Lotta al Covid: tra consigli e divieti si confondono pure i terroristi

 

Andrea AlberiziaIn primavera era successo con la diga di Marina, in autunno è appena capitato di nuovo con via Cavour a Ravenna. Foto di folle in giro a cazzeggiare in luoghi pubblici all’aperto mentre infuria una pandemia e le autorità invitano a circolare solo per motivi di compravata necessità che non includono la passeggiata domenicale. Le immagini si diffondono – bastano i social, non ci sarebbe nemmeno bisogno che lo facessero i media – si scatena la faida tra colpevolisti e innocentisti, le forze politiche reagiscono, arriva un giro di vite con misure più restrittive “perché altrimenti non fate i bravi” e si riaccende la faida di cui sopra. Un film già visto.

Quelle persone ritratte in foto stavano facendo qualcosa di illegale? Se indossavano la mascherina e non hanno violato una quarantena, allora no. Perché c’è differenza tra dare un consiglio e imporre un divieto, sia pure con un Dpcm anziché una legge. I consigli si possono bellamente ignorare, anche se vengono dallo Stato. Anzi a maggior ragione, direbbe qualcuno. E non vogliamo mica dimenticare il segretario nazionale del Pd che andò a fare aperitivo sui navigli a Milano. Peraltro se lo Stato lascia aperti i negozi, si suppone che lo faccia perché i clienti possano andarci e consentire l’attività imprenditoriale ed evitare sussidi. O no?

È intelligente ignorare i consigli? Ognuno decida. Ma non è di intelligenza che stiamo discutendo, bensì di rispetto delle regole in vigore. Si può notare che restando tutti a casa – e questa è la ratio del consiglio – ci si farebbe un favore a tutti e si eviterebbero regole più rigide. Ma si sa, homo homini lupus, diceva quello. Se al momento della prima ondata valeva il motto “non potevamo prevedere una roba del genere”, con la seconda ondata non funziona più. Si sa come impenna la curva dei contagi senza mettere freni, eppure le autorità non hanno avuto il coraggio o l’autorevolezza di chiudere tutto prima che i buoi scappassero. E la gente va in via Cavour: se vuole, ne ha diritto. In primavera siamo arrivati al lockdown un giro di vite alla volta e ci siamo ritrovati con le colonne di camion militari carichi di bare. Se lockdown dev’essere, ha senso arrivarci con una lenta agonia?

A rendere più difficile orientarsi tra le regole c’è l’atteggiamento degli enti locali. Al primo lockdown accusarono il Governo di essere troppo centralista e poco aperto ad ascoltare la diversità territoriali. Ora che voleva concedere margine di manovra alle Regioni, queste si sono lamentate dello scaricabarile. Viene in mente l’Elio di Cara ti amo: “Mi metto il goldone / Ho un desiderio di maternità / Ho un desiderio di paternità / Mettiti il goldone”. La confusione è talmente tanta che pure i terroristi si sono disorientati. Le Nuove Br hanno minacciato i sindaci per chiedere di modificare il Dpcm, che vuol dire Decreto del presidente del Consiglio dei ministri.

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