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    Categoria: società

Il fronte dell’orto, l’attacco di Ancisi «Spazi solo a chi ha tessera di sinistra»

Il consigliere comunale segnala un centro sociale che obbliga l’iscrizione per la coltivazione «ma il regolamento non lo richiede»

Per avere in gestione uno dei quasi 1.300 orti comunali gli anziani si trovano di fatto obbligati a pagare l’iscrizione a un centro sociale vicino alla sinistra che ha in gestione le aree. I sospetti di queste pressioni arrivano da Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna: il decano dell’opposizione in consiglio comunale parla di «racket negli orti» con «prevaricazioni sugli anziani che li coltivano» e sospettando un presunto abuso d’ufficio – «Il gestore di aree ortive comunali riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio» – prepara un’esposto per la procura della Repubblica dopo aver informato il sindaco e il direttore generale del Comune.

Nel territorio comunale esistono sedici aree ortive per 1.283 lotti complessivi. A parte le tre più piccole (20 lotti in totale), gestite direttamente da Comune e una autogestita dagli ortisti (119), le altre dodici aree sono gestite, per conto del Comune, dai centri sociali di due associazioni nazionali: Auser-Cgil (7 aree e 317 lotti) e Ancescao (5 aree e 827 lotti), entrambe vicine al mondo di sinistra. Il regolamento prevede la gestione affidata ai centri sociali, l’assegnazione al singolo in graduatoria in ordine cronologico di arrivo delle domande con un canone annuale di concessione (9 euro per i pensionati e 28 per gli altri) più una bolletta annuale da corrispondere al centro sociale per acqua, luce, gas e assicurazione. Insomma nessuna tessera è richiesta: «Secondo il regolamento – specifica Ancisi – il rapporto di concessione degli orti è esclusivo tra il Comune e l’assegnatario. È escluso alcun obbligo di iscrizione al centro sociale gestore». Invece il consigliere comunale riporta il caso del centro sociale Le Rose, gestore dell’area ortiva di via Chiavica Romea, dove viene considerata «obbligatoria per gli ortisti la tessera dell’Ancescao, con relativo pagamento, in funzione di sopratassa, della quota associativa».

Fin qui basterebbe per considerare la vicenda poco edificante ma Ancisi mette sul tavolo il carteggio tra Le Rose e due ortisti per mostrare che il centro sociale provi a far passare il messaggio che senza tessero associativa non ci sia copertura assicurativa civile contro i danni a terzi: «Questo è un abuso particolarmente grave: col canone di concessione il Comune assicura ad ogni ortista la copertura assicurativa, facendone carico al gestore, che se ne rivale sui singoli concessionari: ragion per cui, in caso di danni a terzi causati da un ortista indebitamente scoperto, egli potrebbe rivalersi sull’amministrazione comunale. Ma gravissimo, addirittura inaudito, è l’obbligo della tessera associativa, perché viola nientemeno che la libertà di associazione tutelata dall’articolo 18 della Costituzione».

Una prima replica alle accuse di Ancisi è arrivata da Valentina Morigi, assessore comunale al Decentramento, dalle pagine de Il Resto del Carlino oggi in edicola: «Gli orti vengono gestiti in maniera estremamente trasparente. Il regolamento è chiaro. Ancisi difende gli interessi di chi è stato spodestato dalla gestione degli orti». Ancisi non ci sta: «Non c’è il benché minimo accenno agli interessi di chi sarebbe stato “spodestato dalla gestione degli orti”, anzi neppure a tale eventuale “spodestamento”: non fosse altro perché io ho difeso gli ortisti e i loro diritti dai soprusi della “gestione degli orti”, indipendentemente da chi e come ne avrebbe la podestà».