Non servirà cambiarle nome. Giardini Speyer o quartiere Farini, come la vuole definire l’amministrazione, poco cambia: non è la toponomastica il problema della zona stazione di Ravenna. Da anni il nodo è il degrado, definizione, visto che siamo in tema, nella quale ci sta un po’ tutto ciò che si è visto nell’ultimo decennio: spaccio, prostituzione, aggressioni e in definitiva il senso di poca sicurezza di chi vive non in palazzi di periferia ma nel cuore della città. Il punto è proprio questo: la politica di decentramento che ha spostato verso l’esterno il commercio e i servizi ha indebolito le zone meno appetibili del centro, quelle cioè troppo lontane da via Cavour. Così “l’allarme sicurezza”, che in una città come Ravenna si accende piuttosto facilmente, ha toccato vari luoghi del centro: il quartiere Sant’Agata, piazza San Francesco, piazza dei Caduti. E i giardini Speyer, appunto, più o meno una costante anche a causa della vicinanza con la stazione. Ora Palazzo Merlato vuole rimediare animando la zona, nello specifico con i mercatini di Natale e le casette che erano state sfrattate senza troppi complimenti da piazza del Popolo nel 2016. Servirà a poco: ricette del genere sono già state provate in passato e non hanno funzionato granché, se non per un periodo limitato. L’intenzione è quella di replicare il modello piazza San Francesco dove una pasticceria di classe e gli eventi hanno contribuito a spostare i bivacchi sotti i portici. Le situazioni però sono molto diverse: da una parte uno dei luoghi turistici più pregiati in Italia, quello dantesco, dall’altro un giardino di fronte alla stazione che si affaccia sul retro di una chiesa, per quanto stupenda. Si troveranno imprenditori disposti ad aprire attività sotto i portici di viale Carducci? Attività, è bene specificarlo, che siano in grado di attrarre cittadini e turisti. I giardini sono peraltro poco fruibili da quando la scorsa amministrazione ha deciso di togliere le panchine proprio per evitare il degrado. Bisogna prendere atto che, al momento, l’unico insediamento che potrebbe funzionare in quella zona è quello dei vigili urbani, con un presidio fisso che quanto meno scoraggi la microcriminalità. Il Comune lo ha già annunciato ed è una realtà triste da accettare ma che è figlia di anni di sottovalutazione di un problema: quello della sicurezza sotto casa propria. Questa politica ha favorito la demagogia e l’errata sovrapposizione delle parole spaccio e immigrazione. Forse la presenza dei vigili è una risposta facile a un problema complesso. Ma è sempre meglio delle non risposte che i cittadini hanno avuto finora.
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