venerdì
13 Giugno 2025
Candidati in mille battute

Poc Darsena da salvare o da buttare? Gli aspiranti sindaci e la riqualificazione

Seconda domanda della rubrica verso le elezioni comunali di giugnoDopo piazza Kennedy è la volta del quartiere sull'acqua: quale futuro?

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Seconda puntata della nostra nuova rubrica che abbiamo inaugurato in vista delle amministrative 2016, quando i ravennati sono chiamati a scegliere il sindaco che prenderà il posto di Fabrizio Matteucci, giunto al termine di due mandati consecutivi. Abbiamo chiesto a chi si è finora candidato a diventare Primo cittadino la disponibilità a rispondere ogni settimana a una domanda che riguarda le sorti della città in un breve spazio uguale per tutti. Un esercizio di sintesi e un tentativo di mettere a confronto idee e progetti concreti per la città. Chiediamo in questo anche la collaborazione dei lettori, perché ci mandino le domande che loro vorrebbero porre ai candidati inviando una mail a redazione@ravennaedintorni.it.

Continuiamo anche in questo numero con le voci delle quattro persone di cui a oggi è nota la disponibilità alla candidatura supportata da liste, partiti o gruppi di persone, in attesa che il quadro si completi. In particolare appare ancora non definitiva la situazione nel Movimento 5 Stelle dove due sono le liste che hanno chiesto la certificazione allo staff centrale. Abbiamo chiesto a entrambe di partecipare, ma solo una di queste, quella emersa dal meetup ravennate e che ha indicato Michela Guerra come la propria candidata ha accettato di rispondere a patto che fosse appunto precisato come non possa essere ufficialmente considerata la candidata del Movimento 5 Stelle a Ravenna, mentre la lista che ha come portavoce Francesca Santarella ha preferito attendere decisioni definitive in merito alla certificazione. Aggiorneremo lo scenario degli sfidanti man mano che la situazione si chiarirà, così come siamo (come tutti) ormai impazienti di conoscere il nome che dovrebbe rappresentare l’inedita alleanza tra Lista per Ravenna e Lega Nord per sottoporgli le medesime domande.

Dopo piazza Kennedy, eccoci alla prese con la Darsena, l’area di Ravenna di cui da decenni ormai si vagheggia la riqualificazione e per cui si sono susseguite proposte mai realizzate (chi ricorda, per esempio, il Master Plan di Boeri?). Perfettamente consapevoli che il tema merita approfondimenti e con l’intenzione di tornarci sopra, abbiamo chiesto semplicemente ai candidati cosa ne pensano del Poc Darsena che è stato approvato dal Consiglio comunale uscente dopo un lunghissimo dibattito e una lunga attesa. Tra i punti salienti del documento di programmazione urbanistica ci sono, lo ricordiamo brevemente, la realizzazione di due grandi aree verdi sui due lati del candiano, la divisione dell’area, grande come tutto il centro storico, in quattro aree dalla diversa vocazione, una grande area commerciale in testata del Candiano, l’incentivazione per il recupero e la valorizzazione in particolare di alcuni edifici dismessi di archeologia industriale, strade con velocità massima ai 30 km orari, ampissime piste ciclabili e possibilità di riuso temporaneo di spazi ed edifici. Tra gli argomenti più controversi e discussi un extraonere di urbanizzazione inizialmente pari a 90 euro al mq (poi sceso a 75 euro) per chi investirà che dovrebbe servire a coprire le spese per le opere pubbliche previste, dalla viabilità alla tanto discussa bonifica del canale fino alle fognature. Il Poc accoglieva al proprio interno anche parte delle idee scaturite durante un percorso di partecipazione chiamato La darsena che vorrei.

Maurizio Bucci (53 anni, è il candidato della lista civica da lui fondata La Pigna e di Fratelli d’Italia)

«Il Poc? Un flop totale. Il Comune sia protagonista» «Il Poc della Darsena, come per esempio quella della logistica portuale, si è rivelato un totale fallimento. Il risultato di questi scellerati strumenti urbanistici è stato quello di bloccare la situazione per tutti questi anni, impedendo così azioni concrete e positive per la riqualificazione della Darsena. Questo perché la logica dell’amministrazione Pd-Pri è quella di favorire la speculazione, anziché la qualità degli interventi. Crediamo che la riqualificazione della Darsena di città debba essere animata da un progetto di recupero che veda la stessa come un prolungamento del centro storico verso il mare, in un continuum che possa fare di quest’area una parte della città viva, piena di iniziative e di servizi e farla uscire dal degrado e dall’abbandono in cui ha versato in questi decenni. Il Comune deve essere protagonista della rinascita della Darsena di città, come avviene in tutto il tutto il mondo per i grandi progetti di recupero urbano, mentre qui si delega unicamente ai privati. L’attuale impostazione difficilmente si tradurrà nella reale possibilità di interventi: avere aggiunto un extra onere di 75 euro a mq per le aeree oggetto di intervento oltretutto limiterà l’iniziativa imprenditoriale. Si deve altresì operare per un progetto globale connesso alla promozione turistica di Ravenna, città d’arte e cultura, e della sua riviera, oltre che allo sviluppo delle attività commerciali del porto».

Michele de Pascale (30 anni, candidato di una coalizione che comprende Pd, Pri e liste civiche in via di formazione)

«Fondi pubblici per i sistemi fognari» «Il progetto di rigenerazione della darsena, come tutti i progetti di riqualificazione urbana concepiti degli ultimi 10 anni, ha risentito della grande crisi economica dell’edilizia. Recuperare e rigenerare aree dismesse è più bello e sostenibile, ma anche più costoso. Nel prossimo anno avremo in vigore solo il Poc darsena: abbiamo scelto di non prorogare il Poc ordinario, una decisione che cambia radicalmente le politiche urbanistiche del nostro comune. Se ci saranno le condizioni per gli investitori, entro il prossimo anno si capirà davvero se c’è la possibilità di far partire il progetto di riqualificazione almeno di una parte di quel territorio. La consapevolezza che sta maturando in noi è che se vogliamo veramente che il progetto si avvii senza caratteristiche speculative, dobbiamo pensare che la parte maggiore degli investimenti di risanamento, da un punto di vista delle infrastrutture per il sistema fognario, sia sostenuto da investimenti pubblici. In questo senso vogliamo avviare una riflessione con Hera attraverso i piani d’investimento pubblici a partire dalle opportunità previste dal “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana”. Pensiamo alla darsena come ai Navigli di Milano: questo luogo ha dimostrato una naturale vocazione a diventare un distretto culturale e ricreativo, e grazie ai co-working, un luogo di lavoro e di creatività. Ci batteremo per trovare altra collocazione ad attività industriali impattanti che insistono in quel territorio».

Michela Guerra (43 anni, è stata votata dal meetup di Ravenna come candidata sindaca ed è quindi portavoce del programma lì elaborato. È in attesa di certificazione ufficiale da parte dello staff del Movimento 5 Stelle)

«Basta compartimentare il territorio» «Il Poc Darsena di Città evidenzia una visione limitata delle potenzialità della città tipica della nostra amministrazione, priva di una strategia univoca di valorizzazione del territorio, ma che procede per aree di intervento senza ricercare le sinergie nelle soluzioni che propone. L’unicità del quartiere potrebbe farne un’area centrale della Ravenna del futuro, ma non bastano progetti di riconversione di aree industriali o adeguamento minimo di esse, per non parlare della riproposizione di mere lottizzazione corredate da attività commerciali (Marinara docet). Servono servizi studiati sui bisogni dei cittadini e dei turisti, piani per accessibilità e mobilità sostenibile, ampie zone di verde e centri di aggregazione (spazi espositivi, laboratori di arti e mestieri, scuole di arte, musica e sport, spettacoli), che siano occasioni d’incontro, che ci permettano di riappropriarci della nostra identità. Questi luoghi possono essere ricavati riadattando i grandi edifici di archeologia industriale esistenti, conservando la natura unica e tipica del luogo. Definire fredde cifre è solo un esercizio elettorale. Si devono individuare le potenzialità di ogni iniziativa utile a vivere il quartiere e le cifre devono essere rapportate a tali valutazioni. Perché la riqualificazione sembra non partire? È fondamentale rapportarsi in modo continuativo con i privati proprietari di gran parte delle aree. Senza capire quali sono gli ostacoli, diventa difficile trovare soluzioni e senza soluzioni il Poc rischia di rimanere un bel libro dei sogni.

Raffaella Sutter (60 anni, candidata di Ravenna in Comune, nuovo soggetto politico che include vari partiti di sinistra alternativi al Pd, singoli e associazioni)

«Al Comune banchine e acqua per reinvestire» «Mi è piaciuta la partecipazione, non la mancata selezione rispetto alla sostenibilità; non l’eccessivo frazionamento in piccoli ambiti attuativi, con strategie poco chiare e il rischio che si proceda solo in base alle esigenze dei singoli proprietari. Non mi è piaciuto l’orientamento alla valorizzazione immediata, allentando i vincoli per i privati e pregiudicando investimenti di qualità in futuro; nè che non siano risolti i nodi relativi al ruolo della Stazione, al collegamento col centro storico, all’impatto sulla viabilità. Sì ai parchi tematici, ma no alla troppo ampia area commerciale in testata, a scapito di una rete di commercio diffuso. Sì all’uso dell’acqua per piattaforme e battelli, ma compatibile col canale come via d’acqua; nessun vincolo sulle banchine, meglio liberalizzarne l’uso, anche per attività non temporanee, per incentivare le ristrutturazioni. Per riqualificare è centrale il governo del Comune nel processo, ripensare gli strumenti di incentivazione ai privati e verificarne le reali disponibilità, imporre loro la manutenzione (prima del crollo), gestire direttamente acque e banchine. Il Comune dovrebbe metterci di più, ma potrà intanto reinvestire gli oneri di urbanizzazione e il ricavato della gestione di banchine e acque. La bonifica dell’acqua invece spetta all’Autorità Portuale».

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