Tra le questioni dirimenti del dibattito in corso dentro e fuori il Movimento 5 Stelle c’è l’accusa di conflitto d’interessi di Michela Guerra rispetto alla seconda clinica privata della città, la Casa di cura San Francesco fondata nel 1942 da Ettore Guerra, nonno di Michela.
Lei che funzione svolge oggi nella clinica?
«Lavoro come impiegata all’ufficio legale e contenziosi e sono ora affiancata da una collega per poter seguire meglio la campagna elettorale. Sono stata però nel Cda dal 2011 al 2015, quando mi sono dimessa perché sono stata eletta dal meetup candidato sindaco. Contestualmente mi sono dimessa anche dall’incarico che ricoprivo come presidente provinciale dell’Aiop (associazione cliniche private, ndr)».
Di chi è la proprietà della clinica?
«Tutte le azioni erano di mio padre (Sergio, morto in settembre, ndr). Ora dunque sono tra gli eredi, anche se ancora la procedura di successione è in atto e potrebbe richiedere mesi».
Di quante azioni entrerà in possesso? E le altre di chi saranno?
«Del 33 percento delle azioni, un altro 33 percento andrà a mio fratello e il 33 percento a mia madre».
Ha pensato di rinunciare alle sue azioni?
«Per la verità non posso perché sono madre. Se io rinunciassi, le azioni andrebbero ai miei figli con un tutore legale, che potrebbe essere mio marito. Ma è evidente che si tratterebbe di un’operazione del tutto inutile e di facciata».
Quindi è vero che esiste un conflitto di interessi. Il sindaco peraltro, tramite la Conferenza dei servizi, ha un ruolo anche in tema di sanità.
«Per la verità no, è la Regione a decidere i finanziamenti, le Conferenze danno indicazioni molto generiche che non entrano mai nello specifico e che spettano piuttosto al direttore generale dell’Asl. A parte l’autorizzazione sanitaria, quando una clinica apre, e in caso di emergenza sanitaria, come un’epidemia, il sindaco non c’entra nulla con il lavoro di una casa di cura privata. E in ogni caso, non dimentichiamoci che con i prestanome si può fare di tutto e in questa città si è fatto di tutto, nel mio caso è tutto trasparente e alla luce del sole».
Si tratta però di una realtà importante, che potrebbe essere favorita o sfavorita anche solo da un piano del traffico…
«In questo caso però è vero sempre e per chiunque abbia un’attività, il tema non ha più che a fare con il fatto che è un’azienda sanitaria. Naturalmente se mai ci sarà qualcosa da votare di questo tipo, io mi asterrò. Ma vorrei specificare che l’azienda oggi va benissimo e non ha bisogno di interventi esterni di alcun tipo, e anzi, a parte mio fratello, sono tutti contrarissimi alla mia decisione perché nessuno crede appunto che porterà benefici alla clinica, semmai il contrario. Quando diventai consigliere nel 2011 era sull’orlo del fallimento, oggi invece ha tutti i bilanci in attivo, dà lavoro a circa 150 persone e non ha problemi. Credo che questo dovrebbe essere considerato nel mio curriculum».
Vero è che non è il curriculum di un tipico grillino…
«Io credo che “essere grillini” significhi sacrificare qualcosa per il bene di tutti. Io ho rinunciato a uno stipendio netto che era superiore a quello percepito da un sindaco. È vero ho un lavoro e avrò un lavoro a cui tornare finita questa esperienza e ho competenze che vorrei mettere al servizio di tutti e credo che questo sia esattamente lo spirito del Movimento».
Due figli, un’azienda di famiglia che va bene, uno stipendio superiore a quello del sindaco, perché non limitarsi a un supporto?
«Perché è una sfida, e a me piacciono le sfide. In tutto ciò che ho fatto sono sempre arrivata al top con l’impegno e il lavoro, dallo sport alla gestione della clinica. Ora vorrei provare a misurarmi con la politica, sono certa di poter dare molto».



