Avrebbe potuto essere una piccola Tate Gallery con il Candiano invece del Tamigi e invece è un dormitorio clandestino: dopo essere stato un molino e poi un mangimificio è diventato un simbolo della Ravenna candidata a capitale europea della cultura 2019 e ora è un rifugio per senzatetto. L’area sulla sponda sinistra della darsena di città alle spalle della sede di Autorità portuale, nota oggi come ex Martini, ha un secolo di storia e ora è oggetto di un’interrogazione al sindaco fatta da Alvaro Ancisi (capogruppo di Lista per Ravenna in consiglio comunale) per chiedere un’ordinanza che imponga alla proprietà dell’immobile di riparare la recinzione dove i residenti in zona segnalano uno squarcio diventato punto di accesso per chi utilizza gli spazi abbandonati.
Il foro introduce su una superficie incolta e trascurata, tramite cui si accede alla parte edificata. Quasi di fronte si trova l’area di uno degli otto condomini di 16 metri di altezza realizzati tra il 1982 e il 2002 dalla lottizzazione Iter sorta tra via Teodorico e via Antico Squero. Il decano dell’opposizione riporta il messaggio ricevuto da un ravennate il 15 aprile scorso: “A tutte le ore del giorno entrano ed escono tramite un grosso buco fatto nella rete di recinzione dell’ex mangimificio, chiuso da anni. Vanno pure di notte a dormirci e ci nascondono dentro anche biciclette”. Il residente ipotizza, secondo la sua opinione, che possa trattarsi di spacciatori. Ancisi è più cauto: «Magari può trattarsi anche solo di persone sbandate, senza alloggio, ma lo stato di degrado di tale zona è stato segnalato più volte da Lista per Ravenna alle autorità cittadine».
La prima costruzione nell’area risale al 1912: si trattò di un molino. Dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale è rinato come mangimificio, rimasto in attività fino al 2010 la proprietà ha cessato l’attività e l’edificio si è guadagnato l’etichetta di archeologia industriale da recuperare diventando un luogo simbolo del percorso di candidatura della città al 2019. Lì il writer di fama internazionale Ericailcane realizzò un enorme murale battezzato Pgr (Per grazia ricevuta) e l’inaugurazione nel 2012 fu inserita tra le prove tecniche di candidatura. L’edificio è anche oggetto di un suggestivo progetto di riqualificazione totale (battezzato Spazio Mosa dal nome assunto dall’attività in precedenza) che l’avrebbe trasformato in un moderno spazio espositivo. Il progetto è tra i quattro progetti strutturali inseriti nel dossier di candidatura per la capitale europea della cultura (vedi tra gli articoli correlati). Tra le ispirazioni anche la New Tate Gallery di Londra ricavata da un’ex centrale elettrica sulla riva del Tamigi.
In una vecchia abitazione abbandonata adiacente all’area ha trovato ricovero anche il 27enne tunisino con precedenti per spaccio ritenuto un presunto foreign fighter e in quanto tale arrestato in aprile perché intenzionato a raggiungere la Siria per arruolarsi nell’Is. Noussair Louati è stato fermato dagli agenti della Digos il 21 aprile individuandolo su una panchina affacciata sul Candiano in compagnia di altri connazionali. Da quando la moglie lo aveva cacciato di casa denunciandolo per maltrattamenti, aveva trovato appoggio da qualche conoscente o proprio tra i locali abbandonati a ridosso del vecchio mangimificio.
Ora Ancisi prende in mano la legge sugli enti locali e si rivolge al sindaco leggendo il comma 4 dell’articolo 54: «Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana». Sulla base di questo «sarebbe motivata correttamente e attuabile un’ordinanza che obblighi la proprietà dell’ex mangimificio a ripristinare saldamente la recinzione dell’immobile e demandi al contempo alle forze dell’ordine di vigilare perché esso non torni ricettivo di malviventi e sbandati». Ma il consigliere di opposizione non si ferma qui: «Il regolamento del verde prevede che “le aree verdi e/o incolte di proprietà privata devono essere mantenute in uno stato decoroso che non sia causa di disagi, pericolo, problematiche di tipo igienico-sanitario con particolare riferimento alle misure finalizzate al contenimento della zanzara tigre e delle allergie».