giovedì
10 Luglio 2025
IL PIANO

Poste italiane chiude 11 sportelli in Romagna, ecco dove sono

Il programma di "razionalizzazione" dell'azienda prevede di ridurre quelli considerati periferici. Ma la decisione crea molti disagi ai cittadini

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La Romagna non è risparmiata dal maxi piano di chiusura degli uffici postali, avviato quest’anno da Poste italiane. Il programma di “razionalizzazione” – così lo definisce l’azienda – ha previsto di chiudere 700 sportelli in Italia, di cui 11 nella nostra regione, e di dimezzare l’orario di molti altri. Si tratta degli uffici considerati periferici o superflui da Poste italiane, che perciò ha deciso di abbassare le serrande del tutto o parzialmente. Tuttavia il piano ha scatenato svariate proteste, non solo da parte dei residenti ma anche dagli amministratori locali.

Rimini è la provincia più colpita dalle chiusure degli uffici postali pianificate per quest’anno. Su un totale di 18, Poste italiane ne ha chiusi 3 (quelli di Corpolò, Vergiano e Gaiofana, frazioni dell’entroterra riminese) e ne ha ridotti altri 6: si tratta degli sportelli di Coriano, Rimini 4 (nel quartiere San Giuliano), Santa Giustina, Verucchio, Pennabilli e Pietracuta. In questi uffici Poste italiane ha deciso di dimezzare l’orario di apertura estiva, limitandolo solo alla mattina per 89 giorni da giugno ad agosto. Non è da escludere che il piano aziendale preveda di abbassare le serrande per sempre anche in questi 6 presidi, a partire dal prossimo anno. A questi si aggiungono le 205 chiusure pomeridiane negli sportelli di Cattolica, Misano Adriatico, Morciano di Romagna, Riccione, Rimini 1 (in via Marecchiese), Rimini 3 (centro storico), Rimini 9 (ex cinema Astoria), Miramare, Santarcangelo di Romagna, già in atto da alcuni anni.

I residenti lamentano che le chiusure degli uffici postali, anche parziali, eliminano un servizio pubblico essenziale soprattutto alle fasce di popolazione con maggiori difficoltà a spostarsi, come gli anziani e i disabili. Lo scorso maggio la Cgil di Rimini ha organizzato un partecipato presidio di protesta davanti all’Arco di Augusto, dove si trovano gli uffici postali centrali del capoluogo balneare. Alla manifestazione erano presenti l’assessore ai servizi civici Francesco Bragagni e la consigliera regionale Alice Parma, promotrice di un’interrogazione in Regione sul tema. Tuttavia Poste italiane non ha cambiato idea e perciò il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad ha inviato una lettera all’azienda, evidenziando che si tratta di «un taglio non condiviso con l’amministrazione e che non tiene conto della vocazione turistica della nostra città». Senza contare che, pur «ribadendo la legittima autonomia aziendale», secondo il primo cittadino «Poste ha anche una responsabilità sociale, dovendo essere garante di un presidio di servizi a favore della comunità e del territorio».

A Ravenna è invece stata decisa una sola chiusura: si tratta dell’ufficio postale Ravenna 8 in via Meucci, che non è più operativo dal 20 gennaio scorso. Qui però i disagi appaiono minori, in quanto situato piuttosto vicino agli uffici di Ravenna centro (in piazza Garibaldi) e Ravenna 7 (in via Fiume Montone Abbandonato). Nel capoluogo bizantino esistono attualmente 27 uffici postali operativi.

Va peggio a Forlì, dove Poste italiane ha deciso l’imminente chiusura di 3 uffici postali su 12, di cui due nel centro storico. Si tratta di quelli di via Alessandro Volta (vicino alla stazione ferroviaria), corso Garibaldi (Porta Schiavonia) e Piazzale Porta Ravaldino; tutti e tre piuttosto grandi e frequentati da un’ampia fascia di popolazione.

Da quanto è stato avviato il piano di privatizzazione di Poste italiane, dieci anni fa, l’azienda ha aumentato esponenzialmente i suoi utili (nel 2024 sono stati ben 2,1 miliardi di euro) ma ha chiuso o ridotto centinaia di sportelli in tutta la penisola. La scorsa primavera Poste italiane è diventata la principale azionista di Tim, grazie all’acquisto di quote da Vivendi.

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