giovedì
19 Giugno 2025
amministrative

Tre candidati ufficiali, centrosinistra favorito, centrodestra diviso

Il punto sulle elezioni comunali di Ravenna. Con l'incognita affluenza

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Il quadro non è ancora del tutto terminato e mancano alcuni dettagli, ma di certo c’è l’impianto generale delle prossime elezioni comunali di Ravenna, un appuntamento ancora più importante in quanto è finita un’era (De Pascale) e ne inizierà probabilmente un’altra, visto quanto spesso i sindaci vengono poi rieletti, con un orizzonte davanti a loro di dieci anni di governo.

In attesa della data del voto che si vociferava potesse essere l’11 maggio – un’ipotesi che ogni giorno pare più remota visto il ritardo da parte del governo nell’annunciarla (ritardo che sta suscitando qualche malumore anche nel centrodestra di alcune delle maggiori città che andranno al voto) – si stanno finalmente delineando gli schieramenti.

IL CENTROSINISTRA

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Qui per la verità il nome del candidato c’è da tempo ed è quello del segretario provinciale del Pd Alessandro Barattoni, scelto dopo una consultazione interna ai circoli l’estate scorsa. La prima uscita pubblica è stata quella alla festa provinciale dell’Unità, l’avvio della campagna elettorale ufficiale è del 22 febbraio (qui il nostro racconto). Nel mezzo ovviamente Barattoni ha partecipato ad altri incontri e sta battendo il territorio, in ascolto di problemi e questioni che comunque conosce bene e da anni.

Classe 1982, ragioniere con una laurea triennale, oggi dipendente Federcoop, è stato a lungo consigliere comunale e capogruppo Pd. Tra i suoi indiscussi meriti quello di non aver mai perso un’elezione amministrativa, con l’eccezione di Brisighella, anche negli anni in cui nelle province limitrofe vinceva la destra (risultato a cui, a onor del vero, ha anche contribuito l’incapacità della destra da queste parti di trovare candidati all’altezza della sfida). Mediatore, interlocutore attento, Barattoni è unanimamente considerato persona seria e affidabile, che non ha mai messo le proprie ambizioni personali davanti agli interessi di partito. Rispetto al cervese De Pascale di dieci anni fa parte con numerosi vantaggi, a cominciare dalle sue origini nel forese e da una vita trascorsa a Ravenna. A sostenerlo la ormai solita e variegata compagine del centrosinistra. Oltre al Pd (che nel frattempo ha “assorbito” gran parte di Coraggiosa e Sinistra per Ravenna), ci saranno diversi altri simboli. La geometria al momento più incerta è quella delle forze più centriste. Ci saranno i repubblicani, naturalmente, che potrebbero presentarsi da soli e che sicuramente, dopo l’esperienza non proprio entusiasmante della Regionali, vorranno avere l’Edera bene in vista. Ci saranno poi Italia Viva, i Socialisti, Più Europa e Azione che potrebbero andare insieme in un’unica lista “riformista” e chissà, forse anche sotto un unico simbolo ex novo.

Barattoni avrà poi l’appoggio del Movimento 5 Stelle e di Avs (Alleanza Verdi Sinistra), in cui pare ormai certo confluirà anche l’ex lista civica Ambiente e Territorio di Maiolini (ex 5 Stelle). Ci sarà invece il ritorno di Ama Ravenna di Daniele Perini, come nel 2016 (come abbiamo scritto qui). Ma a differenza di allora, quando si andò al ballottaggio, Barattoni parte con un vantaggio politico non da poco perché ha appunto in coalizione i grillini e buona parte di quella che allora costituì Ravenna in Comune.

LA SINISTRA ANTI PD
La Ravenna in Comune di cui sopra continua comunque a esistere come simbolo e nome e ha annunciato per il 5 marzo l’indicazione del candidato sindaco dopo aver eletto portavoce Paolo Secci ma di certo non potrà contare sull’appoggio di alcune forze che nel 2016 la sostenevano come Sinistra Italiana (oggi in Avs), né di un candidato forte come allora si rivelò essere Raffaella Sutter. L’obiettivo però è quello di evitare nuovi frazionamenti a sinistra e si sta lavorando per riunire in una stessa coalizione o lista Ravenna in Comune con Potere al Popolo, Comunisti e Rifondazione.

IL CENTRODESTRA

Ancisi Lega

Qui la situazione si è sbloccata solo di recente, dopo clamorosi annunci e smentite, e il puzzle è lungi dall’essere completo. Dopo un’attesa che sembrava non avere fine, infatti, a fare la prima fuga in avanti è stato il capogruppo leghista Gianfilippo Rolando che ha annunciato il sostegno della Lega a Veronica Verlicchi, capogruppo della Pigna. Tempo due ore e il responsabile della Lega Romagna, il deputato forlivese Jacopo Morrone, ha smentito il consigliere. Tempo due giorni e lo stesso Morrone ha annunciato che il candidato sindaco della Lega è Alvaro Ancisi, 84enne decano dell’opposizione, fondatore della storica lista civica Lista per Ravenna, con una pluridecennale presenza a Palazzo Merlato (eletto nel 1966 per la prima volta, alla quinta candidatura a sindaco). Con loro, in un’unica lista che si presenta con i tre simboli, anche il Popolo della Famiglia qui guidato da Mirko De Carli. Foto di gruppo e per il momento nessun passo indietro nemmeno a fronte dell’annuncio del candidato di Fratelli d’Italia.

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Con un clamoroso ritardo, dopo solleciti da stampa e alleati, infatti, il partito di maggioranza relativa del centrodestra a cui spettava la scelta del nome ha finalmente deciso, smuovendo i piani alti. E il 24 febbraio da Roma è arrivata la conferma di una voce che circolava da qualche giorno: il candidato di Fratelli d’Italia è il civico Nicola Grandi (55 anni, assicuratore). E poiché Forza Italia aveva posto come condizione che il candidato fosse politico, Grandi è uscito dal gruppo di Viva Ravenna dove era stato eletto per unirsi al partito della Meloni. Al momento quindi, pare certa una sfida tra ex, due civici centristi che sono appunto Ancisi e Grandi (che ha iniziato la propria carriera proprio in Lpr). Resta da capire cosa farà la Pigna (che svelerà i propri piani durante una conferenza stampa annunciata per sabato mattina, 1 marzo) e la parte della Lega che non si riconosce nella scelta di Morrone. Ci sarà anche Verlicchi in corsa? O la lista civica appoggerà Grandi? Applicheranno la strategia dell’attaccare divisi per poi colpire uniti in un eventuale ballottaggio?

IL VANTAGGIO DEL BALLOTTAGGIO
Come noto per le amministrative si vota contemporaneamente per il sindaco e per la composizione del consiglio comunale. A differenza delle Regionali, l’elezione diretta del sindaco avviene al primo turno solo se uno dei candidati supera il 50 percento più uno dei voti, altrimenti, dopo due domeniche si va al ballottaggio. Qualora dovesse verificarsi questa ipotesi, a differenza del 2016 il centrosinistra non potrebbe sperare sulla convergenza di nessuna forza politica visto che le include praticamente tutte, mentre il centrodestra potrebbe unire le forze. Vero è però che il centrodestra diviso qui non ha mai portato particolare fortuna e tutte le volte in cui la frammentazione è stata eccessiva, di fatto ha vinto al primo turno il centrosinistra. Per quanto riguarda le liste e i consiglieri, lo sbarramento se si corre in coalizione è di poco superiore al 2 percento, mentre sale al 3 se si corre da soli.

Difficile dire con precisione quanti voti, in numeri assoluti, servano per eleggere un rappresentante a Palazzo Merlato. Dipende naturalmente dall’affluenza e da come questa condizionerà il voto. Si può guardare a cosa successe nel 2021. Il consigliere comunale con meno preferenze tra i 32 fu Giancarlo Schiano dei Cinque stelle: ottenne 63 voti (il più votato fu Igor Gallonetto con 198 ma venne nominato assessore) in una lista che ne raccolse  2.443 pari al 3,9 percento. Restando nella maggioranza, Roberto Fagnani arrivò a 279 preferenze ma la sua lista “In campo” ottenne la metà dei voti dei grillini e non entrò in consiglio. Tra le fila dell’opposizione, Lista per Ravenna arrivò a duemila voti (3,32 percento) ma le 256 preferenze incassate da Gianfranco Spadoni non lo portarono in municipio.

IN QUANTI ALLE URNE?
L’affluenza alle amministrative è di solito superiore a quella di altre consultazioni come Europee e Regionali pur in assenza di una campagna mediatica nazionale. Si parla del territorio, il sindaco è la figura che tutti conoscono, vicino ai cittadini. Inoltre c’è da considerare che ogni lista che si presenta candida 32 persone e alla fine avremo 10-12 liste, vorrà dire qualche centinaia di persone direttamente coinvolte a fare campagna elettorale tra amici, parenti, vicini di casa e colleghi. A questo si aggiunga che ogni lista dovrà raccogliere 350 firme (nel 2021 il numero era dimezzato per ragioni di Covid e questo aveva sicuramente facilitato la candidatura di simboli che però non sono arrivati al 2 percento), il che implica il coinvolgimento di qualche migliaia di persone, visto che si può votare per una sola lista. Detto questo, però, con una sfida senza troppo “sale”, con un centrodestra diviso, senza un trascinatore che possa portare alle urne tutti gli scontenti da una parte, e senza il “timore” di una clamorosa sconfitta dall’altra parte, il rischio di una certa freddezza dell’elettorato non è da trascurare soprattutto con una campagna elettorale che rischia di essere brevissima e interrotta da un lunghissimo incastro di vacanze pasquali e ponti festivi.

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