Fratelli d’Italia apre a Lugo una nuova sede in vista delle elezioni amministrative del 2024 in otto dei nove comuni della Bassa Romagna e decide di intitolarla a Giuseppe Compagnoni, il cittadino lughese ritenuto padre della bandiera tricolore, e nasce una raccolta firme tra i cittadini per opporsi a una scelta che i promotori definiscono inopportuna. L’inaugurazione della nuova sede, al numero 10 della galleria Matteotti, è in programma oggi 23 dicembre alle 10.30.
Al taglio del nastro sono attesi l’onorevole Galeazzo Bignami, viceministro alle Infrastrutture, la senatrice Marta Farolfi di Brisighella, il segretario provinciale di Fratelli d’Italia Alberto Ferrero e il coordinatore di Fratelli d’Italia in Bassa Romagna Rudi Capucci. «Questa inaugurazione – ha scritto il partito in una nota – sarà l’occasione per incontrare i lughesi e per ragionare sulle necessità del territorio e sulle peculiarità del mondo produttivo con personalità importanti della politica nazionale e locale».
I promotori della petizione online elencano una serie di ragioni per cui ritenere inopportuna questa intitolazione defininendo Compagnoni un patrimonio di tutti i lughesi e non di una parte politica: «Della triade “Dio, patria e famiglia”, cara a Fratelli d’Italia, al nostro concittadino appartiene ben poco. Nel 1794 abiurò i voti sacerdotali, mosso dall’idea che la religione dovesse essere improntata alla tolleranza, rispettosa degli altri culti e fondata sulla separazione tra Stato e Chiesa. Quanto all’idea di patria, mosso da ideali illuministi, Compagnoni coltivò un’idea sovranazionale, tant’è che fu insignito da Napoleone della corona di ferro del Regno Italico. Essendo stato il primo scrittore italiano a dichiarare la pari dignità di culto, ci si chiede come un partito che, pur avendo preso le distanze dalle leggi razziali, continua a non definirsi antifascista, pur sapendo che fu il fascismo a promulgarle, possa appellarsi all’eredità dell’intellettuale lughese. Non sfugge, infine, che la presenza nel simbolo di Fdi della fiamma, che richiama la memoria dell’autoritarismo mussoliniano, abbia poco a che vedere coi principi liberali di Compagnoni».
Tra i primi firmatari della petizione compaiono ex insegnanti di scuola e storici locali, tra cui anche l’autore di alcune pubblicazioni sulla figura di Compagnoni.