Pierferdinando Casini al Quirinale Ecco il nome che mette d’accordo Renzi e Berlusconi. Ma se D’Alema…

Ciuffo ribelle. Democristiano all’Aqua Velva. Politico di razza, eterno sopravvivente che risale sempre in superficie come un galleggiante della canna da buratelli d’un pescatore del Candiano

Martedi. Palazzo Chigi, attorno a mezzogiorno. Dalla macchina blindata nera scendono Silvio Berlusconi, Denis Verdini e Gianni Letta. Salgono le scale, i commessi gli aprono la pesante porta in quercia dello studio del Primo Ministro. “Deh, mi raccomando. Votate tutto o il Nazareno salta”, esordisce Matteo Renzi, che aspetta il terzetto sull’uscio con a fianco il fido Lorenzo Guerini. Niente preamboli. La consuetudine tra i due è tale che si va subito al sodo. “Deh, fate i bravini. Forza Italia deve votarmi l’emendamento dell’Esposito. Gliel’ho fatto scrivere per cancellare le migliaia di emendamenti alla legge elettorale presentati dalle opposizioni e dalla minoranza Pd. Perché sennò non c’è più maggioranza”. E a quel punto rischia di saltare tutto: legge elettorale, riforme, e patto per l’elezione del capo dello Stato. Blindare l’Italicum e le riforme significa poi far arrivare il Patto del Nazareno al Colle. Perché la sostanza del Patto del Nazareno è questa: tu, Silvietto, voti le riforme con me, e io Matteuccio, mi impegno a eleggere un presidente che ti piaccia e che poi ti dà la grazia. In pratica, è il piano Napolitano-Violante-Renzi-D’Alema.

Torniamo al tavolo a Palazzo Chigi. Matteo, Silvio, Denis, Gianni e Lorenzo cominciano a discutere di nomi. “Io preferisco Giuliano Amato, sai, era il braccio destro di Craxi. Poi piace anche ad Alfano”, sostiene Silvio. E continua: “Poi ci sarebbe Pier Ferdinando Casini, che essendo democristiano non piace a nessuno ma va bene a tutti. E terza sarebbe Anna Finocchiaro, l’unico nome di sinistra gradito al centrodestra”. “Niente male codesti nomini”, risponde ratto Matteo. “Ma al momento noi proponiamo Sergio Mattarella che l’è hattolico ma ‘un piace all’Alfano. Però noi si potrebbe anche votare….”. E volete sapere chi è il preferito di Silvio e Matteo vostri? Qual è il grande statista salvatore della Patria che mette tutti d’accordo? Tenetevi forte sulla sedia. Afferrate i braccioli. Tirate un respiro profondo. È Pierferdinando Casini. Ciuffo ribelle. Democristiano all’Aqua Velva. Eterno sopravvivente che risale sempre in superficie come un galleggiante della canna da buratelli d’un pescatore del Candiano. Politico di razza la cui idea politica più pregnante è avere sposato Azzurra Caltagirone, giovin rampolla della stirpe cementiera, figlia di Franco, patrimonio 1 virgola 5 miliardi dollari.

L’incontro finisce. Si stringono le mani. “Mi raccomando – dice Silvio all’uscita da palazzo Chigi – niente scherzi sul Quirinale”. Perché il sì non è gratuito. Anzi, è particolarmente oneroso. Il “soccorso” a Renzi, per Berlusconi, è particolarmente costoso. Dice un deputato di Forza Italia: “Secondo l’ultimo sondaggio il centrodestra è solo 4 punti sotto il centrosinistra. Con una coalizione ce la giochiamo. Con una legge elettorale che prevede il premio di lista, è la sconfitta sicura”. Ma non c’è niente da fare. Renzi con i bersaniani, la minoranza pd, che vogliono cancellare i capilista bloccati dall’Italicum, non ci tratta. “Sono parassiti. Il loro nemico è il segretario. Si facciano un partito loro”, dice il senatore Stefano Esposito, renziano. Sempre cortese, il dibattito dentro al Pd. Sembrano tutte comparse di Quentin Tarantino.

Il piano di Renzi è questo: farà approvare la riforma elettorale con i voti determinanti di Berlusconi; manderà al Quirinale un presidente fidatissimo (Casini, per ora), scelto personalmente da lui ed eletto con i voti determinanti di Berlusconi; non farà entrare Forza Italia nel governo e Berlusconi perderà ogni ruolo perché non gli servirà più; a marzo l’Europa romperà i coglioni sui conti pubblici così avrà un nuovo nemico su cui costruire la sua propaganda; nel secondo semestre 2015 ci sarà forse un po’ di ripresa (se la ripresa non c’è, darà la colpa all’Europa); nella primavera del 2016 creerà le condizioni per aprire la crisi e il Capo dello Stato scioglierà il Parlamento; nella nuova Camera Renzi avrà 340 deputati tutti renziani. Congratulazioni. E complimenti vivissimi. Ma ricordate: c’è sempre D’Alema in agguato.

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