L’Anpi non è mai stata così divisa come sulla riforma della Costituzione

Parla Ivano Artioli, il presidente ravennate dell’associazione dei partigiani, rieletto tra le polemiche e schierato per il Sì

AnpiIntervistare il presidente dell’Anpi mentre sta aiutando ad allestire lo stand all’interno della festa dell’Unità, in questo periodo, è già di per sé una notizia. E può succedere a Ravenna, dove l’appena confermato (non senza polemiche) presidente (da oltre dieci anni) Ivano Artioli è finito pure sulla stampa nazionale per la sua posizione minoritaria sul referendum costituzionale. A livello nazionale, infatti, l’associazione dei partigiani sta facendo campagna per il No alla riforma del Governo Renzi e con il Pd si è acceso un duro scontro, in particolare in alcune città italiane, come la vicina Bologna, dove l’Anpi era stata in un primo momento invitata a non fare campagna per il No all’interno della festa dell’Unità (poi il caso è rientrato). Il presidente nazionale Carlo Smuraglia non l’aveva presa bene e ci era andato giù pesante, ribadendo (il riferimento era in particolare alle dichiarazioni su partigiani veri e finti del ministro Boschi) che il Pd starebbe offendendo la storia dell’Anpi e della Liberazione.

«In provincia di Ravenna ci sono 4.400 iscritti all’Anpi – attacca Artioli, schieratosi invece, appunto, per il Sì –, molti di questi sono del Partito democratico e proprio in questi giorni di fronte alle affermazioni di Smuraglia hanno espresso l’intenzione di non tesserarsi più. A me dispiace e sconsiglio loro fortemente di farlo: abbiamo a che fare con sindaci del Pd che favoriscono tutte le iniziative antifasciste, abbiamo contributi per affrontare i nostri impegni economici, per la cultura antifascista il Comune di Ravenna per esempio ha collaborato con l’Anpi per il progetto dell’Isola degli Spinaroni. Perciò dire che il Pd, quindi i sindaci del Pd, i Comuni a maggioranza Pd, sono contro la storia della Resistenza la ritengo anch’io un’offesa».

Artioli AnpiAllo stesso tempo, però, Artioli è accusato dai dissidenti che hanno disertato la votazione per la sua rielezione, lo scorso maggio, di aver portato l’Anpi a essere fin troppo succube del Partito democratico (ci fu anche una piccola polemica quando l’Anpi sostenne apertamente l’allora candidato sindaco di Ravenna Michele de Pascale al ballottaggio contro Massimiliano Alberghini). «Sono diventato presidente su richiesta di alcuni partigiani come Arrigo Boldrini, Mario Cassani e Mario Verlicchi mentre ero consigliere comunale (nelle file dei Ds quando sindaco era Vidmer Mercatali, ndr): da quel momento non ho fatto più un intervento in quella veste e successivamente non ho più chiesto spazi all’interno del partito, da cui ora sono fuori da qualsiasi organismo, perché l’Anpi deve guardare oltre i partiti. Tra chi mi contesta, invece, ci sono candidati alle ultime elezioni con Ravenna in Comune, per esempio. Ma l’Anpi non è di Ravenna in Comune, non è del Pd, non è di Landini, non è di Cgil, Cisl o Uil. Se diventasse uno strumento di uno di questi, l’Anpi perderebbe la sua funzione di ente morale antifascista e sarebbe giusto che la sua esperienza finisse».

I dissidenti ravennati – 24 persone capeggiate dal candidato alternativo ad Artioli all’ultimo congresso, Giampietro Lippi, che per protesta sono uscite al momento della votazione decisiva ritenendola «una forzatura» – oltre alla vicinanza al Pd, gli contestano un «modus operandi autoritario» e, ritenendo irregolare l’elezione, hanno presentato un esposto «legato alle sue negligenze in fase pre-congressuale, congressuale e post-congressuale». Al centro della discussione ci sono in particolare i verbali dei congressi delle varie sezioni che sarebbero diventati top secret, mentre non è ancora possibile sapere con quanti voti è stato rieletto il presidente lo scorso 7 maggio. «Quello che posso garantire – taglia corto Artioli – è che le elezioni sono avvenute nei modi giusti e corretti, come sarà esplicitato nel verbale, un documento interno visibile a tutti i dirigenti provinciali e che al primo comitato provinciale, presumibilmente in settembre, sarà letto di fronte all’assemblea che deciderà se approvarlo, non approvarlo o emendarlo».

CerimoniaMai registrata, però, una spaccatura così nell’associazione dei partigiani ravennate. «Capisco i momenti di tensione – continua Artioli – che sono passioni democratiche e antifasciste: per tutti quanti noi iscritti all’Anpi la cosa che ci muove è l’interesse che il Paese diventi ancor più antifascista. In questo momento in cui si registra un avanzamento della destra razzista, xenofoba, violenta e antidemocratica, l’Anpi, che è l’unico ente morale nazionale antifascista, deve sentirsi impegnata con tutte le sue forze, senza disperdere nessuno contro il neofascismo».

Tornando al referendum costituzionale, l’Anpi a Ravenna avrà quindi anche quest’anno uno stand all’interno della festa dell’Unità… «Sarà una gran festa – assicura Artioli –, e siamo orgogliosi di poter ospitare a Ravenna la mostra che viene da Massa Lombarda sulla Guerra di Spagna, che racconta di 36 antifascisti ravennati andati a combattere per la Repubblica spagnola, là dove altri 500 ravennati erano stati ingaggiati da Franco…». Ok, ma il referendum? «Certo, durante l’ultima riunione di presidenza abbiamo deciso che ci sarà un manifesto (oltre, notizia delle ultime ore, a materiale informativo, ndr) che riproporrà il documento nazionale per il No, ma non faremo volantinaggio. A chi ci chiederà informazioni, diremo quello che riterremo di dire…». E quindi dipenderà da chi sarà al banchetto? «No, semplicemente credo sia giusto dire qual è la situazione in tutta onestà, che l’Anpi a livello nazionale è per il No e che a Ravenna la situazione è meno netta, che ci sono diverse componenti. Ho sempre creduto che la soluzione migliore per l’Anpi fosse stata quella di lasciare libertà di scelta…».

Cerimonia CamerlonaEntrando nel merito della riforma, Artioli la difende a spada tratta. «Di dubbi ne ho avuti pochissimi, sono stato professore di diritto costituzionale e ho potuto vedere in tante occasioni l’aspetto negativo del sistema bicamerale, che venne criticato fin da subito, ma fu introdotto come garanzia, essendoci forze in campo molto conflittuali. Seguivo il pensiero di Nilde Iotti o di Berlinguer… La nostra Costituzione è sicuramente una buona Costituzione, divisa in due parti, una prima politica e una seconda più tecnica che diverse volte si è cercato di snellire. Oggi siamo di fronte a un cambiamento: viene lasciato inalterato il potere giudiziario, il potere esecutivo, cambia il potere legislativo che ha finalmente una camera dei deputati e un senato delle Regioni».

Un partigiano che lascia modificare la Costituzione a Boschi e Verdini? «Ogni legge in un sistema democratico viene approvata a maggioranza, le norme giuridiche non sono mai di una parte sola. La legge di riforma è frutto anche di accomodamenti. Resta il fatto che se diciamo No, lasciamo tutte le cose come sono, a partire dal Cnel e dalle Province, non si contengono i costi della politica… Ma soprattutto, il mondo dal 1948 ha avuto una trasformazione e un’accelerazione, è necessario dunque un ammodernamento anche in Parlamento».

E in fondo, il presidente ravennate si aspettava di poter restare in minoranza nella “sua” Anpi: «Crisi di questo tipo l’associazione ne ha già superate, si pensi al cambiamento del nome e del programma del Pci… Oggi gli iscritti più anziani sentono la Costituzione come la loro prima legge, il risultato della lotta partigiana, si confrontano in modo aspro e passionale, che dimostra un’Anpi interessata al futuro del proprio Paese. Quello che più mi interessa è che, finita la consultazione, l’antifascismo torni a essere lo scopo dell’attività dell’associazione, nelle scuole e nella società, tornando a essere il sentimento che tiene unite associazioni, partiti e sindacati, il nostro Paese».

Intanto, Artioli dopo un’intervista al Corriere della Sera in cui esprimeva perplessità per la posizione dell’associazione contro la riforma costituzionale, è stato depennato dal comitato nazionale dell’Anpi di cui faceva parte nel precedente mandato e dove era stato inizialmente confermato all’ultimo congresso. «Al momento il posto è vacante e non credo ci siano margini per un mio reinserimento». Contestualmente è stato anche rimosso dall’incarico di coordinatore regionale – sostituito dalla presidente dell’Anpi di Bologna, Anna Cocchi, schierata per il No – ma in questo caso l’associazione è intervenuta per smentire presunte “punizioni” e sottolineare come siano solo state soltanto seguite consuete procedure di avvicendamento.

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