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    Categoria: società

«Non ci sono faide ma solo esigenze di rinnovamento nell’Advs»

Riceviamo e pubblichiamo la lettera della presidente dell’associazione dei donatori di sangue, Monica Dragoni

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata al nostro giornale online dalla presidente dell’Advs Ravenna, Monica Dragoni, con alcune precisazioni sull’assemblea annuale dell’associazione dei donatori di sangue, tenutasi il 7 giugno scorso, su cui abbiamo pubblicato un nostro ampio servizio giornalistico (vedi articoli correlati). In fondo alla lettera la nostra replica conclusiva.

«Spett.le Redazione di Ravenna e Dintorni,
scorrendo l’ampia rassegna stampa relativa all’assemblea annuale dell’Advs ho notato che il reportage a firma Andrea Alberizia pubblicato sulla vostra rivista online, che per inciso leggo sempre trovandola veramente ben fatta, si è basato evidentemente su fonti non imparziali, restituendo una rappresentazione dell’assemblea decisamente forzata nei contenuti.

Con questa mia, con cui intendo esercitare il diritto di replica e che ci terrei fosse pubblicata stante l’ampio seguito del vostro giornale, vorrei riequilibrare le cose, per amor di verità e per affermare il diritto dell’associazione che ho l’onore di presiedere, di essere descritta ai ravennati per quello che è, con i suoi pregi ed i suoi difetti, i suoi problemi ma anche i suoi meriti che, credetemi, sono tanti.

Per iniziare, l’assemblea del 7 giugno ha avuto andamento ed esito assolutamente regolari. Si è discusso con franchezza, come è giusto che sia: a questo servono le assemblee. Ma i “toni infuocati” o la “faida” di cui si parla nell’articolo esistono solo nella fantasia delle vostre fonti.

Ancora, leggo nel sottotitolo: “20 voti su 55 contro la presidente”. Peccato che l’ordine del giorno non prevedesse alcuna votazione né sulla presidenza, né sull’operato della presidente, né su ordini del giorno o proposte avanzate dalla presidente. In realtà, l’assemblea ha votato sul bilancio consuntivo 2014, cioè la rendicontazione di un anno amministrativo che è stato interamente condotto dalla dirigenza precedente alla mia. Pertanto coloro che hanno espresso un voto negativo in tale circostanza, non hanno certamente voluto colpire l’attuale presidenza.

 Allora, cosa è successo di così grave all’assemblea dell’Advs? Ripeto, di grave nulla, ma non abbiamo problemi a rendere pubbliche le due scelte amministrative che sono state oggetto di discussione tra i soci in quell’occasione; non per annoiare i lettori con le nostre vicende interne, ma a piena riprova di come, a differenza di quanto sostenuto nell’articolo, nella nostra associazione non stia accadendo nulla di particolare, nulla che non sia successo altre cento volte in altre cento associazioni.

 

La prima questione. L’Advs per quarant’anni ha agito sotto l’influenza di un leader storico, il Dott. Franco Bencivelli, dalla personalità particolarmente autoritaria che, pur alternandosi con altri nella presidenza, ha sempre fatto pesare nel Consiglio Direttivo la forza del proprio pensiero. Il contemporaneo esercizio da parte di questa persona della professione di primario del reparto trasfusionale dell’ospedale di Ravenna ha certamente giovato allo sviluppo dell’associazione nei rapporti con l’azienda sanitaria, ma al tempo stesso ha ostacolato il formarsi di un vero pluralismo interno all’associazione, di fatto accentrando a sé l’amministrazione della stessa.

Quando nel giugno del 2014, le nuove elezioni hanno portato nel Consiglio Direttivo ben undici persone nuove, era abbastanza prevedibile che la linea amministrativa affermata per interi decenni fosse messa in discussione e prevalessero le ragioni del rinnovamento. Le lunghe leadership possono giovare alle associazioni, ma succede che dopo qualche anno i leader sentano l’associazione come “cosa loro”: e questo non è affatto un bene!

La mia presidenza, inaugurata all’inizio di quest’anno in seguito alle distanze che la maggioranza dell’attuale Direttivo ha preso dall’ex presidente Bencivelli, è frutto di questa esigenza di rinnovamento. Non prende spunto da rancori personali o divisioni interne, ma dalla volontà della maggioranza del Consiglio Direttivo di fare non solo cose diverse, ma soprattutto di spendere in modo diverso e più trasparente le importanti risorse su cui può contare l’associazione e che negli anni hanno preso direzioni, come dire, un po’ scontate, non sufficientemente discusse e non sufficientemente variate e condivise.

 

Tornando all’Assemblea, che un dirigente non lasci volentieri una poltrona detenuta per quarant’anni è un po’ la fotografia di quel che accade nel nostro Paese, in molti campi così restio ai cambiamenti. La maggioranza dei soci ha ascoltato l’intervento polemico e rancoroso dell’ex presidente Bencivelli con paziente compassione. Egli resta un socio dell’associazione, come tale ha potuto parlare: ora è arrabbiato, gli passerà. L’associazione però va avanti e quel che conta è che i ravennati siano informati che le decisioni su come promuovere la donazione del sangue da qualche mese a questa parte sono assunte con grande pluralismo, assoluta trasparenza e rigorosa attenzione all’efficacia della spesa. All’Advs non c’è più un uomo solo al comando, ora c’è un gruppo dirigente che intende “lavorare bene” e speriamo che la differenza cominci a vedersi: questo è il messaggio corretto che deve passare. Veicolare messaggi forzati, evidentemente passati da fonti coinvolte e non imparziali, è assai pericoloso e grave: in primo luogo perché non rende giustizia alla verità e in seconda battuta perché rischia di allontanare senza motivo alcuno i ravennati dalla donazione del sangue, di cui invece c’è sempre necessità.

Il secondo problema “politico” che abbiamo dovuto trattare in assemblea è legato ad un conflitto in essere tra un piccolo gruppo dei giovani volontari ed il nostro nuovo segretario organizzativo e responsabile comunicazione Flavio Vichi. Il dissidio trae spunto dalla revisione del logo dell’associazione che oggi evidenzia maggiormente la sigla locale rispetto a quella della rete nazionale. Per essere più chiari, tutti i ravennati ci conoscono come Advs, che aderisce alla Federazione Nazionale Fidas. Alcuni giovani volontari vorrebbero superare il nome locale per assumere la denominazione di Fidas Ravenna, la maggioranza dei soci invece è affezionata al nome Advs. Premesso che da Roma non ci pongono alcun problema, come gruppo dirigente abbiamo deciso di assecondare il pensiero della maggioranza dei soci, che risulta essere anche quello giuridicamente più corretto, mantenendo il nostro nome storico che corrisponde alla nostra ragione sociale con la quale la nostra associazione è registrata. Ma al tempo stesso confermando pieno impegno a sostegno dei progetti e delle iniziative della Fidas a cui aderiamo con convinzione e di cui siamo orgogliosamente parte. Questa direzione, che dall’articolo pare essere stata opera unicamente di Vichi, è invece stata ampiamente discussa e condivisa dall’intero Consiglio Direttivo, sempre nell’ottica del pluralismo di cui accennavo pocanzi.

 

Capita che tra giovani i toni delle discussioni si accendano e che il dialogo non prevalga sulle impuntature: sapevamo che sei o sette ragazzi avrebbero portato il loro dissenso in assemblea e ciò è accaduto. Hanno detto che non faranno più volontariato finché l’associazione non cambierà nome. Io stessa come presidente unitamente a altri membri del Consiglio Direttivo, li abbiamo invitati a ripensarci e li abbiamo più volte invitati al dialogo, a cui però si sono sempre sottratti. Abbiamo ascoltato le loro ragioni ma in democrazia le decisioni si prendono a maggioranza ed il vero volontario continua ad impegnarsi per la causa in cui crede, anche se alcune scelte dell’associazione personalmente non lo convincono.

E veniamo al terzo aspetto su cui l’articolo di Alberizia è particolarmente lesivo della nostra reputazione: il misterioso caso del lavoro nero nell’Advs. Qui dovremmo veramente arrabbiarci con il vostro collaboratore perché il tema dei diritti dei lavoratori è serio e non può essere trattato così superficialmente.

I meri fatti. Nel corso dell’Assemblea il Dr. Bencivelli si celebrava in un encomio di sé stesso e del suo quarantennale operato alla guida dell’associazione; a contrasto di ciò, a margine dell’Assemblea, all’impiegata storica Emanuela è venuto spontaneo rinfacciare al suo presidente storico, che per colpa di due mesi di contributi non versati non può andare in pensione e deve aspettare altri sei anni. Beninteso, i due non litigavano, si beccavano sarcasticamente come fanno le persone che si conoscono da una vita.

Emanuela dice la verità: per tutto il 1978 ha lavorato per l’Advs “in nero” e se fosse stata assunta subito, oggi il suo pensionamento sarebbe meno lontano. Bencivelli le ha risposto che lo deve ringraziare perché poteva non assumerla affatto, e la vicenda è finita lì. Per quanto mi riguarda, io non so se Emanuela deve prendersela più con Bencivelli o con la Fornero, dico solo che in quegli anni la prassi di “provare” la gente in nero prima dell’assunzione era molto diffusa, quindi sono molto solidale con Emanuela, ma non mi sembra una questione, come suol dirsi, da farci un titolo di giornale. Ed è stato proprio il vostro titolo a farci arrabbiare di più, perché scrivere “Advs, i giovani mollano e c’è chi denuncia di aver lavorato in nero” lascia intendere che le irregolarità contributive siano recenti. Alberizia, sveglia! Nel ‘78 mezza Ravenna lavorava in nero! Le sembra di aver fatto un grande scoop scovando un’evasione contributiva del ’78? Le sembra di aver informato correttamente i cittadini omettendo di dire che il lavoro in nero si è verificato nel lontano 1978?

 

Mi costringete a specificare che all’indomani della mia nomina a presidente, abbiamo effettuato un’attenta analisi delle prassi in uso in associazione nella gestione dei rapporti di lavoro, anche avvalendoci della consulenza di un noto avvocato lavorista, il cui esito è stato che i cinque dipendenti dell’associazione sono pienamente tutelati nei loro diritti e tutti gli oneri relativi alle loro posizioni sono adempiuti da molti anni con assoluta puntualità.

Sempre con riferimento all’ipotesi di scarsa trasparenza dell’incipit del vostro articolo, posso affermare che il Consiglio Direttivo in carica sta operando nel pieno rispetto di tutte le norme vigenti, con piena correttezza e trasparenza e con un più oculato uso delle risorse economiche dell’associazione. Una scelta amministrativa ben diversa rispetto a quella fin’ora tenuta dal direttivo storico, i cui bilanci prevedevano spese annue per quasi 100 mila euro solamente per la pubblicità, una cifra decisamente fuori misura per una Onlus, in contrasto con la ridicola destinazione di poco più di mille euro per la beneficenza. La scelta di tagliare nettamente il budget pubblicitario per la comunicazione (più che dimezzato) e promuoverci attraverso il sostegno di progetti di solidarietà, è proprio l’espressione di questa nuova linea amministrativa: un’attenzione nuova ai problemi della città, un riguardo verso situazioni che meritano il nostro aiuto. Già per quest’anno ADVS ha destinato, a fronte dei precedenti mille euro, oltre 40 mila euro alla beneficenza.

Infine, permetteteci di riportare l’attenzione sugli aspetti più importanti della nostra assemblea del 7 giugno. Abbiamo premiato un volontario alla trecentesima donazione e numerosi donatori alla duecentesima e centesima donazione. Abbiamo voluto offrire un riconoscimento, come mai era stato fatto in precedenza, a chi ha raggiunto un’età importante. Queste persone, ultra ottantenni, per Legge oltre a non poter più donare il sangue, non possono nemmeno svolgere la loro attività di volontariato. Fino a ieri l’associazione nulla prevedeva in tal senso, quasi abbandonando chi da sempre ha dedicato la propria vita e il proprio impegno alla donazione del sangue, come si fa con le cose che non servono più. Domenica 7 giugno l’associazione li ha nominati “Soci Onorari”, volendo così far sentire loro il “Grazie” di una grande famiglia. E le lacrime sui loro occhi, ci hanno convinto della nostra scelta. Abbiamo messo a tavola oltre trecento persone in una festa che ha coinvolto tante famiglie, bambini, genitori, nonni: una grande festa della famiglia in nome della donazione di sangue, della salute e dello sport.

Ho colto in quella bella giornata tanto entusiasmo e tanta voglia di partecipazione: credo che l’associazione abbia le forze e gli stimoli giusti per affrontare la vera sfida del futuro che è quella di aiutare il sistema sanitario regionale a mantenere la propria autosufficienza nella raccolta e utilizzo del sangue. Sfida per tante ragioni difficile, dall’esito non scontato, per la quale vorremmo poter contare sulla collaborazione preziosa della stampa ravennate attraverso una corretta informazione, a partire dalla vostra ottima rivista».

Monica Dragoni
Presidente Advs – Fidas Ravenna


Gentile presidente Dragoni,

comincio assicurandole che sono sveglio. E lo ero anche la mattina del 7 giugno scorso quando ho assistito alla vostra assemblea mantenendomi a margine della riunione. Ho sentito con le mie orecchie una dipendente dell’Advs dire di aver lavorato in nero. E lei ora conferma la circostanza. Questo mi pare più che sufficiente per rendere inattacabile quanto scritto e finito poi anche nel titolo perché è innegabile che trattasi di notizia. Lo credo un grande scoop? No, non sono così illuso. Ma cronaca sì. E a differenza di quanto lei obietta, nell’articolo è testualmente scritto: «Un’autodenuncia che risalirebbe agli inizi del rapporto lavorativo diversi anni fa poi regolarizzata». Non c’è quindi dubbio alcuno che si possa intendere come qualcosa di recente o ancora in essere.

Ho fatto riferimento alla circostanza di aver udito personalmente le parole della dipendente perché vorrei fosse chiaro che io ero presente quel giorno quindi non si tratta di «messaggi forzati passati da fonti non imparziali» ma del resoconto di un cronista. Che da mesi è al corrente della spaccatura che vivete all’interno dell’associazione connessa alla fase di transizione (non credo sia così peregrino utilizzare il termine «faida» visto che il vocabolario la definisce «lotta tra gruppi rivali» ed è proprio lei a parlare di un ex presidente «che non vuole lasciare la poltrona»). Il sottoscritto non parteggia per nessuna delle parti così come non lo fa la testata per cui lavora come dimostra l’elenco degli articoli correlati in cui si trova notizia delle iniziative più significative che avete recentemente realizzato a riprova che il nostro faro è appunto la notizia, che sia la dichiarazione di un rapporto di lavoro in nero, uno scambio di lettere dai toni accesi (che è avvenuto) o una lodevole iniziativa benefica.

Fatte queste dovute precisazioni, concludo sottolineando che «la collaborazione preziosa della stampa ravennate» sulla quale vorrebbe poter contare è proprio quella che stiamo cercando di mettere in campo: onestà equidistante dalle parti per riportare i fatti che riguardano non una bocciofila ma un’associazione che opera in un settore delicatissimo come la raccolta sangue e ogni anno per questo riceve alcune centinaia di migliaia di euro dal servizio sanitario pubblico.

Andrea Alberizia