Il fumettista Reviati all’assessore: «Ma il verde non era un bene comune?»

Il caso degli alberi abbattuti all’ex Villaggio Anic: «La sicurezza non c’entra: segati anche alberi che davano fastidio ai condomini…»

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera di Davide Reviati, l’illustratore di fama internazionale che si è battuto in questi mesi contro l’abbattimento di oltre cento alberi all’ex Villaggio Anic, il quartiere di Ravenna dove vive e a cui ha dedicato anche un celebre graphic novel, Morti di sonno. Si tratta di una risposta all’assessore all’Ambiente del Comune, Guido Guerrieri, che nei giorni scorsi aveva replicato a Reviati anche con il suo stesso linguaggio, una vignetta (vedi articoli correlati). Ecco la lettera dell’artista.

«Ahimè viviamo tempi grami. Quando un amministratore comunale si degna di rispondere ed interviene pubblicamente su una questione che lo riguarda da vicino ci sembra già un fatto encomiabile, quando poi lo fa allegando un disegno ci diventa addirittura simpatico. Se poi pensiamo a come il Comune abbia taciuto ostinatamente, tirato in ballo più volte sia direttamente con esposti scritti e visite personali, sia pubblicamente con articoli su R&D, la cosa diventa pure eroica. Peccato che Guerrieri si decida a farlo solo adesso che gli alberi sono già stati segati, alla buonora vien da dire. E comunque, pur confessando il moto di simpatia che ho subito sentito (e ci mancherebbe altro) sono costretto mio malgrado a precisare alcune cose sostanziali.

Dalla vignetta di Guerrieri (vedi qui a fianco) risulta chiara l’accusa di interesse privato contro interesse pubblico. Ribadendo poi che la maggioranza degli abitanti del quartiere si è espressa a favore del piano di “ristrutturazione ambientale” presentato dall’Amministratrice e dai delegati di quartiere e firmato da un agronomo professionista. E di fronte a detto piano il Comune non ha potuto che dare il via libera all’abbattimento di 107 alberi, di cui una buona parte ritenuti malati e a rischio caduta.

Vorrei ricordare all’assessore che:

– Il detto piano stilato e redatto da un riconosciuto professionista NON prevedeva l’abbattimento di diversi alberi – soprattutto pini – di cui il Comune ha concesso i permessi di abbattimento ai condomini dei singoli caseggiati. Evidentemente il professionista agronomo li ha ritenuti sani e non ha considerato gli inconvenienti causati, le bozze sull’asfalto nei cortili davanti alle case, come danni talmente gravi da giustificarne l’abbattimento. E allora? Se davanti al piano di un agronomo, come dice Guerrieri, il Comune non ha avuto margini di manovra, perché mai si permette di contraddirlo dando permessi di abbattimento di alberi “salvati” da tale piano? Si badi che non parlo solo dei tre pini di cui si diceva in un precedente articolo su R&D, ma di svariati pini (sani e robusti) sparsi per il quartiere. Sommando questi agli abbattimenti del piano otteniamo un numero ben superiore a 107.

– La sicurezza sbandierata demagogicamente non c’entra nulla con questo piano. Questo è un piano di “riqualificazione ambientale” – ormai ci inventiamo titoli nobiliari pure per le scoregge – che ambisce a ridisegnare la faccia di un intero quartiere per motivi che nulla hanno a che fare con la sicurezza. Vorrei ricordare all’Assessore, se se ne fosse dimenticato, che da due anni in qua sono già stati abbattuti oltre trenta alberi nel quartiere. Tra alberi giudicati pericolosi e a rischio caduta da addetti comunali che hanno fatto sopralluoghi in loco e altri “dannosi” per le strutture. Dunque le “emergenze” sono già state sistemate sotto l’egida di esperti. E se è vero che dopo l’ultimo inverno c’erano ancora alcune piante che apparivano poco stabili è altrettanto vero che si trattava di poche decine non certo di oltre 100 esemplari. È evidente che assieme ad alberi malati o instabili si siano sommati molti “interessi privati”, questa volta sì, di condomini che qua e là nel quartiere ne hanno approfittato per far abbattere alberi che gli davano fastidio, per le bozze o gli aghi di pino o le pigne o perché facevano troppa ombra o perché apparivano con troppa evidenza più intelligenti di loro.

– In quanto all’interesse pubblico l’Assessore dice che davanti alla maggioranza degli abitanti del quartiere cosa si poteva fare? Seguendo la sua logica chiunque può raccogliere firme per disboscare intere aree cittadine. E io che pensavo che il verde fosse un bene comune, di tutti e non solo di chi ce l’ha davanti a casa, un bene prezioso anche per chi lo vuole deturpare, un bene da tutelare contro gli scriteriati istinti segaioli o le speculazioni edilizie, che le Amministrazioni hanno il DOVERE di difendere e proteggere per il bene dei loro cittadini e delle generazioni future, anche se questi non lo sanno. Evidentemente è più difficile prendersi delle responsabilità che cedere pavidamente alle richieste, per quanto folli, degli elettori, almeno per il Comune di Ravenna. Complimenti

– In quanto alle ripiantumazioni, è vero che sono previsti alcuni alberi di lungo fusto, ma la maggioranza sono alberi sui 7 o 8 metri. Se consideriamo che i cipressi abbattuti erano di circa 10-15 metri e i pini 20-30 metri non ci vuole un genio per capire che viene ridisegnato completamente il volto di un luogo e il suo equilibrio. Per esempio al posto dei tre pini segati davanti casa mia (interesse privato!) il piano, che non ne sentenzia l’abbattimento, prevede però la ripiantumazione (contraddizione assai eloquente) di tre piante la cui altezza massima può raggiungere, in maturità, i 7 o 8 metri, verosimilmente fra 30 o 40 anni.

– In quanto alla battaglia personale, vorrei ricordare all’Assessore le mail e le lettere cartacee (messe a protocollo e verificabili) che gli sono state inviate, a lui, all’Ufficio Verde Urbano e al Sindaco. Firmate da me e da altri abitanti del quartiere, come “Comitato per la salvaguardia del verde al Villaggio ANIC”, che non è una sigla dietro cui mi nascondevo io solo. Dove si sostenevano le ragioni del buon senso (a nostro parere) di venire a una mediazione. C’erano e ci sono molti che nel quartiere ritengono questa cosa scriteriata, anche se non sono la maggioranza. E sono/siamo stati completamente ignorati. Perché caro Guerrieri, qui nessuno si diverte a rompere i coglioni, le assicuro che io ho anche altro di cui occuparmi oltre a passare ore a scrivere lettere e andare periodicamente in Comune a perorare cause perse. E le assicuro anche che se non fosse stato per la mia – ingenua a questo punto – fiducia nelle Istituzioni, il Comune non sarebbe neanche stato tirato in ballo. Tanta era ed è la sfiducia e la disillusione di molti nel quartiere che non vedono nell’Amministrazione un organo di tutela e di sostegno, quanto un soggetto distante e anche ostile. Oggi mi trovo amaramente a dargli ragione.

Non è il divertimento di segare alberi in discussione – che già il pacere sarebbe almeno un criterio indiscutibile, non giustificabile ma indiscutibile – quanto piuttosto la pavidità, la vigliaccheria pilatesca di chi se ne lava le mani, l’arroganza di chi non cerca neanche una mediazione ma procede diritto senza dare udienza, di chi ti dice: “adesso fate pure gli articoli sul giornale, fate quello che volete!” (Funzionaria comunale dell’ufficio Verde Urbano). Oppure: “cosa vuoi che sia, gli alberi ricrescono…” (Assessore all’ambiente Guido Guerrieri, ti ricordi?).

Vorrei fosse chiaro una volta per tutte. Nessuno si oppone all’abbattimento di alberi pericolosi per l’incolumità di beni e persone. Ci si aspetterebbe solo che le cose siano condotte con un po’ di buon senso, di correttezza e di trasparenza. È chiedere troppo? Evidentemente sì, almeno a Ravenna».

Davide Reviati

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