«Finito il tempo di lamenti, bisogna avere un progetto»

Il candidato Lpr-Lega alla prima uscita tra i sostenitori. Grande affluenza alla cena di sostegno per la campagna elettorale di Massimo Alberghini

«È finita l’epoca dei lamenti e delle colpe degli altri, ciascuno è chiamato a spendersi in proprio, con le sue risorse morali e il suo impegno materiale, non più solo per criticare bensì per proporre, battersi per un progetto e non contro qualcuno. Non ho potuto che accogliere la chiamata di Lista per Ravenna e Lega Nord ad assumermi la principale e personale responsabilità di una nuova offerta di governo alla comunità ravennate». È il messaggio lanciato da Massimiliano Alberghini, commercialista 50enne in corsa per la poltrona di sindaco a Ravenna, ai tanti sostenitori che venerdì sera hanno partecipato alla cena di autofinanziamento, la prima uscita del candidato.

La serata è stata introdotta da Nicola Grandi (consigliere comunale Lpr) e sono seguiti i saluti di Alvaro Ancisi e Gianluca Pini, leader dei rispettivi movimenti. Poi Alberghini, presentato dal manager operativo Mario Fantini, ha dialogato tavolo per tavolo raccogliendo idee e stimoli. Alberghini ha parlato di danni prodotti alla città dalle scelte sbagliate, compiute specie negli ultimi anni, del governo locale, «rivolte troppo spesso ad interessi di parte o di partito, lontane dal contatto con i cittadini, insensibili ai bisogni della gente comune».

«La giunta comunale – ha poi aggiunto – composta per meriti di partito da funzionari o adepti, si è dimostrata incapace, mortificando il consiglio comunale, di una visione strategica dell’economia e del sociale della nostra comunità, perciò condannandola, quando i morsi della crisi del lavoro e dell’occupazione hanno preso a ferirla, all’immobilismo o al regresso. Il porto sommerso dai fanghi, l’industria svenduta, il turismo arrancante, l’agricoltura abbandonata a se stessa, i piccoli e medi imprenditori oppressi dalla burocrazia e dalle tasse sono le immagini dolenti di una città sfinita e snervata. Mi è ben chiaro che un sindaco, avendo pieno potere nell’amministrazione comunale, ne risponde al consiglio comunale, espressione per eccellenza della democrazia di base, e ai cittadini, non ai partiti o ai potentati. A questa consapevolezza e con questo impegno, informerò ogni mia azione, come si conviene a un candidato sindaco che vuole essere civico, cioè della città, e basta».

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