I Repubblicani attaccano: «Dalla Lega al Pd, la crisi dell’offshore ha molti padri»

I Dem attaccati dagli alleati del Pri ma anche dagli avversari del M5S: «Trivelle da bloccare per sempre». La Lega: «Bonaccini patetico»

Stefano Ravaglia, segretario comunale del Pri e candidato alle elezioni regionali, non fa sconti al Pd: la crisi dell’offshore ha molti responsabili. «Il declino del settore Oil & Gas e la relativa diminuzione degli occupati riguarda molte aziende e molti lavoratori del nostro territorio»

Una crisi quello di questo settore di cui Ravenna è una delle capitali mondiali «che ha molti padri: dal Governo giallo-verde che ha messo all’indice “le trivelle”, a quello attuale in cui un PD troppo timido non riesce a fare sentire la propria voce in materia; il “gretismo” imperante fa di tutti i combustibili e materie prime fossili, un unico calderone senza distinguere quelle, come il gas naturale di cui il nostro mare e il nostro territorio sono ricchi che possono essere una transizione a basso profilo ambientale, verso la green economy. In questo modo si segna in maniera irreversibile l’economia legata a questa preziosa materia prima, senza sfruttare il know how che ne potrebbe derivare verso la riconversione».

Conclude Ravaglia: «Il comportamento schizofrenico dell’attuale Governo è rappresentato poi dalla conferma dell’IMU sulle piattaforme off shore di cui il principale beneficiario sarà il bilancio statale e non gli enti che le ospitano nel loro territorio.Solo i Repubblicani in questi anni hanno difeso il comparto senza se e senza ma e nella campagna elettorale regionale in corso, sarà un tema costantemente di attualità nella nostra agenda perché se come dice il presidente Bonaccini che convintamente sosteniamo, “solo il lavoro dà dignità ai cittadini”, il primo impegno deve essere la salvaguardia di chi è già occupato e la difesa delle competenze per creare nuovi posti di lavoro».

Sull’altro fronte arriva l’attacco di Simone Benini, candidato del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione: «Bonaccini in tour a Ravenna parla di sbloccare le trivelle in Adriatico. Alla faccia della lotta ai cambiamenti climatici, degli applausi per i ragazzi Fridays for Future e la salvaguardia dell’eco-sistema marino».

Continua il pentastellato: «Bonaccini, rivolgendosi a quei sindacalisti che chiedono di riaprire le trivelle, si è anche vantato dicendo: “Noi, col governo Gentiloni avevamo portato avanti un lavoro per tornare agli investimenti sull’upstream”, pensando di guadagnare voti. Il M5S al governo invece ha detto basta. Dunque, il candidato di Pd e altre liste che dell’ambiente dovrebbero fare una bandiera mostra la sua vera faccia: quella fossile. Ecco perché il Movimento 5 Stelle corre da solo alle elezioni regionali. Meglio soli che male accompagnati. Grazie al Movimento 5 Stelle al governo nazionale, dal marzo 2019 abbiamo imposto uno stop a nuove trivellazioni (ora contestato pure dalla Lega) e in Finanziaria siamo riusciti a moltiplicare per 25 i canoni per le concessioni, che passano da 57 euro a chilometro quadrato a 1481 euro al chilometro quadrato. Non venivano toccati dal 1998! Quella contro le trivellazioni marine e terrestri, è una battaglia che il Movimento 5 Stelle porterà sempre avanti. Più forza al Movimento 5 Stelle, più forza a rinnovabili ed efficienza energetica e tutela di mare e territorio».

Sul tema interviene anche la Lega, con Jacopo Morrone e Samantha Gardini: «“E’ patetico Stefano Bonaccini che, a Ravenna, promette ai lavoratori e al comparto Oil&Gas che il Governo si interesserà di loro in un futuro indeterminato. Parole vane da cui emerge che né Bonaccini, né il Pd ravennate possono influenzare il governo giallorosso, che ha penalizzato questo settore, mettendo in ginocchio l’economia ravennate. Come emerge dai licenziamenti collettivi già annunciati. Bonaccini pensa alle elezioni del 26 gennaio, il resto non conta. Sta girando come una trottola per la regione promettendo opportunità e risorse a tutti. Ma non potrà mantenere gli impegni presi. E’ evidente. Bonaccini ha governato per cinque anni ma ha lasciato a piedi molti territori. Non ha entrature a Roma come si evince dalle batoste che il Conte bis ha inflitto a settori trainanti dell’Emilia Romagna, dalle attività petrolifere, al packaging al saccarifero. Plastic tax e sugar tax influiranno pesantemente sull’economia della nostra regione, ma Bonaccini preferisce sorvolare su questi problemi che potrebbero far sorgere seri interrogativi nel suo elettorato. Per non parlare della cosiddetta svolta green. Un altro tranello storico della propaganda di Bonaccini. Indaghi un organo terzo sui siti inquinati e ci dica il candidato del PD come intende risolvere, per esempio, il problema dello smaltimento dei rifiuti speciali che sta gravando di costi insostenibili e di incertezze le aziende coinvolte. Uno dei tanti aspetti irrisolti dello smaltimento rifiuti in regione».

Pietro Vandini, ex 5 stelle nella lista “Bonaccini presidente” in quota Italia in Comune: «Entro il 2030 si raggiungerà il picco di utilizzo dei combustibili fossili e in questo percorso il gas naturale sarà la fonte fossile di transizione. Tutti gli investimenti in ricerca ed utilizzo del gas naturale hanno un arco temporale di ammortamento che non supera i prossimi 15 anni? Se la risposta è si, allora impostare un percorso che non prevede questi passaggi è assurdo ed insensato. Se invece la risposta è no allora significa che parliamo di investimenti che nessun imprenditore farebbe o dovrebbe fare. Ipotizzare investimenti che richiedano un arco temporale maggiore per essere sostenibili significa portare inevitabilmente a sprecare milioni di euro in “stranded asset”, ovvero beni immobilizzati che rimarranno dove sono a causa della diminuzione della domanda. Questi sono i ragionamenti che deve fare la Politica senza limitarsi solo aguardare agli attuali posti di lavoro da preservare e da tutelare, ma bensì anche a quelli che potrebbero non essere creati per le generazioni future, che spesso purtroppo trovano meno spazio rispetto ai primi ma che rappresenterebbero un grido di aiuto da parte dei nostri giovani. Voglio ribadirlo nuovamente, i primi ed imprescindibili passi sono quelli disostenere con ammortizzatori sociali le criticità relative a questa crisi disettore e allo stesso tempo impostare un piano decennale che tracci chiaramente la strada da seguire».

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