«Contributi per pagare l’affitto ai poveri: il 60 percento è andato agli stranieri»

L’attacco di Lista per Ravenna, che poi se la prende con il sistema
dell’Isee. «Non rappresenta le reale condizione economica»

Indagine di Lista per Ravenna su quelli che il capogruppo Alvaro Ancisi definisce «poveri finti» e «poveri veri».

«Parliamo – sono le parole di Ancisi – delle famiglie a basso reddito che rischiano di finire su strada perché non ce la fanno a pagare l’affitto di casa. Per loro, lo Stato istituì, per l’anno 2015, un “Fondo sostegno accesso abitazioni in locazione” da 100 milioni di euro, la cui erogazione è avvenuta nel secondo semestre del 2016. Per concorrere a ricevere un contributo pari a tre mensilità, fino ad un massimo di 3.000 euro, si chiedeva un reddito Isee inferiore a 17.154,30 euro». Tra Ravenna, Cervia e Russi – rende noto la lista civica – sono state presentate 983 domande, tra cui è stato ripartito, fino ad esaurimento, il fondo di 464.000 euro riservato dalla Regione al nostro distretto. «Solamente 313 richiedenti hanno ottenuto il contributo – rivela Ancisi –, 670 sono stati respinti. Il dato più sconvolgente è che i primi 183 in graduatoria hanno dichiarato reddito 0. Un terzo ha meno di quarant’anni. Non se la passano bene neppure gli altri 130 “vincitori”: 28 hanno dichiarato un reddito ISEE tra 5,48 e 995,46 euro, 70 tra 1.015,02 e 1.987,84 euro, 20 tra 2004,46 e 2.623,95. Il più ricco fa dunque la fame, considerando che a Ravenna la “soglia della povertà” fissata dal Comune è di 7.500 euro».

Ancisi poi sottolinea il dato riferito agli stranieri, circa il 12 percento della popolazione residente a Ravenna. «Ma quelli che hanno ricevuto il contributo sull’affitto sono il 60 percento. Per concorrere al contributo basta avere il permesso di soggiorno di un anno. Pressappoco la stessa sproporzione a danno degli italiani da una vita vale per gli altri aiuti assistenziali in cui l’Isee fa testo (la concessione di un alloggio popolare, i contributi e i sussidi economici, le rette scolastiche, il servizio mensa). Ma a Ravenna la spesa pubblica sociale è pressoché la stessa almeno da una decina di anni, mentre le famiglie indigenti sono almeno triplicate a causa della crisi economica, della disoccupazione dilagata e dell’immigrazione sfrenata e incontrollata. Politiche dell’accoglienza ingannevolmente “buoniste”, sostenute da strutture assistenziali ben strutturate ed incisive ad essa riservate, fanno sì che gli stranieri facciano la parte del leone negli aiuti pubblici, benché il budget disponibile sia lo stesso di quando erano la metà».

«Troppo frequentemente – è l’ultimo attacco di Ancisi – il reddito Isee (la cui istituzione o modifica non è certo, a onor del vero, di competenza comunale, ndr) non rappresenta la reale condizione economica, nascondendo le attività di lavoro in nero e quelle illegali, oppure consentendo truffe e sotterfugi. Si prendono poi per buoni redditi zero, o poco più, di famiglie in affitto, a cui si offrono tre mesi di canone: come fanno a pagare gli altri nove mesi? Non mangiano, non si vestono, si muovono solo a piedi? Nessuno se lo chiede nemmeno. Si dovrebbe innanzitutto verificare se queste famiglie sono in carico all’assistenza sociale del Comune, se sono aiutate da parenti o da altri enti o persone, qual è il loro vero tenore di vita (le assistenti sociali dovrebbero compiere visite a domicilio), se la condizione di bisogno è causata da eventi recenti, eccetera. Per gli stranieri, dovrebbe essere obbligatoria la dimostrazione, tramite i rispettivi consolati, che le loro famiglie non possiedono immobili nei paesi d’origine. Nei casi di inattendibilità del reddito dichiarato, passare la pratica alla Finanza. Famiglie in evidenti condizioni di bisogno, che hanno dichiarato il loro vero reddito, maggiore di 2.693 euro l’anno ma assolutamente insufficiente per allontanare la prospettiva dello sfratto, hanno assistito sgomente all’ingiustizia».

Nel 2016, il contributo sull’affitto non è stato più finanziato. Con 72 milioni di soldi pubblici, invece, la Regione Emilia-Romagna ha approvato, il 14 dicembre scorso, il cosiddetto Reddito di Solidarietà (vedi articolo tra i correlati), pari a 400 euro massimi mensili, per famiglie con Isee non superiore a 3.000 euro. «In teoria – termina Ancisi –, il principio è giusto. Il sistema, però, è lo stesso, ingannevole ed iniquo. Si può scommettere che il pieno dei 400 euro mensili andrà ai finti reddito zero. Chi ne ha veramente più bisogno, preferibilmente italiano, chi paga le tasse anche per chi non le paga, sarà lasciato all’asciutto. Se si lamenta, sarà respinto come razzista o egoista».

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