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    Categoria: società

Sub Delphinus, in apnea da 59 anni La Baiona nuova frontiera sott’acqua

La prima scuola di immersione ravennate. Il movimento raccoglie un migliaio di appassionati. Dal 2007 alla scoperta della valle

Uscirono dal cinema con gli occhi ancora pieni delle immagini di “Sesto Continente” di Folco Quilici. Era il 1954 e un gruppo di sei-sette 16enni ravennati si innamorò dell’attività subacquea con il documentario girato nelle acque del Mar Rosso: fondarono un’associazione dando vita a una storia di immersioni che ancora va avanti. Così è nato il gruppo sportivo Sub Delphinus, stesso nome della casa di produzione del film, prima realtà ravennate e quarta in Italia. Dal 1963 è anche scuola di immersione rilasciando i brevetti per sub: in poco più di cinquant’anni di attività i dirigenti stimano di aver formato tra tremila e cinquemila subacquei. Oggi il movimento locale di appassionati di tutte le attività subacquee (fotografia, caccia subacquea, tiro a segno, tecnica, orientamento, nuoto pinnato) raccoglie all’incirca un migliaio di persone. Gli associati alla Delphinus sono circa duecento, dal 16enne all’80enne.

«Quei ragazzi negli anni Cinquanta furono davvero dei pionieri nel campo – racconta oggi Mauro Pazzi, membro del consiglio direttivo della Sub Delphinus –. A quel tempo le uniche competenze in materia venivano dal mondo della Marina militare». Oggi le cose sono cambiate, le attrezzature offrono sempre migliori prestazioni, le tecniche in alcuni casi sono cambiate molto ma andare sott’acqua non va considerata un’attività da fare senza la dovuta preparazione: «La legge italiana non richiede un brevetto ma i club si sono dati un’autoregolamentazione perché ci sia l’adeguata formazione per chi intraprende l’attività».

Farsi trovare pronti per scendere negli abissi comporta una spesa che si aggira sul migliaio di euro per l’acquisto dell’attrezzatura, l’iscrizione a un’associazione e il corso con esame finale. Poi ogni uscita nelle nostre zone può costare 30-40 euro per il noleggio della bombola e il trasporto al largo in barca. Pazzi ha iniziato venticinque anni fa e si cimenta soprattutto con la fotografia: «Quando vai in immersione si provano sensazioni uniche. Sei in una bolla, non hai peso, c’è l’isolamento dal mondo esterno, i suoni sono ovattati, hai il privilegio di vedere cose che altri non vedono e anche per questo ho iniziato a fare foto, per condividere con altri quello che potevo vedere sott’acqua».

Fin dalla fondazione, l’associazione Sub Delphinus ha avuto come obiettivo la promozione dello sport legato all’attività subacquea. Ma anche ricerca: nel 1969 e nel 1970 il gruppo partecipò ai progetti Delfino 1 e 2: l’esperimento consisteva nel vivere alcuni giorni senza risalire in superficie dentro casse metalliche calate a 9 e a 20 metri di profondità, in prossimità dell’isola d’acciaio Sarom nel mare prospiciente a Marina di Ravenna. Il rapporto con la ricerca scientifica è tuttora in corso con collaborazioni con il mondo universitario. Nel corso degli anni dal gruppo sportivo o dai suoi soci sono nate numerose esperienze legate al mare e al mondo della subacquea, basti pensare alla Rana Diving e alla Marine Consulting società di lavori subacquei, all’Hds Italia, al Centro iperbarico e all’associazione Paguro.

Da qualche anno la nuova frontiera delle immersioni ravennati è pialassa Baiona. Per raggiungere il fondale c’è da sporcarsi di fango ma sotto quei sette metri di acqua della valle a nord del porto si trovano specie viventi originarie delle Filippine o dell’Indonesia. Proprio ai canali di collegamento con il Candiano per la regolazione delle maree è dovuta la presenza di organismi esotici: «Le navi in viaggio trasportano larve dalle acque di altri ambienti e quando arrivano può succedere che trovino condizoni idonee e attecchiscono», spiega Pazzi della Sub Delphinus. È stato lui il primo a immergersi nelle acque della Baiona: «Nessuno si immaginava che ci fosse quello spettacolo là sotto. Poi nel 2007 andai con un amico su consiglio di un vongolaro e siamo rimasti senza parole». Organismi di dimensioni inferiori ai cinque centimetri che da queste parti non si erano mai visti. Con la collaborazione del biologo Attilio Rinaldi è iniziato un paziente lavoro di catalogazione dovendo fare i conti con le peculiarità del sito: «Si può andare solo in certe condizioni di marea, è stato necessario organizzarci all’alba o di notte». Nel 2012 l’iniziativa voluta dall’assessore allo Sport Guido Guerrieri, “Subacquea a chilometri zero”, ha dato visibilità alla Baiona e già nel 2014 si sono visti sub da diverse parti d’Italia attirati dall’ambiente unico.