“Vivere di rendita” è uno dei temi più abusati della finanza personale contemporanea. Ne parlano tutti: influencer, motivatori, venditori di corsi improvvisati, pseudo‐trader da salotto. Eppure è un tema serissimo. E, nonostante la fuffa che lo circonda, è qualcosa di possibile. Anzi: per tantissime famiglie italiane, diventerà addirittura qualcosa di necessario.
Perché? Perché viviamo in un Paese in cui i patrimoni sono mediamente alti, mentre i redditi sono mediamente bassi. La matematica è semplice: per mantenere lo stesso tenore di vita, sempre più persone dovranno integrare il proprio reddito con una rendita generata dal patrimonio. Non è filosofia: è contabilità famigliare.
Il problema è che “vivere di rendita” è diventato territorio di caccia privilegiato dei ciarlatani, pronti a vendere miti, scorciatoie e illusioni a chi, purtroppo, spesso non è in condizione di difendersi.
Parliamoci chiaro. Per vivere di rendita serve una cosa molto semplice e molto concreta: un patrimonio.
Fine dei misteri. Fine delle favole. Fine delle rendite “automatiche” promesse a chi un capitale reale non ce l’ha.
Chiunque presenti il “vivere di rendita” come un metodo per chi oggi ha poco o nulla… sta ingannando, spesso volontariamente. Perché serve per vendere:
– schemi ponzi travestiti da opportunità,
– corsi di trading spazzatura,
– business improbabili,
– strategie “passive” che passive non sono.
La verità è che per parlare seriamente di rendita servono centinaia di migliaia di euro. Il minimo indispensabile dipende da:
- tenore di vita
- altri redditi presenti (pensione futura, reddito lavorativo, affitti)
- durata attesa del piano
- inflazione
- livello di rischio
- E soprattutto dalla sostenibilità della rendita nel tempo.
Il flusso corretto: il ciclo di vita finanziario
Molti saltano direttamente all’ultima fase del processo: “voglio vivere di rendita”. Ma prima ci sono diversi passaggi obbligatori:
- Studiare e comprendere la finanza di base
- Guadagnare (il reddito è la prima rendita)
- Risparmiare
- Investire
- Far crescere il patrimonio nel tempo
- Infine, valutare una rendita sostenibile
- E poi, quando sarà il momento, decumulare correttamente
È logico, funziona e si è dimostrato vero, il resto è ideologia.
Fare confusione su questi concetti non è “educazione finanziaria democratica”, “potere alle masse” o altre retoriche da social. È diseducazione pura, è ignoranza finanziaria, è il terreno fertile di chi vuole vendere illusioni.
Vivere di rendita = andare in pensione
E qui un’altra verità che molti evitano: in inglese “vivere di rendita” e “andare in pensione” si dicono con la stessa parola: retirement. Non è una novità il desiderio umano di smettere di lavorare a un certo punto. È semplicemente la ricerca di sicurezza e di libertà.
Per decenni questo ruolo l’ha svolto l’Inps, con pensioni retributive e assistenzialismo vario. Oggi, per motivi demografici e finanziari, non sarà più così. E chi continua a ignorarlo non ha fatto i conti con la realtà.
La soluzione non è sperare in nuove magie collettive. La soluzione è costruire soluzioni individuali.
I tre grandi nemici della rendita sostenibile
1. Il mattone (quando rende poco)
Il 58% del patrimonio delle famiglie italiane (oltre 10.000 miliardi) è immobiliare. Esistono 59 milioni di unità immobiliari, ma gli immobili messi a rendita sono appena il 10,7%. E sai quanto rendono?
👉 6.371 € lordi l’anno in media.
Con tasse, manutenzioni, inquilini, sfitti, tempo perso e rischio… la rendita netta spesso scende sotto un titolo di Stato al 2,3% netto.
Se la rendita netta del mattone non batte un BTP di almeno 2–3 punti in più, quell’investimento è inefficiente per il suo rischio. Questi sono i numeri.
2. I costi dei prodotti bancari
Es: 500.000 € investiti in:
- fondi comuni
- gestioni patrimoniali
- polizze
- prodotti ad alto costo
con un costo reale del 3,50% annuo, significa:
👉 17.500 € l’anno che spariscono
E non li vedi. Non arrivano come bonifico. Non escono dal conto. Vengono prelevati direttamente dal tuo capitale.
Al 2% annuo (che sembra “basso”), sono comunque 10.000 € l’anno.
Cosa significano 17.500 € l’anno?
- un’auto da 80.000 € in 5 anni
- una barca da 170.000 € in 10 anni
- una villetta da 270.000 € in 15 anni
Chi paga? Tu, che hai messo il capitale e ti prendi il rischio.
Chi incassa?
- consulenti non indipendenti
- capi area
- reti
- banche
- compagnie
- manager commerciali
La rendita… la ottengono loro.
3. Consumare patrimonio senza controllo
Molte famiglie italiane sono in questa situazione:
- redditi medi o bassi
- patrimoni medio-alti
Risultato: per mantenere lo stile di vita, iniziano a consumare patrimonio. Non è per forza un male.
È un problema quando:
- non c’è un piano
- non si monitora il ritmo del consumo
- il patrimonio non è investito correttamente
- si ignora l’inflazione
- la rendita non è programmata
Il rischio più grande è quello meno considerato:
👉 vivere più a lungo del proprio patrimonio (il rischio di longevità). Ed è un rischio reale.
Come si costruisce una rendita sostenibile
Una rendita vera, non da instagram, richiede:
1. Un patrimonio adeguato per gli obiettivi
(non tutti devono vivere al 4% di prelievo, dipende dal caso individuale)
2. Un portafoglio efficiente
costi bassi, strumenti trasparenti, tasse sotto controllo.
3. Rendite periodiche programmabili
con strumenti che lo permettono senza distruggere il capitale.
4. Una parte del capitale che continua a lavorare
anche mentre si preleva.
5. Protezione dall’inflazione
perché consumare senza copertura è suicidio finanziario.
6. Controllo del prelievo
la vera arte del decumulo.
7. Monitoraggio e revisione costante
Nessuna magia. Solo metodo.
Conclusione: basta sogni, serve un piano
“Vivere di rendita” non è un sogno irrealizzabile. È un progetto concreto per chi:
- costruisce patrimonio
- evita i ciarlatani
- taglia i costi inutili
- usa strumenti efficienti
- mantiene un portafoglio in salute
Il resto è rumore.
Se vuoi pianificare al meglio questo progetto contattaci analizzeremo in dettaglio la tua situazione in maniera oggettiva priva di conflitti di interesse.
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