Anche a Ravenna voci (da sinistra) contro l’autonomia differenziata

Critiche al progetto di legge del governo Meloni da Cgil Flc e Psi. Potere al Popolo lo definisce una «Secessione dei ricchi»

Mappa Italia PoliticaL’autonomia regionale insieme alla riforma semipresidenzialista a cui sta mettendo mano il governo di centrodestra, che ha approvato un Ddl sull’ar- gomento, inizia a far discutere il mondo politico anche locale.
Tra le prime voci contrarie c’è quella della Cgil. In particolare la ravennate Monica Ottaviani, segretaria generale della Flc Cgil Emilia-Romagna, in una nota attacca anche il presidente della regione Stefano Bonaccini (in corsa per la segreteria del Pd) che in passato aveva elaborato proprio una proposta di maggiore autonomia regionale puntando anche sul tema scuola, per quanto diversa da quella dei suoi colleghi leghisti.

«Suona un po’ strano oggi leggere che il presidente della Regione Emilia-Romagna dichiari quella bozza essere irricevibile, e che invochi la mobilitazione senza fare nessuna autocritica rispetto a scelte sbagliate e dannose che hanno contribuito ad alimentare questo inutile dibattito – ha dichiarato la sindacalista –. Serve rigore e serietà non propaganda. Leggiamo che il ministro Calderoli avrebbe qualche dubbio sulla regionalizzazione dell’istruzione. Anche noi, signor ministro. Per noi l’istruzione non va nemmeno sfiorata dal pensiero regionalizzante. Siamo da sempre convinti sostenitori della scuola della Repubblica, la scuola della Costituzione e che il sistema scolastico pubblico nazionale sia l’asse istituzionale preposto al superamento, non solo delle disuguaglianze socio-culturali, ma anche dei divari territoriali e il pilastro necessario al mantenimento dell’unità nazionale. Senza la determinazione dei Livelli Essenziali di Prestazione (LEP) in materia di diritti civili e sociali da garantire alla persona su tutto il territorio nazionale nessun passo verso l’attribuzione di ulteriori forme e partico- lari condizioni di autonomia alle regioni che le richiedono può essere fatto».

Tra le forze politiche si sono già espresse anche Potere al Popolo con un secco no a quella che chiamano la «secessione dei ricchi, destinata a produrre di- suguaglianze, squilibri tra Nord e Sud, privatizzazioni dei servizi, conflittualità tra Stato e Regioni, sia sottolineando le responsabilità delle forze politiche che la sostengono e l’hanno favorita in questi anni».
Netto il giudizio anche dello Psi di Ravenna che in una nota scrive: «L’autonomia differenziata è tutt’altro che innocua: le Regioni potranno incidere sul tipo di cultura che la scuola produce e trasmette col risultato che la scuola sarà meno libera».
Si tratta in effetti di un tema cruciale destinato a suscitare un intenso dibattito.

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