La maggioranza di centrosinistra in consiglio comunale a Ravenna si è divisa nella riunione di ieri, 2 dicembre, al momento del voto sull’ordine del giorno “L’impegno degli enti territoriali per la Palestina” presentato da Luca Cortesi (Pd), Nicola Staloni (Alleanza verdi sinistra) e Igor Gallonetto (Movimento 5 Stelle). L’ordine del giorno esprimeva, inoltre, solidarietà a Francesca Albanese per il lavoro svolto come relatrice speciale delle Nazioni Unite (qui il resoconto di quando Albanese venne a Ravenna).
A favore hanno votato Pd, M5s e Avs (16 voti, sufficienti per approvare l’Odg), mentre Progetto Ravenna – la lista nella coalizione di Barattoni che riunisce Azione, Italia Viva, Psi e Più Europa – ha votato contro con buona parte dell’opposizione: Fratelli d’Italia, Viva Ravenna, Forza Italia, Lista per Ravenna-Lega (10 voti totali). La Pigna non ha votato. I gruppi Ama Ravenna e Pri, altre forze della maggioranza, “hanno estratto il badge”: l’espressione indica che i consiglieri hanno sfilato il badge identificativo al momento del voto. Sostanzialmente equivale a un non voto, anche se non è stato spinto l’apposito tasto della pulsantiera del voto, ma estratto il badge. Sottigliezze politiche.
Nicola Grandi, consigliere comunale di Fratelli d’Italia dopo la candidatura come sindaco, commenta la spaccatura parlando di «dissenso netto, legato non a sfumature ma alla sostanza del documento, che includeva anche la richiesta di sostegno a Francesca Albanese. Una figura che, per le sue dichiarazioni pubbliche, ha suscitato forti e motivate perplessità». Il riferimento è al “monito alla stampa” pronunciato dopo l’assalto alla redazione giornalistica de La Stampa di Torino.
Grandi spiega la critica che lo ho portato, così come altri colleghi di opposizione, a votare contro: «Si utilizza il conflitto mediorientale per forzare prese di posizione simboliche e strumentali all’interno di un consiglio comunale che ha e deve avere ben altri scopi. Un ordine del giorno di questo tipo non produce effetti concreti e rischia solo di trasformare l’aula in un palcoscenico ideologico».
Così una nota del Pd prova a spiegare il nesso fra Palestina e Palazzo Merlato: «Pur ricordando che la politica estera è competenza esclusiva dello Stato, l’ordine del giorno sottolinea che Regioni ed enti locali, in quanto enti costitutivi della Repubblica, sono comunque tenuti al rispetto delle norme internazionali e possono svolgere attività di mero rilievo internazionale nelle materie di propria competenza. Tali attività includono, a titolo esemplificativo, iniziative di studio, scambio di informazioni, partecipazione a conferenze, gemellaggi, attività promozionali e rapporti con enti territoriali stranieri. Proprio in virtù di tali prerogative, gli enti locali possono anche scegliere di non avviare o non proseguire rapporti internazionali con soggetti coinvolti in gravi violazioni del diritto internazionale».
L’ordine del giorno propone che l’amministrazione effettui una ricognizione di tutte le attività promozionali, commerciali, culturali e sociali che coinvolgono enti e aziende israeliane richiamate dalle pronunce della Corte internazionale di giustizia, astenendosi dall’avviare o sospendendo eventuali accordi.
Francesca Albanese



