I pescatori romagnoli sono contrariati per l’obbligo della polizza catastrofale. Introdotto dalla legge di bilancio 2024 per tutte le aziende italiane, per le piccole imprese scatterà il prossimo 31 dicembre e prevede che tutte le attività sottoscrivano un’assicurazione per coprire i danni provocati da terremoti, frane e alluvioni ai beni come immobili, impianti, macchinari e attrezzature. Il vincolo riguarderebbe anche le barche utilizzate per la pesca e l’acquacoltura, che però – sottolineano i loro proprietari – non rischiano alcun pericolo nel caso delle tre tipologie di cataclisma previste dalla legge.
Per le grandi imprese l’obbligo è già in vigore dallo scorso giugno, per le medie è scattato a ottobre, mentre per le piccole e micro – quali sono la stragrande maggioranza delle attività di pesca – il termine è la fine di quest’anno. Chi non sottoscriverà la polizza non riceverà sanzioni ma sarà escluso in automatico dai contributi pubblici, che sono vitali per i pescatori, in particolare per le ordinarie indennità erogate durante i periodi di fermo pesca obbligatori per favorire la riproduzione delle specie ittiche.
Nel decreto Milleproroghe licenziato ieri dal consiglio dei ministri è contenuto il rinvio dell’obbligo al 31 dicembre 2026 per le attività di pesca e acquacoltura, ma la misura – se approvata – sposterebbe solo il problema in avanti di un anno senza risolverlo. E alcune imprese di pesca nel frattempo hanno già sottoscritto la polizza. È il caso della Cooperativa La Romagnola, che raccoglie le cozze al largo della costa ravennate. «Al momento l’abbiamo fatta solo per il nostro impianto di rifornimento a terra per il carburante», fanno sapere dagli uffici affacciati sul Molo Dalmazia. «Siamo stati sollecitati a farlo, perché la struttura si allaga ogni volta che c’è una mareggiata e i tombini richiedono una manutenzione molto impegnativa. Ma se per questo bene può avere senso sottoscrivere un’assicurazione, diverso è il discorso per le barche: frane, sismi e alluvioni non sono una minaccia per i pescatori».
Il balzello rischia di essere molto oneroso, come spiega Massimo Pesaresi, direttore della cooperativa Lavoratori del mare che associa 250 pescatori di Rimini con 77 imbarcazioni: «Sarebbe un costo troppo elevato, che non siamo in grado di affrontare. Oltre a essere increduli perché si tratta di una polizza inutile per i nostri beni principali. Le barche sono ormeggiate in mare, galleggiano anche in caso di terremoto o alluvione e non sono minacciate dalle frane, che accadono in montagna».
Prosegue Pesaresi: «Quando abbiamo saputo della proposta di rinvio abbiamo tirato un sospiro di sollievo, ma il governo potrebbe approvare una deroga per risolvere definitivamente il problema». Riguardo i costi, il direttore dei pescatori riminesi afferma che «non abbiamo ancora chiesto un preventivo, ma temiamo che possa essere molto alto. Ogni pescatore ha già una polizza contro l’affondamento e i danni dovuti al vento, che non è obbligatoria ma che tutti sottoscrivono perché rappresentano il rischio principale per una barca. Il loro costo va dai 2mila ai 6mila euro all’anno per impresa, a seconda dell’imbarcazione. Inserire l’obbligo della polizza per dei pericoli che non ci riguardano è assurdo e rappresenta un costo che non possiamo permetterci».



