Il carcere di Ravenna ha una disponibilità di 49 posti ma i detenuti sono stabilmente 78-80, la polizia penitenziaria è sottorganico (cinque in meno secondo i dati del ministero) ma i funzionari giuridico-pedagogici sono aumentati recentemente. Sono dati forniti da Più Europa che nei giorni scorsi ha inviato una delegazione formata da Maria De Lorenzo e Nicoletta Zampriolo in visita nella casa circondariale di via Port’Aurea incontrando il direttore Stefano di Lena ed altri operatori penitenziari.
«Abbiamo trattato per primo l’argomento del sovraffollamento – racconta De Lorenzo, componente dell’assemblea nazionale di Più Europa –. La dirigenza cerca di ovviare al problema con un’ampia apertura delle celle, 8/10 h per il regime aperto, 5 h per il regime chiuso. Naturalmente con numeri diversi sarebbe più semplice svolgere meglio tutte le attività. Anche perché gli spazi del carcere sono stati adattati e parzialmente ristrutturati nel corso degli anni ma occorrono ancora diversi interventi».
Con le temperature dei mesi estivi, il problema del caldo nelle celle è stato particolarmente opprimente: «Sono stati acquistati, dai detenuti o dal carcere, ventilatori e c’è stato un monitoraggio dell’Ausl. Certamente sugli spazi servirebbero però interventi strutturali più efficaci».
Più Europa afferma di aver avuto rassicurazioni sul rispetto senza ghettizzazioni delle diverse religioni (cibi, orari preghiere) e sui diritti Lgbt.
«La nostra delegazione – afferma Zampriolo di Più Europa Ravenna – ha potuto verificare che ci sono anche molti richiedenti asilo ex minori non accompagnati che, quando diventano maggiorenni; rischiano di essere abbandonati dallo Stato, non esistendo una rete territoriale di sicurezza e finiscono quindi per tornare a delinquere. Anche per reati che prevederebbero i domiciliari vengono mandati in carcere perché non hanno un posto dove alloggiare. Complessivamente abbiamo verificato che esiste una buona collaborazione tra polizia penitenziaria e i funzionari giuridico pedagogici. Gli operatori in questi anni sono riusciti ad intercettare molti finanziamenti che hanno potuto utilizzare per potenziare le attività artigianali, sportive e di formazione professionale. Nonostante questo, a noi è risultato evidente anche la necessità di maggiori investimenti per adattare al meglio questa struttura storica che ha certamente bisogno di ulteriori interventi».
Il disegno di legge sui carceri, secondo Più Europa, non conteneva alcuna misura efficace sul sovraffollamento: liberazione anticipata speciale, provvedimento sul numero chiuso o misure alternative. «In Italia ogni mese entrano più di 400 persone in carcere, peggiorando la situazione. Questo governo, inoltre, sistematicamente ricorre al Codice penale per regolare qualsiasi fenomeno sociale, l’approccio ossessivo al tema di ogni sostanza stupefacente persino per i reati di lieve entità, il carcere come unica risposta all’immigrazione, la repressione verso i giovani e il giustizialismo urlato che non risolve i problemi esistenti nelle comunità».
Più Europa ha depositato una proposta di legge affinché chi ha meno di un anno di pena da scontare possa farlo nelle case di reinserimento sociale, strutture volte alla formazione lavorativa e alla formazione professionale. «Inoltre, chiediamo sia rispettata la sentenza della Corte Costituzionale sull’affettività in carcere: i detenuti devono poter godere di questo diritto quando questo non costituisce elemento di pericolosità».