E Vandini torna con il meetup a 5 Stelle L’ex capogruppo tra Pizzarotti e futuro

«A volte mi faccio prendere dallo sconforto, ma poi penso che altrove
è questione di potere, da noi invece manca solo l’organizzazione…»

Per cinque anni è stato il capogruppo in consiglio comunale dei Movimento 5 Stelle e il volto “ufficiale” dei grillini in città. Oggi che Pietro Vandini è tornato semplice militante, può parlare solo a titolo personale e nessun altro ha preso il suo posto. Come noto infatti la lista non ha ottenuto la certificazione 5 stelle e i simpatizzanti di Grillo in consiglio comunale hanno conquistato i loro tre seggi sotto l’egida della lista civica CambieRà. Vandini non si è candidato in nessuna lista, collabora con loro ma nel frattempo ha anche ricominciato a organizzare meetup sul territorio.

Lo incontriamo mentre il Movimento 5 Stelle apre ogni giorno le pagine di politica nazionale per le note vicende romane e con ancora caldo l’addio del sindaco di Parma Federico Pizzarotti.

Vandini, cominciamo da qui. Lei ha sempre espresso stima e amicizia verso il primo cittadino emiliano. Adesso, da che parte sta?
«Come sempre in questi casi, a me dispiace che sia finita così. Federico è un amico, è una gran persona ed è un bravo sindaco, non saprei dire da che parte stare. Di certo lui ha tante ragioni…»
Quindi ha fatto bene a uscire?
«A questo punto sì, era evidente che non c’era più la volontà di ricucire, lui ha fatto diversi tentativi e non ha mai trovato la volontà di discutere e dialogare. E se con il suo gruppo di amministratori vuole ricandidarsi con una lista civica non poteva pensare di rimanere in una situazione di stallo…».
A proposito di liste civiche. Lei ha ricominciato a organizzare il meetup, qual è il rapporto con la lista civica CambieRà a Ravenna?
«Sono due percorsi paralleli ma distinti. Ci sono delle collaborazioni, ma gli incontri del meetup, per capirci, sono fatti in sale che noleggio, pagando, a mio nome, non prenotate da CambieRà. Detto questo, il meetup è quello originario, che nel 2011 portò alla mia candidatura e nel 2016 a chiedere la certificazione per la lista che candidava Michela Guerra, ma non è il Movimento 5 Stelle, è semplicemente per noi un luogo dove discutere, soprattutto, e cercare di far capire il funzionamento della macchina comunale, ciò che è possibile fare o non fare…».
Di quel meetup in origine facevano parte anche persone, come l’ex consigliera Santarella, con cui si è consumata la rottura che ha portato alla mancata certificazione e che ora hanno dato vita a loro volta a meetup. Ricuciture in vista?
«Assolutamente no, la frattura non si è ricomposta e non c’è niente da ricomporre, sono due visioni in due pianeti differenti. Il positivo di tutta questa vicenda è stato creare uno spartiacque, tra due visioni opposte, una secondo noi irreale e sconclusionata, dall’altra quella che vuole fare tesoro dell’esperienza maturata».
Nonostante le fratture locali, la situazione di Roma, la vicenda di Pizzarotti, lei continua a credere nel progetto del Movimento?
«A volte mi faccio prendere dallo sconforto e penso che il problema siamo noi italiani in quanto tali, al di là delle casacche politiche. E però poi mi dico che altrove ci sono dinamiche complicate per motivi di spartizioni di potere, mentre da noi le grosse problematiche sono dovute a due fattori. In sei anni una crescita incredibile in termini di consenso di una forza fatta di persone senza esperienza, che è anche il lato positivo, ma che si è accompagnata a nostre mancanze: non ci siamo dati come priorità l’organizzazione interna. La crescita elettorale è stata più veloce di quella interna, anche per scelte ben precise. A Roma stanno pagando questo. A volte succede: l’asticella ci si ritorce contro perché era stata posizionata troppo in alto, penso alle vicende sugli avvisi di garanzia o agli stipendi, polemiche assurde che però abbiamo provocato noi stessi. La maturità politica significa prendere atto e correggere direzione».
Invece Grillo ha annunciato di voler tornare in campo, non una grande novità…
«Lui è sempre stato e sarà un capo mediatico, ma io posso dire per esperienza che sui territori non ci sono mai state interferenze di alcun tipo. E questo nasce anche dal fatto che in realtà il Movimento non ha una struttura di figure intermedie, che invece secondo me dovrebbero esistere».
Resta la sensazione, ora più che mai, di un gruppo diretto dall’alto, se non da un uomo solo, e quando si sbandiera la democrazia diretta come modello questo non può essere un problema solo di forma, ma anche di sostanza…
«In realtà le figure del direttorio rimarranno e davvero non credo che cambierà di fatto molto per quanto riguarda la presenza di Grillo. Invece personalmente conto molto su quanto uscirà questo mese dalle votazioni che sono in corso sul portale proprio sulle regole interne da darci. Finalmente il percorso lo si sta facendo, vediamo…»
Un’ultima domanda: vedremo il meetup di cui fa parte impegnato in prima linea nella campagna per il referendum?
«Certo, faremo banchetti per cercare di informare il più possibile i cittadini sulle ragioni per cui siamo per il no».

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