domenica
15 Giugno 2025
Rubrica L'opinione

Il “segreto” del campo larghissimo di De Pascale

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Mentre dal centrodestra non giungono notizie di particolare rilievo sulle Comunali di Ravenna (lontane) e si attendono appuntamenti sulle Regionali (vicine), il centrosinistra si sta arrovellando a livello nazionale sull’appassionantissimo tema del campo larghissimo e De Pascale viene già citato come l’uomo del “miracolo”. Lui, saggiamente, davanti alle telecamere nazionali, si è ben guardato dal proporsi come modello e ha onestamente ammesso che a livello locale tutto è molto più semplice. In città il campo “larghissimo” già c’è e il candidato De Pascale lo ripropone per la Regione, arricchito da una pletora di liste civiche. Qui non esistono veti incrociati e i rappresentanti locali sono decisamente più accomodanti. I partiti a sinistra e destra del Pd si sono formati, sono rientrati, si sono alleati, senza mai uno scossone in giunta, senza mai un brivido in maggioranza. Liste civiche e grillini sono stati annessi senza colpo ferire. Il segreto? Forse è che nessuno, a parte il Pd, conta qualcosa.

Quindi a cosa serve il campo largo o larghissimo qui praticato da tempo immemore? A raccogliere voti, ovvio. Nel sistema regionale, dove vince chi prende un voto in più di tutti gli altri, la strategia dell’unione preventiva è la più consigliata e quella che offre più garanzie mentre in Comune, con il doppio turno, il dibattito è aperto. Ma in ogni caso, la domanda resta: i voti portati da tutte le liste minori avranno poi davvero voce in capitolo nel governo del territorio, che sia la città o la regione? Ecco, la sensazione da queste parti è che in effetti non è facile capire cosa sarebbe cambiato nel governo della città se a sostenere De Pascale in questi ultimi otto anni ci fosse stato solo il Pd. Certo, ci sono gli assessorati, i nominati, gli incaricati, ma nella pratica, nelle questioni tangibili cosa hanno spostato davvero gli alleati? Che impronta hanno dato? Da osservatori non è facilissimo capirlo. Forse (forse) non avremmo il palazzetto dello sport in perenne ritardo e dai costi inizialmente sottostimati (parole del sindaco in persona) che allora fu pensato e voluto, sacrificando il progetto del Beach Stadium, dal sindaco insieme all’assessore Roberto Fagnani, renziano della primissima ora (non fosse che allora Renzi era del Pd). C’è stato un po’ di dibattito, più identitario che altro, all’epoca del regolamento di Polizia Urbana tra Pri e Sinistra. Non molto altro viene in mente in termini di proposte, scontri, opposizioni interne.

Chissà se accadrà lo stesso anche in regione, chissà cosa le sessanta liste civiche (60) significheranno nella coalizione di De Pascale. Per farsene un’idea si può guardare alla questione della “reggenza” a Palazzo Merlato quando l’attuale primo cittadino entrerà in Regione: pare proprio che non sarà il vicesindaco, a ricoprire l’incarico. E perché? Ma perché non è del Pd, ovviamente.

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