Fine lavori mai. Le notizie che arrivano dall’Anas sui cantieri di Adriatica e Classicana parlano di slittamento dei tempi per quelli in corso (calcolati al momento in un paio di anni) e di date di inizio per quelli futuri non prevedibili per la mancanza di fondi. Del resto, nel 2023 si sono aperti lavori finanziati prima del 2016.
Ora, tutto questo per numero 7 km di una statale. Sette. Il rischio che l’Adriatica si trasformi in una nuova E45 è uno spettro che prende concretezza. Una strada che non sarà mai davvero percorribile in tempi ragionevoli e senza intoppi, cosa che paradossalmente dovrebbe essere proprio lo scopo principe dei lavori in corso.
Il tutto mentre da più parti si continua a lamentare le carenze delle infrastrutture di collegamento della città con il resto della regione, una città peraltro che ha affidato proprio al porto, e quindi ai trasporti, una parte fondamentale del proprio futuro. L’ultimo in ordine di tempo è il presidente della Camera di commercio, ma basta ripensare alla recente campagna elettorale per capire quanto il tema sia sentito e, come si dice, bipartisan.
E si badi bene che i cantieri in corso non sono certo gli unici che servirebbero a migliorare la viabilità. Di recente lo ricordava anche il consigliere di opposizione Nicola Grandi: per Ravenna sarebbe cruciale il sottopasso di via Canale Molinetto per eliminare il passaggio a livello che spezza in due la città troppe volte al giorno. E il bypass sul Candiano? E il nuovo ponte mobile che forse non sarà più mobile? E la nuova Ravegnana? E la stazione dell’alta velocità che dovrebbe sorgere lungo la via Emilia ed essere collegata con rapidità?
Ogni anno che passa, ogni cantiere che rallenta, ogni lavoro per cui non è possibile stabilire nemmeno una data di inizio, fa apparire quella lista dei “desiderata” che rappresentano davvero opere strategiche sempre più lontana, sempre più irraggiungibile. C’è qualcosa che può dare di più l’idea di un paese fermo? Fermo in fila, in auto (e in alcuni casi anche in bicicletta), su strade dissestate che necessitano lavori o su strade in cui i lavori sono in corso da sempre (e forse per sempre?) e che quando saranno completate saranno a loro volta strette tra altri cantieri in corso fino a quando non avranno bisogno di una manutenzione per cui non ci saranno risorse…
Il tutto mentre anche muoversi in treno da Ravenna (ma non solo) non è, come noto, una passeggiata. Al momento ovviamente sul banco degli imputati c’è il centrodestra al governo. Ma non è esente da colpe la Regione, da sempre al centrosinistra. Il problema è annoso e nazionale e davvero sarebbe strumentale addossare la colpa a una parte politica soltanto (per quanto tutta la vicenda del Ponte sullo Stretto potrebbe dire molto su questo governo…). Però che il tema sia politico è fuori discussione e ha un impatto quotidiano e di prospettiva per l’intera città.


