Il 54% delle azioni non recupera mai. E anche quando succede, è una prova di nervi.
“Tranquillo, prima o poi risale”. Quante volte ce lo siamo detti davanti a un titolo in profondo rosso? Peccato che spesso non sia vero.
Una recente analisi di Morgan Stanley su 6.500 titoli statunitensi dal 1985 al 2024 ha fatto emergere una verità dura da digerire: solo il 46% delle azioni torna ai massimi dopo un forte ribasso. Il 54% non si riprende mai. Ed anche quelle che ce la fanno ti mettono alla prova
Pensiamo ad alcuni “campioni” della Borsa americana, oggi osannati:
- Amazon ha perso il 95% tra il 2000 e il 2001
- Google (oggi Alphabet) ha vissuto un drawdown del 60% nel 2008
- Nvidia, oggi tra i titoli più brillanti, ha avuto più cicli con cali superiori al 50%
- Apple, tra 2000 e 2003, perse l’80% del suo valore
Eppure oggi queste aziende dominano il mercato.
Ma chi realmente (se non con capitali minimi rispetto alle proprie disponibilità) ha mantenuto l’investimento superando questi crolli passando anni di sofferenza e notti insonni? Diciamo la verità, se hai investito 100.000 € e questo patrimonio lo vedi ridurre a 10/20.000 € in quanti non avrebbero venduto una volta ritornato a 100.000 € (o anche molto prima) senza diventare quindi il nuovo Warren Buffett?
Mantenere la barra dritta in mezzo alla tempesta richiede più forza psicologica (e a volte speranza di aver trovato la nuova Apple) che competenza tecnica.
Morgan Stanley: il caso medio è (molto) peggio
Nella ricerca “Drawdowns and Recoveries”, Morgan Stanley ha evidenziato che:
- Il calo medio (dal massimo al minimo) è dell’85%
- Serve in media 2,5 anni per toccare il fondo
- Chi si riprende, impiega altri 2,5 anni
- Ma il recupero medio è drogato da pochi “super campioni”: il valore mediano raggiunge solo il 90% del vecchio massimo.
E se un titolo perde tra il 95 e il 100%, la probabilità di rivedere il proprio capitale è solo 16%. E ci vogliono anche 8 anni per provarci.
Il lungo periodo non ti salva da tutto: il “decennio perduto”
Investire nel lungo periodo è una strategia intelligente. Ma non è una garanzia assoluta. Ci sono stati lunghi periodi in cui il mercato ha sottoperformato o addirittura perso terreno.
Prendiamo il mercato Americano con il suo indice più conosciuto l’S&P 500 e vediamo cosa sarebbe successo se avessimo investito dal marzo 1999:
Hai retto ben 10 anni e ancora hai il portafoglio in rosso del 40%! E non stiamo parlando di titoli singoli. Parliamo di un intero mercato, il più grande ed importante al mondo. Avresti sopportato chi ti avesse detto ‘tranquillo nel lungo periodo il mercato sale sempre, rimani investito e quando il mercato scende investi ancora di più’, ossia quello che ci sentiamo spesso dire con troppa facilità da chi vende prodotti…
La lezione: non basta restare investiti, serve un piano
Il tempo è un alleato potente certamente. Ma senza gestione attiva, può diventare anche un nemico silenzioso. Non serve fare market timing. Serve mettere in pratica alcune regole basilari, spesso sottovalutate:
- Diversificare: non sei Amazon, non puoi permetterti 10 anni di apnea per ogni titolo
- Ribilanciare: vendi ciò che è sopravvalutato acquista ciò che ha valore
- Tagliare le perdite consapevolmente: se un titolo è morto, non aspettare che risorga
- Utilizzare strumenti efficienti a basso costo
- Efficientare la parte fiscale dei nostri investimenti
- Coprire a volte i propri investimenti con coperture mirate
- Gestire il rischio, non il risultato: nessuno prevede il futuro, ma tutti possono gestire l’esposizione
Conclusione: non serve fortuna, serve consapevolezza
Restare investiti senza un piano è come attraversare l’oceano in zattera: puoi anche arrivare dall’altra parte, ma è questione di miracolo, non di metodo. Se non vuoi affidarti al caso, alla speranza o ai “rimbalzi promessi”, inizia da qui:
- Fai una verifica del tuo portafoglio
- Rifletti se hai un piano vero, o solo buone intenzioni
- Parla con un consulente che lavora per te, non per venderti qualcosa
Il futuro è incerto. Ma la gestione consapevole è sempre una buona strategia.
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