In Cna il caso Airbnb. Cambierà: «Ora le regole, contro la concorrenza sleale»

A Ravenna almeno 150 host attivi, la Regione studia un’intesa La consigliera Tardi: «Senza una legge imprenditori presi in giro»

Ce ne eravamo occupati oltre un anno fa, intervistando anche uno dei cosiddetti “host” di Ravenna (vedi articoli correlati), tra i protagonisti di un fenomeno mondiale ancora al di fuori, o quasi, dalle regole. Si tratta di Airbnb, tra i casi di successo della cosiddetta sharing economy, a cui Cna ha dedicato venerdì un convegno che ha visto anche la partecipazione di Alessandro Tommasi, responsabile Relazioni Industriali Airbnb Italia.

«Airbnb – ha evidenziato Tommasi – è la più grande piattaforma al mondo di incontro tra domanda di viaggi e offerta turistica di alloggi non alberghieri. Nel 2015 Airbnb ha “ospitato” in Italia 3,6 milioni di turisti, in maggioranza stranieri, per un fatturato di 3,4 miliardi di euro. In Italia gli host (persone che ospitano in appartamenti, case o camere) sono 82.900».

«È venuto il momento di discutere anche a Ravenna e in Emilia Romagna di come integrare il territorio e le altre imprese turistiche con quella che, spesso impropriamente, viene chiamata sharing economy e che nel mondo della ricettività e dell’esperienza turistica sta movimentando grandi numeri che in gran parte sfuggono alle statistiche. Per esempio, solo a Ravenna città, ci sono almeno 150 host attivi – altrettanti a Cervia e a Faenza – in continuo aumento», ha affermato Nevio Salimbeni di Cna.

Come ha ribadito l’assessore al Turismo Andrea Corsini, la Regione Emilia-Romagna sta cercando di definire un protocollo d’intesa con Airbnb per regolarizzare il fenomeno che per molti albergatori rappresenta una vera e propria concorrenza sleale. Come sottolinea nel suo comunicato (che pubblichiamo integralmente tra gli allegati in fondo all’articolo) la consigliera comunale di Cambierà Samantha Tardi, presente al convegno.

Tardi sottolinea «la totale e completa assenza di norme e regole per cui gli imprenditori del settore si sentono presi completamente in giro dalle istituzioni, le quali consentono liberamente, a chiunque, di potersi improvvisare ricettore turistico, senza alcun obbligo né fiscale né imprenditoriale, in barba a chi soffoca di burocrazie ed imposte ogni mese».

«La questione – prosegue Tardi – necessita di trasparenza, legalità, collaborazione tra le parti, sia per l’ottenimento di tutti i dati statistici necessari, sia per l’applicazione di norme fiscali chiare e, non ultima, una regolamentazione in termini di sicurezza – si pensi ai problemi di terrorismo internazionale e di quanto questi sistemi, così come gestiti ad oggi, rappresentino un aiuto incredibile per i balordi di potersi nascondere ed alloggiare nell’anonimato. Secondo l’Assessore Corsini il fenomeno non va demonizzato: esso non crea concorrenza, ma solo nel momento in cui vengono stabilite regole chiare. Altro punto spinoso è dettato dalla tassa di soggiorno, la quale viene totalmente bypassata dai sistemi di Sharing Economy, creando differenze enormi tra le varie categorie, nonché determinando ammanchi notevoli nelle casse comunali». Tardi prosegue elencando poi gli obblighi a cui è sottoposto un albergatore, non richiesti invece in Airbnb. «Riteniamo, quindi – termina la nota di Cambierà – che sia prioritario, oltre ogni ragionamento postumo, istituire un tavolo di confronto immediato tra Comune, Regione e stakeholders per l’istituzione di un regolamento legislativo e normativo chiaro, ma soprattutto equilibrato, affinché non siano sempre i soliti a dover pagare: o rigidità eccessiva per tutti, o alleggerimento delle norme per chi già ne è sottoposto ed inserimento delle stesse anche ai nuovi imprenditori ricettivi 2.0. Sarebbe quindi opportuno che le associazioni di categoria si muovessero in questo senso con una discreta urgenza, piuttosto che soffermarsi sugli entusiasmi di quello che potrebbe essere – sviluppo economico sociale, nonché potenziale aumento di associati – ma allo stato attuale, chiaramente, non è».

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