Applausi e folto pubblico per l’ex segretario Pd, oggi senza incarichi, per la “lectio magistralis” alla Festa nazionale dell’Unità
Applausi e pubblico da grandi occasioni, venerdì 31 agosto, per l’arrivo a Ravenna alla festa nazionale dell’Unità di Walter Veltroni impegnato in quella che il programma annunciava come una “lectio magistralis” su cosa significhi essere di sinistra oggi. Del resto Veltroni è un padre nobile del partito, primo segretario del partito, oggi senza incarichi, dopo una lunghissima militanza politica.
Ascolto dei bisogni delle persone, umiltà, capacità di intercettare e capire le paure di un mondo che dopo la caduta del Muro è stato sconvolto da terrorismo, guerre, la più lunga recessione della storia, i processi di digitalizzazione. Ma tutto questo non ha fatto scomparire il bisogno e il popolo della sinistra, che esiste da sempre. E in una quasi connessione ideale con il discorso di Pepe Mujica del giorno prima, Veltroni dice: “Spartaco non sapeva di essere sinistra, ma in quella rivolta contro l’ingiustizia e la sopraffazione c’è la sinistra”. Dunque la sinistra, secondo Veltroni, è connaturata all’esigenza di lottare per un mondo più equo, più pacifico, più multiculturale, “è quella che ha cambiato il mondo”. La sinistra è quella che davanti a persone in mare pensa prima di tutto a salvarle, ma che chiede anche a tutti il rispetto della legge. E difende lo stato di diritto.
Ha citato gli orrori dei campi nazisti così come quelli dei gulag per ricordare che la “democrazia non è data per sempre” e che attraversiamo una fase storica dove tante persone potrebbero essere disposte a rinunciare a un po’ di libertà, per avere maggiore sicurezza. Ha citato la Repubblica di Weimar, perché, troppi fili sembrano in questo momento riannodarsi come accadde allora, nella Germania in cui poi dilagò il nazismo: la debolezza della democrazia, la crisi economica, la paura dell’altro. Da quei traggono linfa i movimenti sovranisti contro cui la sinistra si troverà a combattere nelle prossime europee.
Ecco perché il Pd deve ritrovare la sua forza, deve offrire una proposta alla domanda di sinistra che c’è nel paese. “Il Pd non è nato per essere una federazione di correnti” ha detto Veltroni incassando forse gli applausi più scroscianti. E ha bacchettato i dirigenti anche per le recenti polemiche interne. “Il Pd non deve inseguire nessuno, non deve essere come Zelig” ha aggiunto in un passaggio particolarmente efficace che è suonato anche questo come un rimprovero a scelte passate, “dobbiamo essere noi stessi, noi siamo sinistra”.