Tra fatture e griffe taroccate a Faenza il falso va di moda

Il comandante della compagnia della guardia di finanza: «Lotta continua all’evasione. Nel 2014 oltre 900 controlli e verifiche fiscali»

«Con la prospettiva di un incremento del personale potrà esserci una presenza ancora più incisiva e capillare sul territorio». Le parole del tenente Anna Maria Pallozzi mettono in luce una delle conseguenze del passaggio di rango, ufficiale dallo scorso agosto, da tenenza a compagnia per la guardia di finanza a Faenza, che guida da giugno del 2013.

Comandante, cosa altro vorrà dire l’istituzione della compagnia?
«Novità del nuovo assetto è l’istituzione di un nucleo mobile all’interno del reparto che costituisce una unità operativa caratterizzata da dinamismo».

Il territorio faentino che caratteristiche ha per il lavoro della Finanza?
«Come noto siamo una forza di polizia specializzata nel settore economico-finanziario con qualifiche di polizia tributaria e giudiziaria. I più significativi fenomeni evasivi sono riconducibili in linea generale ai consolidati fenomeni dell’emissione e dell’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, le cosiddette Foi, e della presentazione di dichiarazioni fraudolente o infedeli».

Ci sono stati casi di dimensioni particolari?
«In un’indagine sono state individuate circa cinquanta aziende che hanno utilizzato fatture false emesse da una società di diritto sammarinese».

Qualche numero dell’attività in generale?
«Le ispezioni possono essere verifiche o controlli, nel primo caso c’è una attività preliminare di intelligence e analisi per aggredire i fenomeni più gravi di evasione e frode fiscale mentre i controlli sono interventi più snelli che possono svolgersi anche in una giornata. A Faenza nel corso del 2014 abbiamo concluso venti ferifiche fiscali e più di 900 controlli. In totale abbiamo raggiunto una base imponibile netta di oltre 18 milioni di euro. Il fine dell’azione è solo la tutela dell’interesse pubblico l’evasione produce effetti negativi per l’economia, ostacola la libera concorrenza, danneggia lo Stato e accresce il carico fiscale per i cittadini onesti».

Dove si è concentrata l’attività di ispezione?
«Ad esempio controlli sull’emissione degli scontrini, sull’erogazione di carburanti, sui redditi e patrimoni di famiglie beneficiarie di agevolazioni sociali, contro il gioco illegale».

Qualche operazione particolare?
«È stata un’indagine complessa quella che ha permesso di accertarele responsabilità a carico di un promotore finanziario. Con una serie di truffe e falsi ai danni dei clienti di cui aveva conquistato la fiducia è riuscito nel tempo ad appropriarsi di tre milioni di euro che poi spendeva per orologi, auto di lusso, viaggi, abbigliamento».

Evasione per le imprese è anche lavoro nero.
«Sul fronte del lavoro nero è da rilevare la diffusione di piccole ditte individuali di breve durata soprattutto nel manifatturiero: apro e chiudono prima di essere chiamate a onorare gli obblighi fiscali e tributari e poi lo stesso soggetto riapre con altra partita Iva. In questi casi non solo cerchiamo di recuperare le imposte evase ma anche inviduare casi di sfruttamento dell’immigrazione clandestina o produzione di marchi contraffatti».

I tarocchi sembrano non conoscere crisi…
«La contraffazione racchiude una pluralità di condotte illecite, dallo sfruttamento della manodopera irregolare al riciclaggio di denaro al commercio abusivo di prodotti a volte non sicuri dal punto di vista delle norme igienico-sanitarie. Abbiamo operato diversi sequestri nel tempo, non solo abbigliamento e accessori ma anche articoli per la casa o giocattoli».

Il giro dei falsi come cambia?
«Ora è difficile vedere il venditore abusivo che parte con il borsone o con i sacchi per la spiaggia. È più facile che viaggino a mani vuote per poi prendere la merce solo sul posto, in particolare ovviamente la spiaggia nel periodo estivo. Cerchiamo di individuare le rotte e i depositi del materiale».

In Finanza dal 2007, al comando di Faenza dal 2013, a breve diventerà capitano. È più facile o più difficile per una donna indossare la divisa?
«Il periodo di formazione mi ha aiutato a capire cosa significano sacrificio, dedizione, senso della disciplina e rispetto delle regole: tutti valori condivisi nella guardia di finanza e i valori, come si sa, non hanno sesso. Nei miei primi due incarichi ho potuto constatare la parità tra uomo e donna in divisa, ho sempre percepito la stima e il rispetto da chi lavorava con me, colleghi o superiori che fossero. La professionalità è correlata solo alal qualità del lavoro svolto».

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