La mobilitazione per Gaza di tutto il mondo cosiddetto occidentale tocca anche la spesso sonnacchiosa Ravenna. Da tempo non si vedeva una tale costanza di eventi e manifestazioni di piazza che piano piano si sono allargati a sempre più persone. Ciò che sappiamo di Gaza scuote le coscienze nel profondo ed è forte il bisogno di tanti di non sentirsi in alcun modo complici.
Tante analisi sono possibili sul perché questo con itto stia avendo un tale impatto e una tale reazione da una popolazione non direttamente coinvolta e che spesso si è mostrata indifferente ai drammi di altri popoli.
La ferocia di ciò che sta accadendo per mano di quella che è stata sempre considerata una democrazia amica, le strumentali accuse di antisemitismo ormai smontate quotidianamente da ebrei di tutto il mondo, la circolazione di notizie fondamentali nonostante l’uccisione sistematica di giornalisti e operatori umanitari, le dichiarazioni di Netanyahu e i suoi, i bombardamenti su Doha: difendere Isreale diventa sempre più difficile per chiunque. Anche per il governo italiano. In questo contesto a Ravenna si è aperta una ferita doppia. Perché mentre da Genova vedevamo partire, con la “benedizione” dei portuali, le navi della Global Sumud Flotilla, l’inchiesta giornalistica di Linda Maggiori denunciava al mondo il passaggio di armi dal porto di Ravenna e illustrava la portata del progetto Undersec, dando argomenti al sindaco per scrivere e chiedere chiarimenti (non arrivati) al governo. Il 16 settrembre ci sarà una nuova manifestazione sotto l’Autorità portuale per chiedere la cessazione dei rapporti con Isreale, che a livello regionale era già stata annunciata da Michele de Pascale.
Ci aspettiamo quindi di vedere anche il presidente e il sindaco, o perlomeno il Pd, a protestare in darsena. Soprattutto, aspettiamo anche noi, con Linda Maggiori, risposte sul ruolo che Sapir, terminalista che si occupa di movimentazione container ed è partecipata da Comune e Regione, potrebbe avere in tutto ciò. Anche perché è evidente che non possiamo scaricare la responsabilità tutta sui lavoratori portuali, che pure hanno preso posizione, e a cui non si può chiedere di farsi carico da soli di una questione che ha ben altre responsabilità.
In quanto ravennati, se davvero di qui passano gli armamenti per l’esercito israeliano senza autorizzazioni, ci troviamo tutti coinvolti, anche chi crede che Israele stia ancora difendendo il diritto di esistere dalla minaccia di Hamas. Tutti chiamati a non soccombere alla banalità del male. Forse più sfumata può essere la questione dell’accordo Undersec sulla sicurezza portuale di una città che da qualche mese ha pure in funzione un rigassificatore. Ma che davvero non ci possano essere alternative a un governo accusato dalla corte internazionale di genocidio pare a dir poco contraddittorio, quando pensiamo che il rigassificatore medesimo servirebbe a fare a meno del gas russo in risposta all’aggressione all’Ucraina da parte di Putin.