Costa Concordia, le piattaforme del Giglio a Ravenna? Lo chiedono i sommozzatori

L’associazione del Memoriale dopo essersi battuta invano per lasciarle in Toscana, ora chiede di portare le strutture vicino al Paguro

Le strutture sommerse utilizzate nell’opera di raddrizzamento del relitto della Costa Concordia arriveranno a Ravenna, in fondo al mare a fianco del relitto del Paguro (vedi articoli correlati)? È la proposta dell’associazione nazionale Memoriale della Concordia, nata in città l’anno scorso da un gruppo di sommozzatori con l’obiettivo principale di mantenere e preservare quelle strutture sui fondali dell’Isola del Giglio dove avvenne il naufragio, come sorta di monumento e appunto Memoriale del tragico evento.

Obiettivo mancato, però. Lunedì 27 luglio, ricorda l’associazione in una nota, la prima delle enormi strutture subacquee che servirono a sorreggere la Costa Concordia durante le operazioni di rigalleggiamento del transatlantico è stata infatti recuperata dal pontone della Micoperi e a oggi si è già proceduto al salpamento di altre tre strutture.

Il progetto prevede il loro trasferimento a Ortona che, nell’idea della Micoperi, verrà completato alla fine di agosto.
«Non ci stancheremo mai di dire che si tratta di una occasione mancata – continua la nota dell’associazione –, per trasformare una disgrazia in qualcosa di buono. Le piattaforme del Giglio erano la memoria spettacolare di una gloriosa impresa industriale, lo spazio dove fare sport e ricerca scientifica, l’habitat artificiale di innumerevoli specie marine, il rispetto di una categoria, quella dei sommozzatori, alla quale è stato negato il luogo subacqueo dove ricordare i propri caduti, la valorizzazione dell’economia di un’isola che vive pochi mesi estivi e il resto dell’inverno muore. Noi ci abbiamo provato, avevamo convinto tutti. Il mondo della scienza, il mondo dello sport, il mondo del turismo, ma non è andata così e non siamo qui per una sterile ed infinita polemica». Ora infatti l’associazione Memoriale della Concordia ha infatti una proposta. «Salvare il salvabile – continua la nota –. Allora diciamo che se le piattaforme vengono via dal Giglio e arrivano fino ad Ortona, datele a noi. Ortona è qui, nel nostro mare, le adageremo nei pressi del Paguro, dove diventeranno una preziosa risorsa, dove saranno visitate e ammirate, donando biodiversità, ricchezza per i pescatori e cibo per le generazioni future. Vi risparmieremo la fatica di doverle demolire perché quello che per altri sono ingombranti pezzi di ferro, per noi sono barriere artificiali già bonificate e pronte all’uso. Nobili scogli e tane d’acciaio da sistemare sul piatto fondale del nostro Adriatico, utili al rifugio e al ripopolamento delle nostre specie marine. E se un domani dal Giglio qualcuno le volesse rivedere, potrà sempre venire qui, sulla riviera romagnola, fare una immersione sul Paguro ed una seconda sulle piattaforme che furono della Concordia».

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