Il sindaco “social” pronto al bis dopo l’alluvione: «Non mi sono mai sentito solo»

Della Godenza: «Abbiamo imparato a gestire l’imprevisto. Grazie ai tanti volontari e alle associazioni: sono stati uno stimolo a continuare»

Luca Della Godenza 2019

Classe 1989, Luca Della Godenza fu eletto sindaco di Castel Bolognese per una lista civica di centrosinistra nel 2019 e, come i suoi colleghi, si è trovato ad amministrare la città nei cinque anni in cui è successo l’impensabile, con il Covid prima e l’alluvione di maggio 2023 poi. A differenza però di altri suoi colleghi del territorio eletti per la prima volta cinque anni fa (in particolare quelli di Solarolo, Casola e Cervia), Della Godenza è pronto a tentare il bis alle amministrative di giugno 2024.

Sindaco, dopo questi difficili cinque anni, non è stato tentato dall’idea di rinunciare? Quante volte si è chiesto “ma chi me l’ha fatto fare”?
«Di certo nessuno si poteva aspettare quello che è successo. Ci siamo dovuti fare carico di responsabiità enormi, anche perché abbiamo gli strumenti per gestire tempi ordinari e invece ci siamo trovati davanti a tempi straordinari. Ho trovato soprattutto una disponibilità immensa di tante persone che ci hanno aiutato e questa è stata una grande forza ed è uno stimolo ad andare avanti».

Covid e alluvione. Quali sono stati i momenti più difficili e drammatici di questo mandato?
«Nella prima parte del Covid non sapevamo con cosa avevamo a che fare, e la notte del 16 e 17 maggio 2023 non credo che nessuno potrà dimenticarla. Ora però sappiamo come gestire l’imprevisto, credo che abbiamo tutti imparato molto».

Soprattutto durante il periodo del Covid, lei si è distinto per un uso dei social che è apparso insieme istituzionale ma anche molto umano e comprensivo, per quanto non le siano state risparmiate critiche.  Chi le gestisce la pagina? Ha un social media manager?
«Gestisco personalmente sia il mio profilo personale, sia quello del Comune e i gruppi Whatsapp dei cittadini, con stili diversi. Mi sono dato delle regole: innanzitutto dire le cose nella maniera più corretta possibile e poi ricordarmi sempre che sto parlando a persone che potrebbero avere un problema che non conosco. Durante l’emergenza Covid in particolare le persone erano divise tra chi voleva proibire di uscire di casa a chiunque e chi invece diceva di aver bisogno di uscire. Credo che la verità stesse un po’ nel mezzo. E credo che sia sempre necessario cercare di capire le ragioni dell’altro, perché soprattutto in quel periodo sono emerse tante fragilità personali e familiari, di cui dobbiamo farci carico. Almeno nell’ascolto».

Castello è stato tra i comuni più colpiti dall’alluvione di maggio. A che punto siamo oggi?
«Bisogna dividere tre livelli. Il primo è quello della sicurezza e posso dire che tanti lavori sono stati fatti per quanto riguarda argini e fogne, da allora abbiamo avuto un’altra piena che abbiamo superato quasi indenni, quindi su questo fronte sono fiducioso. Invece non c’è ancora traccia degli interventi per mitigare in futuro altri eventi simili, che sappiamo ormai potranno verificarsi. Serve un piano attuativo per decidere per esempio le aree allagabili, i rinforzi arginali e le casse di espansione».

A chi spetta questa parte? 
«Alla struttura commissariale. La Regione ha redatto lo studio e consegnato tutto, ma ancora non si vede nulla, credo sarebbe opportuno aprire una riflessione».

E sui ristori, a che punto siamo?
«Questo è il secondo livello. A parte i primi tremila euro, tantissime persone e imprese stanno aspettando e c’è chi davvero ha perso moltissimo. Parliamo di oltre 150 aziende danneggiate, 1.378 persone che hanno richiesto il Cis per i danni subiti, poco meno di 200 che sono state costrette a lasciare le case, 200 ettari di terreni agricoli allagati. In tutto è stato coinvolto il 70 percento del territorio comunale. Su questo serve un cambio di passo».

Anche molti edifici pubblici sono stati coinvolti…
«Il terzo punto è questo. Abbiamo ancora una scuola chiusa, delle quattro allagate, non abbiamo una sala assemblea, uffici dell’anagrafe e dei servizi sociali ancora inagibili. Uno dei motivi per cui vogliamo continuare questo lavoro è anche il ripristino, post alluvione per cui ci vorranno anni».

Quindi il futuro di Castello a cui pensa è soprattutto quello della ricostruzione?
«Non solo, no. In questi cinque anni nonostante tutto si è dato avvio a cantieri storici come la circonvallazione, il casello autostradale e il potabilizzatore che nei prossimi tre anni vedranno il fine lavori. C’è quindi da pensare al futuro, dobbiamo costruire un programma che riesca a interpretare queste novità per la comunità, penso al commercio del centro storico, la viabilità, l’area artigianale per esempio».

Cercherà di allargare la sua coalizione ai 5 Stelle?
«La nostra è una lista civica e cercheremo sicuramente di allargare il più possibile il perimetro a tutte le forze del centrosinistra con cui condividiamo valori e con cui potremo condividere un programma per il futuro della nostra comunità».

Come è stato il rapporto con l’opposizione in questi anni emergenziali?
«Di grande collaborazione, ho sentito grande solidarietà. Da parte mia ho sempre cercato di valorizzare al massimo il ruolo dei consiglieri comunali, che sono di fatto volontari in un comune come il nostro. Per questo per esempio ho portato sia il commissario Figliuolo, sia il Prefetto e la vice presidente della Regione in consiglio comunale. Il ruolo di tutti, opposizione e maggioranza, è fondamentale e va valorizzato il più possibile».

In generale, cosa le ha dato più soddisfazione nei cinque anni passati?
«Il modo in cui, anche attraverso i patti di collaborazione civica e il tavolo sociale, tante persone e associazioni di volontariato ci hanno dato un enorme supporto nella gestione delle emergenze. Mi ritengo molto fortunato, perché non mi sono mai sentito solo, e questo non è affatto scontato. L’aspetto umano e relazionale è stato fondamentale. E quando succede questo, è anche bello fare politica».

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