
Con le elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno sono stati rinnovati gli organi di governo in 14 comuni su 18 della provincia (non si è votato a Ravenna e Faenza, i due comuni più popolosi, e Riolo e Bagnara). Sono andati alle urne 62mila cittadini (su 99mila aventi diritto, su circa 160mila residenti) che hanno scelto i 196 componenti dei consigli comunali (Lugo il più grande con 24 seggi, Casola e Sant’Agata i più piccoli con dieci) e i 14 sindaci. Questi ultimi hanno poi nominato 59 assessori per formare le giunte. Se aggiungiamo sindaci, assessori e consiglieri (98) dei quattro comuni che non sono andati al voto, si arriva a un totale di oltre 350 persone (nei comuni sotto ai 15mila abitanti la stessa persona può essere assessore e consigliere) che amministrano 18 comuni abitati da 390mila cittadini. Quanto costa alla collettività la loro attività amministrativa?
Partiamo dalle giunte. E cominciamo con una precisazione: quello di sindaci e assessori non va chiamato stipendio, anche se è la parola che si usa colloquialmente. La denizione corretta è indennità di funzione: dodici mensilità all’anno (non ci sono tredicesima o quattordicesima). Al termine, esclusivamente per i primi cittadini, c’è un trattamento di fine mandato pari a una mensilità per ogni anno prestato come sindaco. Le cifre sono uguali in tutta Italia e tengono conto della popolazione dei comuni. Una legge del 2021 del governo Draghi ha cambiato le regole per il calcolo con un aumento graduale per tutti arrivato alla cifra definitiva dal primo giorno del 2024. L’indennità di funzione dei sindaci (e in proporzione di vice e assessori) nelle regioni a statuto ordinario (come l’Emilia-Romagna) è definita in rapporto al trattamento economico complessivo dei presidenti delle Regioni. Il parametro di riferimento, per tutti, quindi sono i 13.800 euro al mese dei presidenti della Regione. L’importo viene ridotto in misura percentuale in base al numero di abitanti.
Come mostra la tabella qui sopra, si va dagli undicimila euro mensili di Michele de Pascale (80 percento del presidente di Regione in quanto primo cittadino di un capoluogo di provincia da oltre 100mila abitanti) fino ai 2.200 euro dei sindaci dei tre comuni nella fascia tra mille e tremila abitanti. L’aumento deciso dalla larga maggioranza del governo Draghi è stato molto ingente per le tasche degli amministratori. Prendiamo ancora l’esempio di De Pascale: nel 2021, ultimo anno prima di introdurre gli aumenti graduali, l’indennità era di 5.205 euro al mese. La giunta di Ravenna (la più grande delle 18, composta da dieci membri) quest’anno costerà quasi 870mila euro. Per le giunte dei tre comuni più piccoli ne basteranno circa 34mila. Nel mezzo ci sono i quasi 400mila euro di Faenza, i 250mila euro di Lugo, i 170mila euro di Cervia, Bagnacavallo, Russi, Alfonsine. Le 18 giunte della provincia (composte da 99 persone) nel 2024 costeranno 3,31 milioni di euro. Nel 2021 bastarono due milioni.
L’indennità viene dimezzata in caso di lavoratore dipendente che prosegue l’attività lavorativa senza chiedere aspettative. In tutti gli altri casi (dipendente in aspettativa, autonomo, pensionato, disoccupato…) viene erogata l’indennità per intero. Va però rispettata l’astensione in caso di conflitto di interessi: un assessore con delega all’edilizia privata deve astenersi dall’esercitare attività professionale in materia di edilizia privata sul territorio comunale. Il collocamento in aspettativa può anche intervenire in corso di mandato o essere frazionato in distinti periodi del quinquennio. E in passato c’è stato anche chi ha rinunciato alla somma per intero: per esempio Carla Amiani, vicesindaca di Bagnara nella giunta Francone 2018-23, o Elsa Signorino, assessora della prima giunta De Pascale.
È giusto precisare che si tratta delle cifre corrisposte dalle casse pubbliche e quindi a carico della collettività, ma sono importi lordi per chi li percepisce. L’indennità costituisce reddito per pubbliche funzioni ed è quindi assimilata al reddito da lavoro dipendente ai fini Irpef. Definire l’effettivo netto è difficile perché concorrono le condizioni di ogni singolo amministratore: per esempio si possono avere altri redditi o eventuali figli o familiari a carico. Le somme sono oggetto di ritenuta alla fonte da parte del Comune in qualità di sostituto d’imposta: in pratica le cifre indicate nella tabella sono quelle lorde, alle quali viene trattenuta l’Irpef. In caso di cumulo di altri redditi, la determinazione dell’Irpef effettivamente dovuta dall’amministratore dovrà essere fatta con la dichiarazione dei redditi. Esempio: se un assessore non comunica altri redditi agli uffici amministrativi, l’ente trattiene l’Irpef applicando l’aliquota minima e l’amministratore avrà un conguaglio a debito in sede di dichiarazione dei redditi.
I consigli comunali. In totale in provincia ci sono 274 consiglieri comunali. L’unica figura per cui è prevista una indennità fissa è il presidente del consiglio. Nei comuni con più di 15mila abitanti è pari a quella di un assessore, ma le amministrazioni hanno facoltà di ridurla. L’esempio in questo senso viene da Cervia: nella legislatura 2019-2024 il presidente del consiglio è stato Gianni Grandu (ora divenuto vicesindaco con Missiroli) e percepiva il 50 per cento dell’indennità di un assessore. Nei paesi tra mille e 15mila abitanti la figura del presidente esiste solo se prevista dallo statuto comunale (è così solo a Russi e Brisighella): qualora esista, percepisce una indennità mensile pari a un decimo di quella del sindaco; qualora non sia prevista allora la presidenza compete al sindaco (senza compensi aggiuntivi).
Per i semplici membri dei 18 consigli comunali (267 persone) c’è solo un gettone per ogni seduta in cui si è presenti. La legge assegna ai Comuni la possibilità di definire l’importo entro un intervallo in base alla popolazione. Gli importi disponibili sono indicati sempre nella tabella in alto. Oltre a variare le cifre, cambia la mole di lavoro. A Ravenna il consiglio si riunisce più di 40 volte all’anno (a cui si aggiungono le sedute delle dieci commissioni), nei comuni più piccoli le riunioni sono una decina all’anno. Un consigliere comunale di Ravenna può arrivare a cinquemila euro lordi all’anno. Nel 2023 l’ammontare dei gettoni dell’intero consiglio comunale di Lugo è stato cinquemila euro. Per Sant’Agata appena 1.124 euro. A Faenza (60mila abitanti) nel 2022 (ultimo dato disponibile) l’attività del consiglio comunale (24 membri) è costata 55mila euro di cui 35mila per il presidente e il resto da ripartire fra gli altri per una media di 870 euro annui lordi a testa. Nei comuni fino a 15mila abitanti i consiglieri comunali possono essere anche assessori, in quel caso non percepiscono il gettone.