Advs si spacca: due consiglieri si dimettono dal direttivo

E il presidente resta ma lascia la carica. Scambi di accuse con il segretario. Tutto appena sei mesi dopo l’inizio del mandato

Questa è una guerra con molto sangue. Ma non scorre, si raccoglie. È la guerra che si sta combattendo nel consiglio direttivo della sezione provinciale di Advs. Appena sei mesi dopo l’avvio del mandato triennale, in un solo colpo, si sono dimessi in due (tra cui la vicepresidente) e il presidente ha lasciato la carica pur rimanendo in consiglio. Presidente e vice sono gli unici dei tredici membri che facevano già parte del direttivo precedente. Lo strappo è stato condito da scambi di lettere cariche di reciproche accuse tra l’anima vecchia e la nuova ala. La guerra, nota anche all’assessore comunale di riferimento per il mondo dell’associazionismo, preoccupa i nuovi vertici di Advs: «Non va fornita ai cittadini l’immagine di una associazione litigiosa che potrebbe rendere sospettosi e allontanare i donatori», dice la nuova presidente Monica Dragoni. Ma le lettere con critiche e attacchi sono lì a raccontare di «una associazione litigiosa» che, vale la pena ricordare, nel bilancio preventivo 2014 stimava di ricevere 452mila euro di contributi dall’Ausl per l’attività svolta a favore della raccolta sangue (dato che la presidente ha scelto di non fornire ma che era stato pubblicato a marzo scorso sull’house-organ). Al momento la rottura nel direttivo pare ricomposta con la presa del controllo da parte dei nuovi arrivati ma all’orizzonte si intravedono i contorni di possibili strascichi.

Il clima ai vertici dell’associazione (8.052 soci, di cui 595 under 28, che nel 2014 hanno fatto 11.224 donazioni) si stava sfilacciando da qualche tempo fino a giungere alla frattura deflagrata apertamente tra fine gennaio e inizio febbraio con l’ufficialità delle dimissioni «per esaurimento psico-fisico – si sfoga in una lettera interna l’ex presidente Franco Bencivelli (ematologo ed ex primario del servizio trasfusionale a Ravenna) –. Ho fatto politica per molti anni, un ambientino non troppo squisito, ma una situazione del genere proprio nemmeno l’immaginavo possibile». La polemica è vibrante: con una lettera di sette pagine Bencivelli, vice nel triennio 2011-14 e tra i fondatori dell’associazione, ha ribattuto alle accuse arrivate da quello che chiama il “gruppo dei nove”. Si tratta della quasi totalità dei dieci restanti membri del consiglio che a loro volta pochi giorni prima avevano firmato una lettera (Bencivelli cita i classici e la chiama la catilinaria) per prendere le distanze dal suo operato.

Al posto dei consiglieri dimissionari (la vice Silvia Rossetti e Dante Spada), dopo la rinuncia dei due non eletti cui sarebbe spettato il posto, sono subentrati Lorenzo Vichi e Stefano Pace, ultimi due dell’elenco dei non eletti. I due nuovi componenti possono vantare un voto a testa. L’affluenza alle urne lo scorso giugno per il rinnovo delle cariche sociali non è stata bulgara: si sono presentati in circa duecento degli oltre ottomila soci facendo sì che il tetto di 85 fissato come limite massimo per il consiglio generale (una sorta di parlamentino che nomina il direttivo dei tredici) non venisse nemmeno sfiorato fermandosi attorno a sessanta.

Nel consiglio direttivo riassestato dopo lo scossone, Monica Dragoni, di professione infermiera all’ospedale di Ravenna, è la nuova presidente. Raffaello Cortesi è vicepresidente e Flavio Vichi, fratello del Lorenzo subentrato, fa doppietta di incarichi assumendo quello di responsabile della comunicazione oltre a essere già segretario organizzativo. È proprio contro quest’ultimo che Bencivelli ha puntato il dito per l’atteggiamento tenuto nel semestre della sua presidenza e proseguito dopo le dimissioni: «Credo si possa dire che oggi l’associazione è sostanzialmente proprietà di Vichi: politica associativa, mezzi economici, comunicazione, tutto. Ora il presidente non è altro che una figura di appoggio che neppure governa il dibattito in consiglio direttivo, gli altri seguono. Flavio Vichi presenta, dice, fa». Quest’ultimo è lo stesso Vichi balzato agli onori della cronaca locale tra i fondatori del gruppo Facebook “Sei di Ravenna se” poi abbandonato in disaccordo con altri amministratori andando a fondare “We are Ravenna”. Fu lui a muoversi in prima fila per le fiaccolate in memoria di Gionatan Lasorsa e Alessio Lunardini, morti in due incidenti stradali nell’estate 2014.

Insomma, nella versione di Bencivelli, il già battezzato “gruppo dei nove” non sarebbe altro che lo schieramento dei vichiani (nel frattempo passato almeno a dieci visto l’ingresso del fratello). Al leader vengono recapitate accuse di un comportamento che sconfinerebbe oltre le sue mansioni di segretario organizzativo, di mosse che a giudizio dell’ex presidente sarebbero tutt’altro che nell’interesse dell’associazione. Nella riunione del 14 gennaio il consiglio ha deciso di interrompere la collaborazione con un giornalista ravennate che per un rimborso di 1.800 euro all’anno faceva da direttore responsabile de Il Pellicano, trimestrale di informazione dell’associazione. Al suo posto è arrivata la fidanzata di Flavio Vichi che non è giornalista ma per l’incarico è stata iscritta all’elenco speciale dell’ordine dei giornalisti regionale. E poi tutta una serie di presunte anomalie in alcuni documenti contabili a giustificazione di certe spese per l’attività promozionale dell’associazione. Bencivelli si chiede ad esempio come mai la fattura per una fornitura di generi alimentari per una festa estiva in un bagno al mare sia stata registrata solo questo febbraio.

Abbiamo voluto un commento da Dragoni, oggi presidente. Dopo averla contattata e avuto la disponibilità per un’intervista siamo stati ricontattati da Vichi: nelle vesti di responsabile della comunicazione ha reso noto che impegni lavorativi impedivano la disponibilità della presidente e le risposte alle nostre domande sarebbero arrivate per iscritto . «Per quanto riguarda il direttore responsabile del Pellicano – leggiamo – la scelta del consiglio è stata trasparente garantendo un consisnte risparmio economico rispetto agli anni scorsi, cifra destinata a beneficenza». Secondo le accuse in realtà la nuova direzione costerebbe di più. Ma Vichi in persona garantisce: «Nessun conflitto di interessi, è una persona con competenze che vanno oltre la direzione del giornale». A proposito degli screzi tra le due fazioni, Dragoni cerca di stemperare i toni: «Ogni luogo di aggregazione vive delle normali dinamiche interne che talvolta possono risultare più o meno gradite ai singoli che in un’ampia assemblea devono accettare di essere tavolta in minoranza. Oltre ai ringraziamenti per il lavoro svolto non c’è altro da aggiungere per quanto riguarda Bencivelli».

Ma in quella lettera firmata dai Nove, non mancano accuse esplicite a Bencivelli e la sua ex vice. C’è stupore per l’esistenza di un timbro che riproduce la firma dell’ex presidente, creato solo per la formalità delle tessere associative ma di cui si teme un uso improprio da parte di qualcuno. Ci si chiede come mai la scorsa estate siano stati erogati rimborsi spese per una festa al mare senza documenti giustificativi che sono arrivati, anche questi, con abbondante ritardo. Ci si chiede il perché di oltre 90mila euro spesi per due agenzie di comunicazione che si occupano della grafica de Il Pellicano, delle campagne promozionali, della cartellonistica per strada, dell’applicazione per il telefonino, del concorso a premi. E ci si chiede anche perché certe sponsorizzazioni a realtà sportive viaggino su canali apparentemente privilegiati. Temi che Bencivelli ricostruisce fornendo la propria giustificazione ai dubbi sollevati.

Resta poi viva la ferita con il coordinamento giovani, sezione dell’associazione rivolta agli under 28. I baby donatori si sentono poco coinvolti e troppo controllati dal direttivo. A loro ha scritto una lettera aperta Vichi «per cercare davvero di ricucire la divisione ma ormai non so più come avendo provato tutte le strade ma avendo trovato di fronte solo un muro». Un muro talmente spesso da portare Vichi a scrivere che «non via ha ordinato il dottore di svolgere una attività di volontariato». Ma la chiusura della missiva è affidata a una citazione di Fabio Volo: «Il modo migliore di conoscere davvero una persona, è vedere come si comporta quando è assolutamente libera di scegliere».

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