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I progetti del sindaco: «In darsena una Casa della Salute e una biblioteca»

Un nuovo edificio che ospiterebbe anche i Servizi sociali per liberare i locali di via Aquileia dove collocare spazi per lo studio. Il conto del Covid: un anno di pandemia è costata 7 milioni alle casse del Comune

Nel bilancio tra maggiori spese per aiutare famiglie e imprese e qualche risparmio per la cancellazione di alcuni servizi, il primo anno di Covid ha presentato un conto di circa sette milioni di euro al Comune di Ravenna. Lo afferma il sindaco Michele de Pascale: «Nel bilancio 2020 abbiamo messo in campo sette milioni di euro di risorse, in larga parte detrazioni fiscali e aiuti alle imprese: la riduzione della Tari, della Tosap, contributi a fondo perduto». Per le coperture si è fatto ricorso alle risorse messe da parte, «accumulate come riserva negli anni», ma si è fatto affidamento anche sul salvadanaio delle partecipate: «Le società pubbliche hanno fatto distribuzione straordinaria di riserve. E poi sono arrivati sostegni dal Governo».  Le riflessioni sui costi fanno parte di una lunga intervista di fine mandato che la redazione di Ravenna&Dintorni ha fatto al primo cittadino l’1 marzo (a questo link potete sfogliare il giornale con la versione integrale).

L’obbligo di ricorrere allo smart working per le pubbliche amministrazioni ha inciso sulla produttività del Comune? «Siamo fra i Comuni italiani con la minore differenza fra quanto avevamo messo a preventivo e quanto abbiamo effettivamente appaltato. Nell’anno del Covid abbiamo appaltato più di 50 milioni di opere pubbliche, perché abbiamo usato lo smart working con intelligenza e poca ideologia».

L’emergenza Covid ha mostrato in modo plastico anche a Ravenna la sofferenza delle strutture sanitarie pubbliche. Il post-pandemia viene delineato da più parti come uno scenario di investimenti sulla salute. A Ravenna c’è un intervento in particolare: «Il tema è se l’Italia vuole portare la spesa sanitaria agli stessi livelli della Germania. Se è così, ci sono le risorse per fare gli investimenti non fatti negli ultimi trent’anni lasciandoci fragili davanti al Covid. Per Ravenna vorrebbe dire oltre all’ampliamento di pronto soccorso, terapie intensive e blocco operatorio (già presentato alla stampa, ndr), la nuova palazzina materna-infantile, che sarebbe un bel segnale per il post Covid».

E poi la Casa della Salute in Darsena, di cui si è già parlato. «Dovrà essere un altro polo di servizi sanitari dall’altra parte della città rispetto all’ospedale. La dico con un’espressione che rende l’idea per i ravennati: un altro Cmp. Quindi prelievi, medici di medicina generale, prestazioni ambulatoriali, radiografie e una ventina di posti letto su dimissioni protette o per evitare di andare in ospedale. Sarà un edificio di nuova costruzione per esigenze di criteri sismici, anche se dovesse sorgere su un’area dove ora c’è già qualcosa: andrebbe abbattuto. Dentro metteremo anche i servizi sociali liberando così gli spazi oggi occupati in via Aquileia dove potrebbe trovare spazio una biblioteca con un’aula studio, così che la Darsena non sia più un quartiere sprovvisto. Si può fare in tre anni dal momento in cui si parte».