Il Pri si spacca, Gambi si candida a segretario: «La città è contendibile al Pd»

Una buona fetta del gruppo dirigente si unisce in una mozione che vuole rendersi autonoma dai Dem. Dure critiche all’operato di Eugenio Fusignani

 

PriIl Partito Repubblicano si è spaccato.  Dopo almeno un anno di tensione interna, con buona parte del gruppo dirigente che non vedeva di buon occhio il triplo ruolo di Eugenio Fusignani (vicesindaco, segretario comunale e segretario provinciale) l’Edera va al congresso comunale del 18 giugno con una mozione che vede in prima fila gli ultimi segretari del partito. Sarà Paolo Gambi a diventare segretario nel caso in cui la mozione congressuale, firmata da membri noti del partito, dovesse risultare maggioritaria nelle circa 40 sezioni del territorio comunale. Un migliaio gli iscritti chiamati al voto.

La mozione arriva ad un anno dal ballottaggio che ha visto il Pd vincere e Michele De Pascale diventare sindaco. I rappresentanti del Pri in Comune oggi sono, oltre a Fusignani in giunta, l’ex vicesindaco di lungo corso Giannantonio Mingozzi (capogruppo in consiglio) e la consigliera Chiara Francesconi. Alla fronda guidata da Gambi non piace il modo in cui si sta portando avanti questa legislatura con un metodo giudicato troppo subalterno al Partito Democratico. «Abbiamo saputo dai giornali – ha spiegato Gambi, insieme a Fabio Bocchini, Luisa Babini e Aride Brandolini in conferenza stampa – che c’era stato il finanziamento alle scuole private Fism e che il partito aveva votato a favore». Una questione che, sostiene invece l’ex segretario, si sarebbe dovuta discutere in direzione visto che la convenzione sulle Fism è stata sempre un terreno di scontro con il resto della maggioranza. Altro caso andato di traverso è la decisione di De Pascale di lasciar pedere il progetto di spostamento della stazione, uno deigli storici punti chiave programma del Pri. «La nostra permanenza nella maggioranza era in particolare legata a due temi: avere una voce in capitolo sulla governance dell’Ausl e cominciare a parlare seriamente del sistema Romagna».  Punti non esattamente all’ordine del giorno della giunta.

Ecco dunque che Gambi lancia quella che potrebbe essere la chiave di svolta per i repubblicani ravennati: «La città è contendibile al Pd». In altre parole se tornasse a sedersi sulla poltrona di segretario comunale, Gambi aprirebbe una riflessione che potrebbe portare il Pri, se non ad uscire dalla maggioranza, a non allearsi ai Dem alle prossime elezioni. Certo, si parla di un lasso di tempo politicamente lungo (quattro anni) ma è la prima volta che una larga parte del gruppo dirigente esce allo scoperto. D’altra parte, è la riflessione di sintesi contenuta nella mozione Gambi, il partito se continua così rischia di sparire. «Abbiamo ottenuto due consiglieri solo grazie al meccanismo elettorale della coalizione, se ci fossimo presentati da soli per la prima volta saremmo rimasti fuori dal consiglio comunale». Inoltre «il Pd ha preso il 46,5%» quindi non è più partito di maggioranza assoluta. In queste condizioni, «se non cambiamo passo rischiamo di essere travolti». La ricetta proposta è quella di cominciare a costruire un’alternativa al Pd, guardando alle forze civiche cittadine perché «con la destra non siamo disposti ad allearci».

Dure le critiche rivolte a Fusignani. Si parla di un «vuoto di proposta politica e programmatica» e si sottolinea la necessità di dividere la guida del partito da quella del rappresentante politico in giunta. Il gruppo che si oppone al vicesindaco vuole rilanciare «una stagione di forte autonomia» che eviti al Pri di essere «visto e percepito come il permanente alleato di un Pd che, oltretutto, oggi non è neppure in grado di giocare una effettiva leadership nella città».

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