Regionali, il centrosinistra al rush finale: «Per vincere serve l’aiuto di tutti»

L’appello di Bonaccini, Zingaretti e De Pascale al pubblico dell’Almagià tra spinta identitaria e stoccate agli avversari: “Salvini? Il migliore a parlare di problemi, il peggiore a risolverli”

Bonaccini Candidati Regionali

Stefano Bonaccini con i candidati ravennati delle liste che lo sostengono

La chiave di lettura della serata di chiusura della campagna elettorale provinciale per le regionali del 26 gennaio la offre Rudy Gatta, consigliere comunale che introduce gli ospiti nella parte per lui insolita del “presentatore” in un Almagià zeppo di pubblico: «Credo che siamo tutti chiamati a fare anche qualcosa in più, che non siamo abituati a fare, in questa settimana che manca al voto».

Il rush finale della campagna del presidente uscente e ricandidato alla presidenza dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini sta infatti in una sorta di “chiamata” al popolo che lo sostiene perché «questa battaglia si vince nei bar, sugli autobus, al mercato, in mezzo alla gente, guardando le persone negli occhi, parlando con tutti, anche con chi ha votato Lega alle ultime politiche».
O magari convincendo i grillini a fare come la consigliera Sensoli, optare per il voto disgiunto. C’è bisogno di tutti, ripete Bonaccini, nemmeno sei liste a sostegno e 24 candidati nella sola provincia di Ravenna possono bastare.

E a spendersi è in primis Michele De Pascale, che apre la serata. Il sindaco rivendica l’elemento identitario di appartenenza a questa regione e sottolinea l’inadeguatezza della candidata avversaria. Fino a suggerire che a Veneto e Lombardia farebbe di certo comodo un’Emilia-Romagna più debole, meno capace di attrarre investimenti.

Nicola Zingaretti

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti

Dal locale al nazionale, in una campagna che ha visto Salvini già più volte sul territorio (e che ancora lo vedrà fino al 24), arriva per la prima volta il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti che solo pochi giorni fa ha annunciato in un’intervista l’intenzione di rifondare il partito. Ma la faccenda è rimandata a dopo le elezioni, e adesso ci sono parole solo per la sfida da vincere. Ecco dunque il repertorio ormai classico. L’attacco alla Lega e Salvini, «il migliore a parlare delle paure degli italiani, il peggiore a trovare soluzioni».
La novità sta invece forse nel fatto che Zingaretti può finalmente rivendicare l’operato del governo giallorosso per quanto riguarda l’abbassamento delle tasse per 16milioni di lavoratori e i 4miliardi per il fondo della sanità pubblica, ma anche lui ci tiene più volte a sottolineare che quello di domenica 26 è un voto per la regione e non sul governo, al contrario di quanto dicono i leader di centrodestra.

Nel suo discorso c’è la memoria della Resistenza e lo sguardo a chi sta nascendo oggi, la storia di questa regione capace di creare ricchezza e insieme di essere solidale e l’appello per la “politica bella” che si occupa degli altri, di chi ancora non è nato, di chi avrà vent’anni tra vent’anni. Dall’imprenditore al disoccupato, il discorso di Zingaretti è al solito piuttosto ecumenico e non proprio all’insegna della concretezza (se non sul tema della sanità pubblica, che riceverà non a caso calorosissimi applausi). Ma al candidato Bonaccini rivolge forse il complimento più efficace: «Un uomo che non prende ordini dal suo segretario di partito, perché risponde sempre ai cittadini». Il sottinteso è: si potrebbe dire lo stesso di Borgonzoni, praticamente eclissata dal segretario della Lega?

Zingaretti De Pascale Barattoni

Zingaretti con il sindaco De Pascale e il segretario provinciale Pd Barattoni

Ed eccolo allora Bonaccini, con l’energia di sempre nonostante l’ora e il lieve abbassamento di voce. Del resto la posta in gioco non permette defaillances. Eccolo a rivendicare una serie di risultati della sua amministrazione e gli obiettivi del futuro. La più grande soddisfazione? «Aver visto abbassarsi dal 9 al 5 percento il tasso di disoccupazione». «Sono 113mila i posti di lavoro recuperati in questi cinque anni» dice ancora. Ed è così che si potranno liberare risorse che dovranno andare a una copertura totale degli asili nido per tutti all’attenzione ai bisogni degli anziani, in numero sempre crescente, per contrastare la denatalità e incentivare il lavoro femminile da un lato e aiutare le famiglie alle prese con il tema della non autosufficienza dall’altro. E qui non risparmia la stoccata agli avversari che vogliono invece un assegno per le madri che rinunciano al lavoro per mostrare la diversità di vedute in gioco. Parla di rivoluzione verde, di ambiente, di trasporto sostenibile con progetti come la metropolitana di superficie che dovrà collegare Cattolica ai lidi ferraresi, oppure il trasporto scolastico gratuito per gli studenti emiliano-romagnoli, rivendica l’aumento delle presenze turistiche, attacca l’idea di dividere la regione in Emilia e Romagna creando così due debolezze invece di una forza, elenca i viaggi che lo hanno portato fino alla Silicon Valley e a Shanghai per stringere accordi, cercare investimenti dall’estero in Italia e nuovi mercati per i prodotti agroalimentari e aumentare ancora l’export (in cui la Regione ha uno dei suoi primati).

Economia, cultura, welfare, c’è di tutto un po’ nel suo discorso e non manca naturalmente l’attacco agli avversari ormai diventato un mantra: «Salvini qui è il benvenuto, ma dal 27 non lo vedrà più nessuno, come non lo hanno più visto in Sardegna o in Abruzzo, mentre io qui ci vivo, questa è casa mia» Il governo? «Invece che stare tutti i giorni a sottolineare le differenze dicesse cosa sta facendo di buono e darebbe una mano anche a me».
La sensazione è però che sarebbe soprattutto una sua vittoria il 26 gennaio a dare una mano al governo. E che quella eventuale vittoria lo lancerebbe inevitabilmente tra i leader nazionali più forti del Pd o di quello che diventerà il Pd.

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