Il ravennate è in magistratura dal 1986: «Indagini sui poteri forti? Nessuna pressione». Le sue passioni: cani, letture e capacità di sintesi
Si è chiuso il suo primo anno alla guida della procura della Repubblica a Ravenna. Come riassumerebbe questi mesi?
«Al mio arrivo ho trovato un ufficio ben organizzato ma l’organizzazione è una creatura vivente, non ha mai fine, c’è sempre qualcosa da migliorare. E ho sempre avuto il pallino per organizzare le cose, mi piace, e con l’incarico di Ravenna ho avuto l’opportunità di mettere in atto quelle che erano idee maturate dalle esperienze. Così ho cercato di introdurre correttivi con un criterio preciso: rifuggire da gestioni aziendalistiche perché dobbiamo coniugare la produttività con l’umanità e il buon senso cercando di coinvolgere il personale in un progetto comune».
«Correttivi sulla logistica strutturale dell’ufficio per renderlo più sicuro e funzionale suddividendolo in tre zone comunicanti ma secondo criteri di accesso: segreteria, procura, polizia giudiziaria».
Ha un punto di riferimento nell’approccio all’attività organizzativa?
«Recentemente è stato pubblicato un libro dedicato ai dirigenti della polizia di Stato basandosi sulle regole di San Benedetto. Credo sia condivisibile. Fare il procuratore con i gradi del caporal maggiore non funziona. L’autoritarismo non funziona».
Fin qui il 2014. Per il 2015 quali propositi?
«Sedersi sugli allori non esiste come atteggiamento. Sempre guardia alzata, chi viene in procura per riposarsi ha sbagliato indirizzo. E poi tornerò in udienza perché non voglio arrugginirmi. Ho già alcuni procedimenti avviati e in fin dei conti sono stato sostituto procuratore fino all’altro giorno e intendo continuare».
Essere procuratore capo della propria città ha un significato diverso?
«Per me è un onore. Mi sono detto: “Adesso hai la bicicletta, pedala”. Tenendo i piedi per terra, con umiltà come mi hanno cresciuto i miei genitori, sempre consapevole delle responsabilità che si hanno sulle spalle, senza esibizioni muscolari».
«Non lo so perché conduco una vita privata molto riservata. E sto benissimo così. Non perché sia snob, nulla di più lontano da me del modello Oscar Wilde, ma perché mi trovo a mio agio così».
Con quale spirito svolge l’incarico?
«Concepisco la funzione di procuratore secondo il significato etimologico del concetto di munus latino: una funzione che ti appartiene pro tempore che tu svolgi in funzione degli altri e non per la tua personale mostra. Tutto con un approccio molto pragmatico, non sopporto chi si lamenta. Di solito chi si lamenta è colui che ha poca voglia di lavorare o peggio. Sono un ammiratore senza se e senza ma dello stile anglosassone. Abbiamo il dovere di agire e parlare con i fatti».
Si nota una particolare apertura verso la stampa. È una strategia precisa?
«Attribuisco al rapporto con la stampa un ruolo fondamentale, ma scopro l’acqua calda. E la legge assegna al procuratore questo ruolo. L’opinione pubblica deve essere informata nei modi e nei tempi opportuni per non danneggiare le indagini. Di fronte a certi eventi ho ritenuto indispensabile informare la stampa onde evitare che si attinga da altre fonti e così facendo si rechi un’informazione distorta».
A volte la spettacolarizzazione eccede i limiti. Come valuta il panorama ravennate?
«Non mi permetto di esprimere giudizi. Direi che siamo nella media nazionale. La stampa deve presentare le notizie in maniera appetibile perché oltre a informare deve anche vendere un prodotto. Finché con l’enfatizzazione non si supera il limite di decenza direi che la stampa fa il suo mestiere».
Il 2014 è stato un anno segnato da inchieste che hanno coinvolto ambienti come la curia e l’Ausl, a tutti gli effetti tra i cosiddetti poteri forti. Sono arrivate pressioni?
«Pressioni zero perché sono conosciuto come uno al quale è pericoloso farle. L’atteggiamento di tutti è stato corretto. Questa è la procura della Repubblica: esercitiamo il controllo della legalità ma non in modo armato. C’è equilibrio. Ma chiunque sappia che faremo la nostra parte fino in fondo contro tutti i fenomeni criminosi che riguardano il nostro territorio, non daremo tregua in nessun modo cercando di ottenere le sazioni più pesanti anche in termini di custodia. Chi è malitenzionato troverà in noi un fiero persecutore secondo le leggi».
Inevitabile chiederle un commento sulla vicenda dell’infermiera di Lugo finita sui media di tutto il mondo.
«Credo che sia il caso di smorzare i toni. L’indagine preliminare è in fase di conclusione. La presunzione di non colpevolezza vale per l’indagata ma noi sosterremo l’accusa».
Il 2015 vedrà l’arrivo di altri due sostituti procuratori arrivando a nove, il massimo previsto.
«Saremo a pieno organico e questo ci consentirà di migliorare le performance nella tempistica. Diciamo che per quanto abbiamo fatto finora mi sento moderatamente soddisfatto».