«Dalla Pigna solo polemiche politiche di piccolo cabotaggio»

I vertici di RavennAntica respingono le accuse sollevate dalla lista di opposizione in merito alla liquidazione della srl in capo alla Fondazione

Onda Mosaico Museo Classe

Il grande mosaico “Onda“ in fregio all’ingresso del museo storico-archeologico a Classe di RavennAntica la cui apertura è prevista nel 2018.

Non ci stanno i vertici della fondazione RavennAntica – nel caso l’ex presidente e ora assessore comunale alla cultura Elsa  Signorino, e gli attuali vicepresidente vicario Lanfranco Gualtieri e direttore Sergio Fioravanti – chiamati in causa dalla lista di opposizione in consiglio comunale La Pigna, ad essere accusati di una presunta malagestione della srl recentemente liquidata e “assorbita” dalla Fondazione dopo un “buco di bilancio” di 170mila euro che aveva portato al fallimento dell’impresa (vedi articoli correlati).

«La Fondazione RavennAntica, nel pieno rispetto del proprio statuto, stabilendo che tutte le cariche sociali venissero esercitate a titolo gratuito – precisano in un comunicato inviato alla stampa i dirigenti di RavennAntica – nel 2010 ha costituito una società a responsabilità limitata, RavennAntica Srl, allo scopo di partecipare a un bando di gara pubblicato dal MiBact finalizzato alla gestione dei servizi aggiuntivi nei monumenti statali ravennati, tra i quali Sant’Apollinare in Classe. RavennAntica Srl ha partecipato come capofila di un raggruppamento di imprese che annoverava al suo interno le maggiori società nel campo dell’editoria e della gestione di servizi museali, come Skira e Sycomor, gestore di servizi anche per i musei del Bardo, Venaria Reale, e Versailles. Purtroppo non sempre nelle gare la qualità paga e il raggruppamento non si aggiudicò l’appalto. A fronte di tale esito la Fondazione RavennAntica decise per un diverso utilizzo dell’Srl, sempre nell’ambito del suo oggetto sociale. Nel 2008 la Fondazione aveva realizzato in Siria un importante progetto di restauro e formazione di restauratori per conto del Ministero degli Affari Esteri, progetto condiviso con Soprintendenze, Università di Bologna e Opificio delle Pietre Dure, culminato con la visita del Presidente Napolitano a Damasco. A seguito del buon esito di quel progetto la Fondazione aveva avviato rapporti in fase di avanzata definizione con Paesi del Mediterraneo come Tunisia e Libia. A tal fine la Fondazione decise di indirizzare questa attività di restauro del mosaico antico alla Srl, con l’obiettivo di acquisire nuovi appalti, nella duplice intenzione di portare la competenza di Ravenna nel mondo e di realizzare proventi da reinvestire nella Fondazione stessa. Purtroppo questo percorso è stato interrotto per via dei noti drammatici eventi che hanno reso impraticabile ogni aspettativa di realizzazione. Tuttavia fino al 2014 si è cercato di superare la congiuntura, riuscendo anche a realizzare alcuni prestigiosi progetti in Francia, che però hanno avuto tempi di realizzazione più lunghi del previsto e non sono stati sufficienti a mantenere gli equilibri di bilancio».
«La mancanza di concrete prospettive ha quindi indotto la Fondazione a concludere l’esperienza societaria – prosegue la nota di RavennAntica – ereditandone le attività residue, che comprendevano anche crediti per un valore di circa 20mila euro e il subentro nei lavori in corso per un valore di circa 50mila euro. Nonché attraverso l’acquisto, per soli 1000 euro, dell’attestazione Soa (Attestato di Qualificazione Professionale) necessaria per proseguire in proprio i lavori. 
Nessun debito è stato ripianato alla ditta Prp di Paola Perpignani. Tutti gli atti relativi all’Srl sono stati costante oggetto di confronto, approvazione e verifica nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione. Per quanto riguarda i Laboratori di Restauro e l’assetto strumentale della Srl, si sottolinea che la Fondazione RavennAntica ha proceduto in data 10 luglio 2009 alla promulgazione di un avviso pubblico, uscito sulla Gazzetta Ufficiale e sulle maggiori testate nazionali e locali, con il quale sono stati selezionati il responsabile del Laboratorio, i restauratori e le aziende disponibili a partnership con la Srl, nonché eventualmente interessate alla cessione della Soa. 
Preme peraltro sottolineare che la selezione, condotta in ragione di stringenti requisiti di professionalità, è stata effettuata da una commissione formata dal direttore di RavennAntica, un professore dell’Università di Bologna e un restauratore esperto della Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna. L’esistenza del Laboratorio di Restauro all’interno della Fondazione è in tutto analogo a quanto accade nei maggiori musei del mondo (come Venaria e Musei Vaticani) ed è strettamente funzionale alla gestione delle attività di istituto della Fondazione (Museo, area archeologica, sale espositive). Nel caso specifico tale istituzione è frutto di un’intesa sottoscritta con Università di Bologna e Soprintendenza già nel 2008».
«La Fondazione RavennAntica in quindici anni di attività ha restituito al pubblico siti altrimenti indisponibili, come la Domus dei Tappeti di Pietra, il complesso di San Nicolò – Museo Tamo, la Cripta Rasponi e l’Antico Porto e sta procedendo all’ultimazione del Museo di Classe – conclude il comunicato – . Ha realizzato in collaborazione con Soprintendenze e Università importanti attività di scavo, studio e ricerca, allestito sette mostre temporanee di rilievo nazionale, progettato attività laboratoriali per i più piccoli ed oggi ha nei suoi siti oltre 150mila visitatori all’anno, con introiti da biglietteria e bookshop pari a circa 450mila euro. Con i suoi giovani ed esperti quaranta collaboratori è una realtà di tutto rilievo che non merita di essere coinvolta in polemiche politiche di piccolo cabotaggio».

Mosaico Pesce RavennaAnticaA queste dettagliate precisazioni la lista civica La Pigna non ha fatto mancare un’ulteriore nota polemica: «La replica del trio Signorino – Gualtieri – Fioravanti è davvero inquietante – scrive la coordinatrice Veronica vellichi –. Comunicano ai ravennati che hanno fatto deliberare al Consiglio di amministrazione della Fondazione Ravenna Antica la costituzione di una srl con lo scopo di partecipare ad una gara d’appalto. Appalto perso pure miseramente. Un qualsiasi amministratore capace avrebbe invece optato per un’Associazione Temporanea di Imprese, da costituirsi una volta aggiudicato l’appalto. Ma d’altra parte, a differenza delle aziende private, a pagare i costi – e in questo caso anche le perdite – ci pensa il Comune (leggasi i cittadini) e non certo i tre con le loro tasche. […]  Gioverà ricordare, anche ai tre, che la Fondazione riceve cospicue contribuzioni annuali dal Comune di Ravenna e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna – conclude la controreplica della Pigna –. Quindi, è lecito dedurre che buona parte dei soldi ricevuti dal Comune siano serviti a ripianare le perdite dovute ad una gestione a dir poco criticabile. A quanto pare, per i tre soggetti in questione non vale la regola che chi sbaglia paga. Ecco perché la nostra denuncia non si fermerà qui. I responsabili devono andarsene a casa, e se avessero solo un minimo di dignità rassegnerebbero le dimissioni. Utilizzare i soldi dei ravennati per i propri fallimenti gestionali è da irresponsabili».

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