domenica
15 Giugno 2025
Rubrica L'opinione

Non è uno scandalo festeggiare (con i genitori) l’esame di maturità

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Come in tutta Italia, in questi giorni davanti ai licei e alle scuole superiori della provincia si assiste al rito della fine dell’esame di maturità con ragazzi e famiglie che festeggiano, bottiglie di spumante che nemmeno per il Gran Premio e fiori da prima alla Scala. E c’è chi si indigna e chi trae spunto per critiche un po’ a tutto campo a scuola e famiglia. Ne stanno scrivendo un po’ tutti i principali commentatori del mondo della scuola e non solo.

“Ai miei tempi non accadeva certo così”, “Io sono andato da solo a fare l’esame in autobus” e via discorrendo sono invece le frasi più comuni che si sentono in giro. Chi le pronuncia potrebbe, per esempio, essere nato negli anni Settanta ed essersi diplomato tra fine Ottanta e primi Novanta. Esattamente come la gran parte dei genitori che oggi sono, talvolta anche con i nonni, ad aspettare i figli per celebrare un momento importante della loro vita, un passaggio, come si suol dire. Cioé, a festeggiare i figli ci sono quelli che alla maturità ci erano andati da soli, nel solito corto circuito per cui non si capisce come mai i i tanto criticati genitori di oggi non seguano pedissequamente il tanto rimpianto modello genitoriale delle generazioni precedenti… A loro rischio e pericolo, peraltro, perché il dito puntato contro di loro non perdona: stanno viziando i figli, non li preparano alla vera vita, la scuola ormai è tutta una recita, cosa ci sarà mai da festeggiare.

Ora, al di là di una mera questione di gusto e senso della misura molto personale, la verità è che per tutti i ragazzi c’è eccome da festeggiare. È la fine di un percorso lungo, per molti accidentato, a tratti faticoso, a tratti angosciante. La “maturità” è per quasi tutti una “liberazione”, il passaggio all’età adulta (che peraltro in molti altri Paesi del mondo avviene un anno prima) da una scuola che spesso tende a trattarli da bambini fino all’ultimo giorno. Che alcuni vogliano accanto, oltre agli amici e ai compagni, anche i genitori che li hanno supportati e aiutati non dovrebbe forse fare tanto scalpore. E in ogni caso, che fastidio potrà mai dare vedere famiglie felici e sorridenti davanti alle scuole della città? Siamo sicuri che sia davvero il sintomo di una società alla deriva?

Se la scuola vuole interrogarsi su se stessa ci sono tutti gli altri giorni per farlo, quelli in cui i ragazzi piangono o perdono la speranza o temono di non farcela, per esempio. E quelli a cui guardare con preoccupazione sono semmai gli studenti che alla fine della scuola superiore non ci arrivano proprio, qualche volta anche perché non possono contare sulla famiglia e da soli a volte è davvero difficile. Questo dovrebbe essere lo scandalo per cui indignarci davvero, fuori e dentro la scuola.

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