Un centinaio le persone che si sono ritrovate nella mattinata di domenica 27 agosto, fuori dal cimitero di Ravenna, per ricordare il gerarca Ettore Muti morto nell’agosto del 1943 a Fregene ma originario di Ravenna e qui sepolto fino a pochi mesi fa. La famiglia infatti, da sempre contraria a questo tipo di celebrazioni, le ha fatte incenerire e le ha portate via qualche mese fa. La manifestazione, che tante polemiche e critiche aveva suscitato e che per la prima volta, data la mancanza delle spoglie, è stata realizzata senza la celebrazione di una messa in ricordo del defunto (non autorizzata dal Vescovo che ne aveva spiegato le ragioni) si è svolta sotto la sorveglianza dei Carabinieri e senza problemi, senza saluti romani o slogan apologetici. A pronunciarsi contro la manifestazione, nelle scorse settimaane, erano stati parlamentari e il sindaco stesso e, infine, i segretari comunale e provinciale del Pd Alessandro Barattoni ed Eleonora Proni: «Il fascismo non è tollerabile, il fascismo non è un’opinione: è un reato, dal 1952. La memoria della Resistenza è un patrimonio che ci accomuna, perciò quest’estate abbiamo partecipato, in collaborazione con la Consulta Antifascista della Provincia di Ravenna, alla raccolta di firme contro la celebrazione annuale di Ettore Muti e siamo a fianco dell’Anpi e dei sindacati nella loro presa di posizione riguardo alla commemorazione. Siamo convinti che impedire la propaganda e l’apologia di fascismo con le ideologie razziste e xenofobe mai sopite non sia liberticida.

Per questo continueremo a impegnarci quotidianamente affinché si possa definitivamente impedire la rievocazione di un gerarca fascista». Ma, appunto, la commemorazione si è tenuta anche quest’anno, sebbene in modo diverso dagli altri anni, organizzata dagli Arditi d’Italia e con l’annunciata adesione di Forza Nuova Ravenna. Secondo quanto riportato dall’Ansa, i partecipanti provenivano da più parti d’Italia.