Bene l’ordinanza regionale per fermare i lavoratori costretti all’aria aperta nelle ore più calde della giornata, bene gli alberi in piazza Mameli, a Ravenna. Ma ovviamente non basta. Il caldo di questi giorni non è un evento straordinario, la scienza ce lo dice da tempo, è la nuova realtà. E anche qualora riuscissimo davvero a invertire la rotta sulla produzione di gas climalteranti (anche se il nuovo panorama dei nostri lidi con il rigassificatore in bella vista suggerisce che in effetti non sarà poi così rapido il passaggio alle rinnovabili), le prossime estati non saranno certo più fresche. Quindi, bisogna adeguarsi e in fretta. Per questo, qualche albero in un parcheggio in centro non può bastare.
Ora, non è chiaro quale assessorato nel dettaglio dovrà occuparsene visto che le deleghe che hanno a che fare con l’ambiente sono un po’ spalmate su mezza giunta, ma anche a Ravenna, nonostante i grandi parchi urbani, nonostante il verde diffuso, servono interventi molto più drastici e coraggiosi. Ormai è cosa accertata e ammessa da tutti, piazza Kennedy avrebbe dovuto avere più alberi. Non è stato fatto e quindi non si può più fare? E quando arriveranno i fondi europei per piantare alberi nella spianata dell’ex Caserma? Cosa ce ne dovremmo fare di uno spazio senza ombra? Davvero non si può accelerare un po’? Ma ci sono altri spazi in centro che potrebbero davvero trovare un nuovo volto per aumentare la qualità di vita di tutti, come largo Firenze o Largo Chartres o Largo Giustiniano. Che Largo ormai è diventato sinonimo di parcheggio.
Senza l’ambizione di diventare Dusseldorf (dove hanno interrato intere strade), ma neanche accontentarsi degli alberi in vaso di Bologna. Certo, il tema è sempre quello: bisogna togliere auto per aumentare il verde, un po’ come un tempo si sono tolte le auto per far spazio a bici e pedoni. Quelli che sembravano sogni un po’ da radical chic ora sono progetti che in realtà vanno proprio incontro alle fasce più fragili, a quelle che non hanno ancora l’aria condizionata in casa o che, se ce l’hanno, rischiano di chiudersi in un isolamento totale in estate più che in inverno. Serve coraggio, serve visione, serve guardare al futuro. E le auto, dicevamo? Per anni si è parlato di parcheggi multipiano (che da noi si sa è meglio non scavare sotto terra), chissà che non sia arrivato il momento di ritirare fuori quell’idea e immaginarli con i tetti di pannelli solari e le ricariche per le auto elettriche di residenti e non. Costerebbe molto? Possibile. Ma anche il palazzetto dello sport in corso d’opera da tempo immemore sta costando tantissimo. Ne varrebbe la pena? Questa è la decisione politica. Infine, non sarebbe male se nel fantomatico Pug, ammesso e non concesso che arrivi mai a un’effettiva approvazione, qualche vincolo ci fosse pure per i privati, magari impedendo che possano costruire e cementificare in aree private oltre quanto non sia stato già fatto. Anche questa si chiamerebbe politica.