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    Categoria: politica

Accuse incrociate e anche i carabinieri all’infuocata assemblea dei 5 Stelle

Faccia a faccia tra le due liste del Movimento. Con Santarella anche
le attiviste Pasi e Babini. «Noi escluse, ma non volevamo fare caos»

Il primo, e probabilmente unico, faccia a faccia pubblico tra le due liste rivali del Movimento 5 Stelle di Ravenna è andato in scena lunedì sera alla sala Buzzi di via Berlinguer tra accuse reciproche, tifo da stadio, risate di scherno e anche qualche momento di sincera commozione. Non il massimo per un movimento che aspira tuttora a sfidare al ballottaggio il Pd alle prossime elezioni amministrative ma che non è riuscito in tanti mesi a fare chiarezza in primo luogo al suo interno, evidenziando in particolare una netta spaccatura tra grillini, per così dire, moderati e con ambizioni di governo e quelli invece più legati all’attivismo e in qualche modo a posizioni più estremiste.

L’assemblea convocata alla sala Buzzi non è partita sotto i migliori auspici, con l’arrivo addirittura dei carabinieri ancor prima che iniziasse il dibattito. I cosiddetti dissidenti hanno infatti chiamato le forze dell’ordine perché obbligati a registrarsi per entrare nella sala, riuscendo così a entrare senza dover firmare. Grande protagonista della serata è stata Francesca Santarella, consigliera comunale del Movimento 5 Stelle che nei giorni scorsi ha annunciato di aver presentato allo staff centrale del Movimento una seconda lista, alternativa a quella che vede Michela Guerra candidata sindaco, sostenuta quella invece dal capogruppo in consiglio comunale Pietro Vandini e votata dagli iscritti al meetup ravennate.

Santarella è finita al centro di una vera e propria graticola – per utilizzare un termine grillino – nel corso della quale non ha potuto fare altro che ammettere il comportamento poco trasparente (la sua è stata di fatto una lista segreta a cui nessuno, promotori a parte, ha potuto partecipare), giustificato però a suo dire da una vera e propria esclusione nei confronti suoi e di alcune attiviste storiche che la stanno accompagnando in questa sfida, come Roberta Babini e Cinzia Pasi dell’associazione Clan-Destino, in prima fila per anni in particolare per contrastare la centrale a biomasse di Russi. Secondo Santarella la maggioranza del meetup avrebbe dissuaso attivisti a presentarsi al confronto, portando avanti le proprie strategie in «riunioni segrete». Riunioni che secondo Vandini erano invece semplici incontri (in particolare anche all’hotel Diana dell’albergatore Filippo Donati, noto sostenitore di Michela Guerra e sorta di consigliere dello stesso capogruppo grillino) tra persone che non sopportavano più i modi (più che i contenuti delle sue battaglie, sottolineano tutti) della consigliera Santarella, fuori dal meetup, che però è sempre rimasto il luogo dove sono state prese tutte le decisioni alla luce del sole, fino a quella della nomina di Guerra.

Ascoltando le parole di Santarella, in particolare, emerge la vera frazione tra le due anime del Movimento. «Noi vogliamo portare avanti i programmi, il lavoro sul territorio, senza personalismi, ma quando abbiamo scoperto che invece per gli altri erano più importanti i protagonisti, i bacini di voti, le persone da scegliere, abbiamo deciso di prendere un’altra strada». Chiaro il riferimento alla scelta di Michela Guerra e anche probabilmente al coinvolgimento di un nome noto a Ravenna come appunto l’albergatore Donati, e anche alla strategia di Vandini di trovare un candidato forte, al di fuori del mondo dell’attivismo, in grado di poter davvero raccogliere consensi anche al di fuori del Movimento e di vincere le elezioni a Ravenna in un momento non troppo sereno per il Partito democratico.

Ma perché – è la domanda che si fanno in tanti, anche qualche attivista in apparenza davvero distrutto da questa divisione che ha preso la parola alla sala Buzzi – non presentare allora in maniera trasparente una seconda lista nei mesi scorsi e portare avanti la propria battaglia nel meetup? «Perché sapevano di essere in minoranza», assicura Vandini, mentre Santarella giura – citando alcuni commenti sui social network dello scorso giugno, gli stessi pubblicati nei giorni scorsi dal capogruppo – che ha sempre fatto di tutto per cercare di portare avanti un programma comune, di unire le forze di tutti. «Fino a poche settimane fa, quando abbiamo capito che non era possibile e abbiamo di conseguenza deciso di prendere questa strada. Fosse stato per noi, avremmo tenuto tutto in silenzio, per evitare polemiche pubbliche, fino a che non avessimo ottenuto la certificazione dallo staff del Movimento». Certo è che a quel punto, la spaccatura sarebbe risultata ancor più clamorosa, probabilmente.

Sta di fatto che ora questa lista c’è e la speranza di tutti è soprattutto che lo staff centrale del Movimento 5 Stelle possa prendere una decisione a breve, per non perdere altro tempo prezioso in polemiche.