domenica
15 Giugno 2025
Rubrica L'opinione

25 aprile, il problema vero non è la sobrietà

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Già di suo, questo 25 aprile, ottantesimo della Liberazione dal Nazifascismo, non si presentava semplice, nemmeno da queste parti. Sono bastati pochi decenni perché i valori che si pensavano unitari di gran parte del popolo italiano, così unitari non lo fossero più. E non solo perché ci sono i nostalgici del regime, non solo perché parte di chi governa oggi l’Italia fatica a pronunciare parole chiare di elogio ai Partigiani, ma soprattutto perché quei valori sono continuamente sfidati, reinterpretati alla luce di ciò che accade oggi in Italia e nel mondo.

E così, oggi, tra coloro che stavano dalla parte di Zaccagnini e Bulow corrono spaccature apparentemente sempre più profonde che hanno a che fare con la guerra, il riarmo, l’Ucraina e la Palestina. Accusare qualcuno che ama definirsi “semplicemente” pacifista di essere filoputiniano (quindi non interessato alla democrazia) o antisemita (il marchio ovviamente più infame per chi da sempre ha condannato le leggi razziali) significa accusarlo di rinnegare le fondamenta stessa dell’antifascismo. Ma il dileggio, la delegittimazione dell’avversario è di per sé un metodo che ci riporta al fascismo.

In tutto questo, orientarsi è sempre più difficile, mentre vediamo – come forse mai prima – quanto può essere subdola la propaganda, quanto l’informazione diventata ormai liquida e multiforme sia un ginepraio in cui è difficile non perdere la bussola. Per questo dare spazio nell’ultimo numero del nostro settimanale alle tante iniziative sul territorio che invitano a riflettere in modo libero e davvero consapevole ci è sembrata una scelta opportuna, auspicabilmente utile. Si tratta di iniziative forse non per caso concomitanti con il 25 aprile che qui, già da tempo, è diventato un’occasione per coltivare la memoria senza grigiori retorici.

Come abbiamo avuto già occasione di dire, la sfida non era facile, ma è almeno in parte vinta. Grazie a quella straordinaria manifestazione che è il Senio della Memoria, grazie a Ca’ Malanca e pedalate e concerti e spettacoli, tra storia, natura, convivialità.

A questo punto la domanda è ovviamente se saranno abbastanza sobrie per gli standard di questo governo che ha deciso il lutto nazionale per cinque giorni per la morte di Papa Francesco. Un uomo che fino all’ultimo giorno di vita ha invocato il disarmo, che è stato in effetti più volte accusato di essere filoputiniano e che il governo di Israele non ha voluto omaggiare nemmeno dopo la morte (mostrando peraltro più coerenza di altri, si potrebbe aggiungere). Ecco, in questo scenario dove sempre meno fili sembrano unirci, l’auspicio è di ritrovare un po’ di lucidità, attenzione e profondità di pensiero celebrando chi allora seppe tenere insieme le istanze più diverse per riconoscere valori comuni e combattere per principi che vanno, ottant’anni dopo, ancora difesi ogni giorno e che forse, speriamo, ci uniscono più di quanto a volte non sembri.

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