata all’oscuro di tutti per iniziativa di persone che in questi mesi avrebbero potuto tranquillamente candidarsi e tentare di far prevalere la loro proposta, come accade in democrazia».
Certo, i termini della questione cambierebbero se Michela Guerra davvero fosse considerata in conflitto di interessi, nonostante tutto.
Resta vero che tutto questo non sta certamente giovando al Movimento 5 Stelle e sta provocando rotture probabilmente non sanabili e che se Michela Guerra non dovesse alla fine essere la candidata, per una ragione o per l’altra, sarebbe difficile capirne le ragioni.