E se fosse arrivato il momento di vietare l’uso delle moto sulle strade comuni? Se fosse ora di considerare le moto solo come sport estremo che si pratica nei circuiti? Chiamiamola pure provocazione, ma se ragioniamo sui numeri forse non è così assurdo. O almeno sarebbe il caso di farsi qualche domanda che finora manca.
Siamo di fronte a una strage. Nel 2024 sulle strade italiane in media due vite perse al giorno (830 decessi, in aumento del 13,1 percento rispetto al 2023). In Emilia-Romagna, secondo i dati di una recente analisi della Regione e dell’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale, nel 2024 sono morte 273 persone in incidenti stradali e quasi il 28 percento delle vittime era a bordo di moto. Negli ultimi sei anni (2019-2024) in regione 389 persone decedute in motocicletta, il 22,6 percento delle 1.723 croci. In provincia di Ravenna nel 2025 sono morte sette persone (di cui tre negli ultimi 15 giorni) che viaggiavano su veicoli a due ruote.
«Per la quasi totalità delle tipologie di veicolo – si legge nella relazione dell’Osservatorio – si registra un calo dei morti rispetto al 2019; solamente i motociclisti mantengono esattamente lo stesso livello del 2019 evidenziando la necessità di una riflessione sul fenomeno». Dov’è quella riflessione?
In alcuni casi la ricostruzione della dinamica degli incidenti non lascia dubbi alle responsabilità, per lo meno in concorso, dei motociclisti. È soprattutto la velocità il tema centrale. Ma c’è anche un’oggettiva pericolosità intrinseca al mezzo: se viaggi su una sella sei per forza di cose più esposto agli urti, anche quando sbagliano solo gli altri utenti della strada.
La tecnologia ha fatto passi avanti nella realizzazione di sistemi di protezione che vanno oltre il casco (si pensi ai gilet airbag), ma tutti ancora poco diffusi e non obbligatori. Insomma, è lasciato al buon senso del centauro e troppi viaggiano in bermuda e canottiera.
Eppure nei momenti del pianto dopo ogni tragedia, c’è sempre la sensazione che sia qualcosa da accettare perché non può essere diversamente, e si può solo sperare che non tocchi a un tuo caro.
Con i monopattini l’approccio è stato diverso. Secondo la rivista Quattroruote, in tutta Italia ci sono state 15 vittime nel 2025 e 20 in tutto il 2024. Numeri irrisori rispetto alle moto, anche per una minore diffusione del mezzo. Eppure tanto è bastato per far muovere il ministero con obbligo di casco, assicurazione, frecce e targhe.
Perché non si affronta la questione moto con altrettanta determinazione? Immaginate qualunque altro fenomeno che causi due morti al giorno, tutti i giorni: sarebbe considerato così naturale? Qualcuno potrebbe rispondere di sì: in effetti sul lavoro i morti sono in media ben tre al giorno e continua così, nonostante in questo campo tutti dicano che bisogna fare qualcosa.