sabato
02 Agosto 2025
Sicurezza

In arrivo divieto di vendita alcolici in piazza Baracca. Le critiche degli universitari

Il vicesindaco annuncia un'ordinanza. Un'associazione studentesca: «I giovani non sono la causa del disordine, possono aiutare a risolvere i problemi»

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Il Comune di Ravenna potrebbe emanare una nuova ordinanza per l’area circostante a piazza Baracca, in pieno centro storico, per vietare vendita e consumo di alcol in strada in orario notturno e imporre la chiusura dei minimarket alle 20 o 21. Le bevande alcoliche sarebbero consumabili solo nelle pertinenze degli esercizi commerciali. Lo ha annunciato ieri, 31 luglio, il vicesindaco Eugenio Fusignani, titolare della delega alla Sicurezza, in consiglio comunale in risposta a un question time della consigliera Veronica Verlicchi (Pigna).

La notizia ha suscitato la reazione dell’associazione universitaria Studenti Indipendenti Giurisprudenza (Sig). «Troviamo singolare che di giovani e di socialità si parli solo a margine di un dibattito pubblico sulla criminalità e sul degrado – afferma Arianna Castronovo, coordinatrice di Sig e rappresentante degli studenti universitari –. In questa città le nuove generazioni restano sistematicamente marginalizzate da politiche urbane, ma ritornano al centro della discussione solo per trovare colpevoli».

Castronovo parla di visione miope e inefficace nell’uso di misure repressive nei confronti della socialità spontanea: «Le risposte formulate rivelano la volontà di spogliarsi da ogni responsabilità nella costruzione di spazi di socialità dal basso, sicuri ed attraversabili. La ricetta non deve essere la repressione e la criminalizzazione della socialità giovanile. Serve, piuttosto, investire in luoghi di aggregazione gestiti direttamente da giovani e, allo stesso tempo, implementare i servizi culturali e di welfare. Le nuove generazioni non sono la causa del disordine, devono essere messi nelle condizioni di dare un contributo positivo alla comunità. Non è possibile accettare misure di facciata che ghettizzano ancor di più le componenti giovanili e non risultano peraltro funzionali in un’ottica di vivibilità urbana».

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