La sinistra che si allea con il Pd: «Non stiamo facendo un partitino»

L’assessore uscente Baroncini (Mdp), si candida con Ravenna Coraggiosa: «Non basta l’intransigenza, il rischio è fare solo testimonianza»

Ravenna Coraggiosa

Militanti di Ravenna Coraggiosa piantano un albero in città in occasione di ogni loro iniziativa ellettorale

Gianandrea “Giangi” Baroncini, assessore all’Ambiente del Comune di Ravenna, era il “volto giovane” del Pd, quello di sinistra, che si occupava (tra le altre cose) della Festa dell’Unità. Nel 2017 la decisione di lasciare quella bandiera «che non sento più mia» – disse – e seguire Bersani, Errani & Co. nell’esperienza Articolo 1-Mdp, che ora è confluita in Ravenna Coraggiosa, con cui l’assessore uscente si candiderà al consiglio comunale alle elezioni del prossimo ottobre. Nella lista più a sinistra della coalizione che sostiene il sindaco uscente De Pascale – con un altro membro della giunta uscente, Valentina Morigi, che però dopo due mandati da assessora non si candiderà al consiglio.

Con Coraggiosa si esaurisce quindi l’esperienza di Articolo 1?
«Nel riscoprire la centralità della salute, dell’ambiente, del ruolo dello Stato nella sanità e nella scuola, con la pandemia è emersa l’esigenza di una nuova visione. Aumentano le disuguaglianze e dobbiamo battere la destra che gioca su paure, fragilità e solitudini. E farlo da protagonisti di una coalizione progressista. Siccome quello che c’è non basta e quello che serve ancora non c’è, abbiamo costruito Ravenna Coraggiosa, chiedendo a tante persone di aderire, discutendo apertamente, superando con generosità le provenienze, cercando di non passare per accordi tra gruppi dirigenti intrisi dalla logica del “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. Una missione che si sposa bene con la storia di Articolo 1, nato per costruire un nuovo campo e una sinistra larga e popolare».

Perché c’è bisogno di una sinistra oltre il Pd, ma con il Pd?
«Era un bisogno vero alle Regionali di un anno fa, era vero a Faenza e Imola a settembre scorso ed è ancora più necessario ora dopo il Covid. Serve una forza che provi a rappresentare le battaglie che hanno riempito le piazze in questi anni – dalle Sardine al Black Lives Matter, al no Pillon – e che possa produrre le discontinuità necessarie sia nelle politiche locali che nella costruzione di un nuovo campo progressista, ecologista e femminista, per raccogliere quanto di buono è nato dall’esperienza giallo-rossa, dal Pd al M5S di Conte».

Gianandrea Baroncini Assessore Leu

Gianandrea Baroncini

Ma è davvero possibile spostare a sinistra l’azione di governo?
«Noi ci crediamo, e se pensiamo al “patto per il lavoro e per il clima” o alla gratuità del trasporto scolastico in regione, capiamo quanto siano state importanti le nostre idee. Lo stesso a Ravenna, dai progetti per le nuove forestazioni, l’unica cattura di CO2 che ci piace, al polo energetico in Adriatico con eolico, fotovoltaico galleggiante e idrogeno verde, dal Paesc a tutte le misure in campo sociale per provare a non lasciare indietro nessuno».

Alla fine, però, sembra decidere sempre il Pd…
«Dove ci siamo portiamo le nostre idee, senza referenzialità. Poi chiediamo alla comunità di sostenerci: più siamo e più possiamo contribuire alle discussioni».

Perché ha lasciato il Pd?
«Vorrei parlare del futuro più che del passato. Sono passati anni e tanta acqua sotto i ponti dal renzismo spinto e la rottamazione. Renzi aveva portato il Pd su posizioni che mettevano in discussione il progetto stesso su cui era nato e di lì la mia scelta di seguire Bersani, Errani, Cecilia Guerra, Epifani che ricordo con affetto a pochi giorni dalla sua scomparsa».

Il Pd quindi adesso senza Renzi può dirsi un partito di sinistra?
«La comunità del Pd per come la conosco è pienamente dentro a una proposta progressista, sicuramente a Ravenna. Mi pare poi che i risultati delle primarie di Bologna e Roma, con le nette affermazioni di Lepore e Gualtieri, indichino una chiara direzione che peraltro avevo auspicato. Letta sta portando avanti il lavoro impostato da Zingaretti e ha promesso che aprirà un momento di confronto esterno. Vedremo, serve una maggiore radicalità».

Cosa ne pensa dei tanti partiti di sinistra che si battono anche “contro” di voi?
«Lavorare in una coalizione larga non è una scelta di campo facile, ma la riteniamo utile per provare a cambiare le cose. Ci sono macigni da rompere per stare con gli altri, ma siamo consapevoli che non basta una visione caratterizzata da radicalità e intransigenza a cui non corrisponde una forza adeguata e capace di cambiare le cose, fino al paradosso di rischiare di diventare pura “testimonianza”. Serve massa critica per governare i cambiamenti. Seguiamo con molto rispetto le legittime discussioni nel mondo della sinistra ravennate. Per noi la sinistra e l’ambientalismo possono incidere solo se non si autoescludono e non si mettono a misurarsi ogni giorno tassi di rosso o di verde nel sangue. Non ci sembra la strada utile. La vera sfida è uscire dalle logiche della vecchia politica per costruire una nuova cultura politica di una sinistra popolare e di governo. Non stiamo facendo un partitino. Elly (Schlein, ndr) rappresenta bene questa sensibilità per una sinistra di governo nuova ed inclusiva che non cade nella logica di rappresentare tutti rischiando di perdersi».

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